Sudan: molte incognite dopo il colpo di Stato.

Sudan: molte incognite dopo il colpo di Stato.

 

Abdel Fattah Abdelrahman Burhan

Abdel Fattah Abdelrahman Burhan

Anche il Sudan è in forte instabilità…popolazione che teme di avere ancora un governo di militari, un altro regime,…le incognite di questa situazione in un articolo interessante.

Il Direttore scientifico: Maria Gabriella Pasqualini

L’11 aprile 2019, dopo 30 anni, l’uomo forte del Sudan, Omar Hassan al-Bashir, è stato deposto da un colpo di stato. Egli salì al potere nel giugno 1989 proprio grazie a un colpo di stato, diventando uno dei presidenti più longevi dell’Africa. Dopo mesi di proteste è stato arrestato dai militari, insieme a molti suoi ministri.

La protesta è scoppiata per una serie di misure economiche che hanno portato all’aumento dell’inflazione (70%) e dei costi dei beni di prima necessità. Costi che la popolazione locale non poteva sostenere. A fronte di aspetti economici rilevanti, ve ne sono anche altri legali e politici. Su al-Bashir pesa un mandato d’arresto della Corte Penale Internazionale per crimini contro l’umanità, in riferimento alle stragi nel Darfur. Nonostante abbia da sempre adottato una politica di repressione sanguinosa verso i civili, ciò non gli ha impedito di ripresentarsi come candidato alle elezioni presidenziali del 2020.

Le proteste in Sudan, iniziate a fine 2018, hanno permesso di abbattere un regime violento, ma al tempo stesso i militari si sono interposti tra la popolazione e il governo. Sono stati i militari, da sempre sostenitori di Al-Bashir, a arrestare alcuni ministri, il presidente e a instaurare, dall’11 aprile scorso, un governo di transizione guidato prima dal generale Awad Ibn Auf (ministro della difesa con Al-Bashir dal 2015) e poi dal generale Abdel Fattah Abdelrahman Burhan. L’obiettivo di questo governo di transizione, tramite la dichiarazione dello stato di emergenza per tre mesi, sembra sia quello di governare il Paese per i prossimi due anni per poi indire elezioni nazionali. Quando Il generale Ibn Auf ha annunciato in diretta sulla televisione nazionale sudanese che il governo era stato sciolto, la costituzione sudanese sospesa e che i militari avevano preso il potere, per un periodo transitorio di due anni, la popolazione ha proseguito le proteste.

Nonostante i militari abbiano rilasciato centinaia di oppositori politici incarcerati dall’ex presidente, essi godono di una pessima reputazione nel Paese. Questa imposizione è diventata oggetto di contestazioni ancora in corso. La popolazione sa bene che i militari hanno sostenuto Al-Bashir per tre decenni e temono di vedere la loro protesta svanire in una giunta militare, che poco cambierebbe la situazione rispetto al predecessore. Per cui la protesta continua nella speranza di ottenere un governo guidato da civili.

Adesso è importante cercare di capire quale direzione prenderà il Paese. Se il governo di transizione militare rimarrà in carica solo fino alle prossime ipotizzate elezioni oppure se i militari saranno in grado di tenere il potere e instaurare una giunta militare o se invece la pressione delle proteste riuscirà a far cadere anche il neonato governo militare transitorio. Il generale Abdel Fattah Abdelrahman Burhan gode di buona reputazione in Sudan, infatti è stato lui a dialogare con i civili, per cui il dialogo tra le parti è iniziato. Ciò, però, non impedisce alla popolazione di continuare a premere per un governo civile.

La caduta di Al-Bashir pone, però, interrogativi e dubbi sul futuro non solo del Sudan stesso, ma anche del conflitto interno lacerante in Sud Sudan. Un Paese che dal 2013 èin guerra civile (400mila morti, circa 4 milioni di sfollati).Al-Bashir era un sostenitore e garante dell’accordo di pace tra il presidente sudsudanese Salva Kjir e il suo vice Riek Machar.

Questo colpo di stato può quindi avere significative negative ripercussioni sulle tensioni in Sud Sudan. In questo senso si è mossa la diplomazia vaticana. Pochi giorni fa, Papa Francesco ha, infatti, ricevuto i due oppositori in Vaticano, compiendo un gesto inaspettato: baciare i piedi dei leader politici locali, come ultimo tentativo per pacificare il Paese e mantenere vivo l’accordo. ll vescovo di Juba ha dichiarato che questo gesto ha “smosso i politici”. Nelle prossime settimane si vedrà se i negoziati in Vaticano e questo gesto inaspettato del Papa avranno effetti positivi e cosa succederà nei rapporti Sudan-Sud Sudan.

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