LA MORTE DI SULEIMANI. UN ERRORE…GRAVE?

LA MORTE DI SULEIMANI. UN ERRORE…GRAVE?

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                                                 Kassem Suleimani

Pochi giorni fa avevamo scritto su questo foglio virtuale alla fine di un’analisi: dunque la guerra diretta fra Iran e Stati Uniti è iniziata? Forse sì. Su altrui territorio. Pericolosa per tutta la regione.

Ritengo che la morte di questo generale, le cui fotografie o i ritratti veramente ‘non artististici’ erano in quasi tutte le moschee, sia estremamente pericolosa e rappresenti l’inizio di un conflitto ancora più intenso, sempre sul territorio iracheno, almeno si spera.

Avevamo anche scritto che l’Iraq rappresenta una preda interessante per l’Iran e naturalmente territorio di scontro con gli Stati Uniti che non intendono lasciare mano libera agli ayatollah di Teheran.

Questa mossa di Tramp è molto azzardata anche se ovviamente aver tolto di mezzo un personaggio come il generale Suleimani,  insieme a ABU Mahdi Al-Muhandis (Vice comandante di Hash al-Shaabi, colpiti dagli americani pochi giorni fa, integrati nelle forze irachene), è un colpo non da poco perché ancora non si sa se chi potrà prendere il suo posto, avrà il suo ascendente militare e politico. Vorrei ricordare che molto spesso si era adombrata la possibilità di una candidatura di questo eroe di guerra a presidente dell’Iran alla fine dell’attuale presidenza, notizia che non è mai giunta sui giornali occidentali, che solo ora stanno scoprendo questa figura centrale non solo militare ma anche politica nella governance dei religiosi italiani.

Va dato merito all’intelligence statunitense di avere individuato e colpito l’obiettivo prescelto con cura ma forse senza un’analisi appropriata di quel che succederà dopo.

Sembra di essere tornati al vecchio sistema dell’eliminazione fisica del dell’avversario come sistema di risoluzione di problemi legati alla politica, Interna e estera. Del resto è una strategia lungamente curata da parte degli Stati Uniti. Suleimani non era solo un militare E aveva larga influenza su tutta la politica estera dell’Iran. Una figura di primo piano non compresa dal mondo occidentale ma gli Stati Uniti ne conoscevano bene la potenzialità e la pericolosità. Bastava girare per le città iraniane per scoprire che troppo spesso il suo viso era accanto a quello della Guida Suprema Alì Khamenei. Era facile capire che molto spesso offuscava anche l’immagine del presidente della Repubblica Rohani.

La presenza continua di Suleimani a Baghdad conferma che l’assalto all’ambasciata USA era stato sapientemente orchestrato come possibile avvertimento per qualcosa di maggior intervento. E soprattutto la sua presenza conferma l’alto interesse di Teheran per un territorio che in realtà è profondamente destabilizzato ancora Le sue frontiere con l’Iran sono assolutamente permeabili.

Non si può dimenticare che a Nassirya e in ospedali e luoghi pubblici accanto al quadro o la fotografia di Alì al Sistani, ayatollah sciita iracheno (ma nativo della regione del Sistan iraniana), campeggiava sempre quella di Khomeini, perché la regione del DHI Khar è quasi totalmente shiiita e dista poco più di 50 km dal confine iraniano.

Il mondo occidentale non ha compreso la valenza di questo conflitto regionale e soprattutto la posizione degli Stati Uniti in questa situazione. Gli americani hanno diffuso in rete un video in cui si vedono iracheni inneggiare di felicità alla notizia della morte di Suleimani come se si fossero liberati per sempre di una non apprezzata presenza di Teheran il loco ma occorre invece ricordare che l’Ufficio del Primo Ministro aveva stigmatizzato l’attacco americano sulle forze Hezbollah integrate irachene.

Interessante notare che un ex funzionario dell’intelligence CIA, Baer (autore di molti validi testi sulla CIA), ha classificato questo omicidio è come un errore molto grave in quanto secondo lui, “la CIA non ha una reale conoscenza di operazioni di intelligence in Iran e nessuno nell’amministrazione Trump comprende la mentalità iraniana”. Avendo vissuto per molti anni in mezzo alla società e alla politica di Teheran, sono d’accordo con la precedente affermazione, aggiungendo che anche il mondo occidentale è molto lontano dal comprendere l’Iran degli ayatollah. Diverso forse era il momento in cui Mohammed Reza Shah governava il paese perché da regnante, che aveva molti contatti con la politica internazionale ed era amico degli Stati Uniti avevo linguaggio è un comportamento più comprensibile per il mondo occidentale.

La tensione molto forte e le possibilità di una escalation del conflitto sono molto molto valide e quasi, oserei dire, sicure. Il problema vero potrebbe essere un attacco americano sul suolo iraniano. Finché si attaccano reciprocamente sul suolo iracheno, lo si potrebbe valutare ancora come conflitto ad alta intensità in territorio ristretto. Rimarrà così? E molto difficile poter capire quello che potrebbe succedere se si estendesse completamente alla Siria e dall’altra parte avanzasse Israele per tentare di rafforzare ancora di più la sua posizione in Medio Oriente e contro i palestinesi, che hanno una certa udienza presso una parte del mondo occidentale.

I giorni prossimi ci diranno come si evolveranno le vicende in Iraq e in Libia, due focolai di guerre locali che però hanno riflessi catastrofici, se non altro per le masse migratorie, sul continente europeo.

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