Una puntuale analisi sulla situazione del Ciad. I problemi dei territori sub sahariani riguardano l’Europa da vicino: quella regione è il bacino da cui parte la maggioranza dei migranti verso il Mediterraneo e le coste europee. Stabilizzare quelle zone vorrebbe dire iniziare a risolvere il problema di questa migrazione epocale.
Il Direttore Scientifico Maria Gabriella Pasqualini
L’Africa occidentale è afflitta da una serie di problematiche.
Boko Haram (BH) rappresenta una delle principali minacce per la stabilità e la sicurezza di Nigeria, Ciad, Niger e Camerun, nonché dell’intera regione. Una delle maggiori criticità riguarda il fatto che BH è caratterizzato da una struttura decentralizzata e dalla capacità di resilienza agli innumerevoli tentativi di contrasto adottati dai Paesi della regione. Il gruppo è attualmente guidato da Abubakar Shekau e ha una duplice natura. È strutturato gerarchicamente, ma comprende anche cellule in grado di agire autonomamente. Il Consiglio della Shura rappresenta il vertice dell’organizzazione, ma la maggior parte delle operazioni, quali propaganda e reclutamento, sono condotte anche autonomamente
Grazie a uno dei leader più influenti, Mamman Nur (ucciso nel settembre 2018), l’organizzazione è stata in grado di stabilire relazioni con Al-Qaeda e Al-Shabaab nel corso degli anni. Sebbene BH sia sorto in Nigeria nel 2002 e operi maggiormente in quel Paese, ha esteso la propria influenza oltre, raggiungendo gli stati confinanti. Nur voleva che BH diventasse un’organizzazione transnazionale, ma durante gli anni sono nate rivalità tra Nur e Shekau, anche per questioni etniche legate all’origine di Nur (Camerun). Shekau ha un approccio repressivo nei confronti di membri di alcuni gruppi etnici. Pertanto Nur non è riuscito a diventare leader dell’organizzazione.
Anche se diviso in due fazioni – Jama’atu Ahlis Sunna Lidda’awati wal-Jihad (JAS) e Islamic State West Africa (ISWA) – dal 2012 BH ha aumentato la sua influenza e oggi conta circa 37 mila combattenti. La mancanza di coordinamento e una certa autonomia lasciata alle cellule di BH, rendono difficile organizzare operazioni su larga scala, ma ciò non significa che non sia più un fattore chiave di instabilità nella regione.
Dal 2014, Ciad, Camerun, Niger e Nigeria hanno avviato operazioni militari comuni per costringere BH a ritirarsi da alcune aree della regione. Purtroppo il contesto estremamente instabile e la difficoltà nel raccogliere informazioni nelle aree rurali rendono difficile valutare se BH stia effettivamente ritirandosi da alcune zone.
BH risulta ancora operativo in varie zone della regione, continua a colpire “soft targets” e a usare donne e bambini come kamikaze. Dal 2015, Ciad, Camerun, Niger e Nigeria hanno schierato forze militari nel quadro di un’operazione multinazionale autorizzata dall’Unione Africana.
Nonostante diverse operazioni militari, BH ha esteso la propria influenza in Ciad, utilizzando il Lago Ciad come base operativa. Dal 2018, gli attacchi nel Paese sono aumentati e la sua sconfitta è ancora lontana. L’area è la più ricca di risorse naturali del Ciad, nonostante il cambiamento climatico stia riducendo drasticamente le riserve idriche, mentre le attività economiche sono per lo più pesca e pastorizia. Tuttavia, il crescente numero di abitanti ha causato tensioni e scontri, soprattutto con i migranti che ritengono l’area intorno al lago una buona destinazione per stabilirsi. Questo ha creato tensioni tra migranti e abitanti del posto, mentre le tensioni a lungo termine tra i locali – per il controllo sulle risorse – continuano.
L’assenza di istituzioni politiche forti e di una politica di sicurezza appropriata rendono gli sforzi per contrastare BH poco efficaci. La mancanza di equipaggiamento, addestramento, tattiche adeguate rendono le misure repressive non così efficaci come dovrebbero. Questi elementi hanno permesso a BH di creare nuove reti criminali transnazionali e raggiungere Paesi come il Ciad.
BH non rappresenta l’unica minaccia per il Ciad. Il Paese è profondamente colpito dal cambiamento climatico con gravi conseguenze sociali ed economiche. La desertificazione si sta estendendo drammaticamente nel paese – 600 metri all’anno – e si sta avvicinando a molti villaggi rurali. La popolazione locale è costretta a migrare verso sud vicino al lago Ciad, minacciando le precarie condizioni sociali ed economiche dell’area. Allo stesso tempo, il lago è diminuito del 90% negli ultimi 50 anni e, poiché rappresenta la risorsa idrica più importante del Paese e dell’intera regione, ciò è una causa di scontri per le poche risorse rimaste. I terreni per l’agricoltura si riducono, mentre gli allevatori di bestiame sono costretti a spostarsi intorno al lago per cercare terreno fertile, per cui ciò causa conflitti con gli agricoltori.
BH è stato in grado di infiltrarsi anche nella aree del lago Ciad. Povertà, cambiamento climatico, scarsità di risorse, collasso delle istituzioni statali e mancanza di servizi di base rappresentano un’opportunità per il terrorismo e gruppi armati locali per sostituirsi allo stato e detenere il controllo delle risorse. Nonostante gli sforzi di varie ONG e delle Nazioni Unite (UN) nel fornire aiuti umanitari, insicurezza e violenza rendono difficile attuare missioni di assistenza umanitaria e progetti di sviluppo sostenibile.
Inoltre, il Paese è vicino a Libia e Mali. La Libia è colpita da una guerra civile che dura da 8 anni, mentre il Mali scarsamente combatte il terrorismo, gruppi armati e bande criminali a causa dell’assenza di istituzioni forti nonché tattiche e strategie adeguate. Le reti transnazionali, che milizie libiche, tribù e attori non-statali hanno sviluppato dal 2011, hanno raggiunto il Ciad, compromettendone sicurezza e stabilità. Il sostegno della Francia al Mali – Operazione Serval – e le altre missioni in corso aiutano il governo maliano con attrezzature, addestramento e supporto logistico nella lotta al terrorismo.
Il governo del Ciad ha avviato una cooperazione con i Paesi limitrofi e la Francia, promuovendo operazioni congiunte di contro-insorgenza e anti-terrorismo come parte dell’operazione “Barkhane”, guidata dai francesi. Questa operazione ha lo scopo di combattere BH e coinvolge anche Burkina Faso, Mali, Mauritania.
Tuttavia, la situazione rimane critica. La Libia è ancora la principale fonte di destabilizzazione nella regione del Sahel e questo influisce sulla capacità del Ciad di controllare i confini nella parte settentrionale del Paese. I cambiamenti climatici stanno colpendo profondamente il Sahel e il Ciad, soprattutto nella sua area chiave per l’approvvigionamento di cibo e acqua.
Fino a quando il Ciad non avrà istituzioni politiche più forti, non sarà in grado di combattere prontamente le minacce alla sicurezza. La presenza di corruzione, cattivo governo, assenza di servizi di base per la popolazione locale, assenza di controlli al confine con Libia, Mali, Niger, sono ulteriori fattori di criticità e impattano negativamente gli sforzi internazionali per la stabilizzazione.
V, anche di Pasqualini sulle migrazioni
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