LIBIA, LA RESA DEI CONTI? E L’ITALIA?

LIBIA, LA RESA DEI CONTI? E L’ITALIA?

Khalifa Haftar

Khalifa Haftar

Una lucida analisi degli avvenimenti di questi giorni in Libia, dei rischi per l’Italia e di eventuali scenari futuri fatta da uno studioso di questa regione e di questi problemi.

Il Direttore scientifico: Maria Gabriella Pasqualini

 I fatti. Giovedì 4 Aprile, il ‘Feldmaresciallo’ libico, generale Khalifa Haftar ha ordinato alle sue forze militari in Cirenaica di avanzare su Tripoli, sede del governo sostenuto dalle Nazioni Unite, scatenando i timori di una resa dei conti finale con le milizie rivali. Diverse unità della Libyan National Army (LNA) si sono spostate oggi 5 aprile a 30km  a sud della capitale, spingendo il governo a dichiarare lo stato di emergenza. Alcuni media italiani hanno presentato la notizia come la resa dei conti tra Haftar e Al-Serraj. Può certamente essere vero. Tuttavia è necessario analizzare il contesto e alcuni eventi importanti che stanno avendo luogo nel Paese in questi giorni e alcuni prossimamente.

In primo luogo, l’annuncio di Haftar arriva nel giorno della visita a Tripoli del Segretario Generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, il quale ha incontrato il Primo Ministro Al-Serraj e visitato alcuni campi di detenzione libici. L’intento di Haftar potrebbe essere quello di rispondere a Guterres il quale, il 30 Marzo scorso, aveva affermato pubblicamente che un accordo politico tra i due leaders libici era vicino. Mandare un messaggio forte ai sostenitori dell’attuale Primo Ministro libico e compromettere la visita del Segretario Guterres servirebbe per riaffermare il ruolo strategico del Generale e dimostrare che è lui l’uomo forte della Libia.

In secondo luogo, influenzare la realizzazione della conferenza nazionale su cui l’inviato ONU Gassam Salamé sta lavorando da tempo e su cui il governo italiano ha puntato molto, soprattutto con il vertice di Palermo dello scorso Novembre. Questa conferenza nazionale dovrebbe svolgersi questo mese nella città sudoccidentale di Ghadames. L’obiettivo è trovare un accordo che ponga fine alle divisioni interne e prepari il Paese a elezioni nazionali per un governo di lungo termine. L’annuncio di voler occupare la capitale con l’avvicinarsi di truppe a Tripoli potrebbe essere un messaggio per marcare la debolezza politica di Al-Serraj, ridurne ulteriormente il peso politico e la capacità di negoziare in vista della conferenza (ammesso che abbia luogo).

In terzo luogo, forte della campagna militare avviata nella regione meridionale del Fezzan e di aver occupato giacimenti petroliferi chiave (con il sostegno politico e dell’intelligence francese), l’obiettivo di Haftar potrebbe essere proprio quello di occupare Tripoli e forzare Al-Serraj a dimettersi. Mentre l’influenza del generale in Cirenaica è solida e nel Fezzan si sta rafforzando, rimarrebbe la parte occidentale della Libia. Tuttavia non tutte le tribù e milizie nella Tripolitania sono favorevoli a un governo guidato da Haftar o un esercito unificato da lui guidato. Anche qualora la LNA dovesse riuscire a occupare la regione occidentale, potrebbe essere complicato mantenerne il controllo, considerando la storica rivalità tra Tripolitania e Cirenaica.

L’obiettivo di Haftar?Non è ancora chiaro quale sia il vero obiettivo di questo spostamento di truppe a circa 100Km da Tripoli, poiché poche settimane fa, il Primo Ministro libico e l’uomo forte della Cirenaica si erano incontrati a Abu Dhabi e concordato la necessità di elezioni nazionali.E’ altresì vero che in Libia le azioni militari hanno sempre accompagnato le trattative politiche (es: l’avanzata della Settima Brigata di Tarhuna a sud di Tripoli poco prima della conferenza di Palermo). Ciò che è certo è la volontà di Haftar di riaffermare la propria forza e mostrare la debolezza di Al-Serraj. Vedremo nei prossimi giorni come lo scenario evolverà.

L’Italia e la situazione attuale. Ad ogni modo, in questo contesto sempre imprevedibile e fluido, l’Italia rischia di vedere la propria strategia e politica estera in Libia fortemente indebolita. Questa avanzata verso Ovest sta già erodendo la credibilità dell’Italia. Il progetto di riunificare la Libia sotto la leadership di Al-Serraj è fallito (già da tempo), mentre Haftar è riuscito dove l’avversario ha fallito.

Se la conferenza nazionale non dovesse aver luogo come previsto, così come i lavori preparatori per le elezioni, risulterebbe il totale fallimento della conferenza di Palermo, sulla quale l’Italia ha puntato molto. L’assenza di Haftar ai lavori del vertice di Palermo era già un segnale precursore della difficoltà di unificare la Libia sotto la figura di Al-Serraj, ormai sconfitto politicamente. L’occupazione di Tripoli e/o parte della Tripolitania, sancirebbe il definitivo fallimento e caduta dell’attuale governo libico con conseguente perdita di credibilità dell’Italia nello scenario mediterraneo e europeo. Sul piano economico, le aziende italiane potrebbero trovarsi a dover ridiscutere concessioni e permessi nel settore energetico. Il governo italiano dovrebbe anche ridiscutere strategie e approcci ai flussi migratori con un partner (Haftar) non amichevole verso Roma. La Francia invece, grazie al successo dell’avanzata delle forze della Cirenaica a Sud, riacquista un peso politico importante, così come Russia e Egitto. Qualora Haftar dovesse occupare Tripoli, sicuramente Haftar favorirebbe prima gli alleati francesi sia sul piano politico sia su quello economico.

Che cosa dovrebbe fare quindi il governo italiano? Dal 2016, Al-Serraj ha cercato il supporto dei più influenti leaders politici locali e delle tribù, ma non è riuscito a compiere la missione. Sono tre anni che il Primo Ministro libico è debole politicamente e perde influenza costantemente, mentre Haftar riesce a unificare più del 70% del Paese. Anche qualora la campagna militare della LNA dovesse arrestarsi prima di arrivare a Tripoli (per ordine di Haftar), Al-Serraj rimarrebbe politicamente debole e fortemente compromesso. L’unica possibilità per riacquistare forza, sarebbe quella di sconfiggere le forze militari LNA sul terreno.

La volontà dell’Italia e delle Nazioni Unite di riunificare il Paese è difficile da attuare. L’idea di una Libia unita è un costrutto italiano del 1911, per indicare l’obiettivo, mai raggiunto, di unificare Tripolitania, Cirenaica, Sirtica, Marmarica e Fezzan. L’unico che potrebbe avere qualche possibilità di riuscire è Haftar, ma con importanti contraccolpi politici in tutta la regione e l’Italia perderebbe l’influenza che ha ottenuto in Tripolitania.

L’unica soluzione utile per l’Italia potrebbe essere la divisione del Paese in tre regioni, così da non perdere influenza in Tripolitania e mantenere in vita gli accordi economici, concessioni e permessi. E’ vero che il Fezzan verrebbe abbandonato al suo destino (con tutti i rischi sul piano strategico e della sicurezza), ma la Libia è da sempre divisa in regioni storicamente rivali e tribali.

Lo stesso termine Libia è nato nel 1903 solo per indicare il pascialato turco della Tripolitania e Cirenaica, non per indicare un Paese unito.

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