PROBLEMA “ROJAVA”: PERCHE’ CI DEVE INTERESSARE.

PROBLEMA “ROJAVA”: PERCHE’ CI DEVE INTERESSARE.

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Il problema dei Kurdi è sempre vivo e attuale a non se ne parla mai abbastanza sui nostri giornali. E’ opportune ricordarlo e analizzarlo, come questo foglio on-line ha fatto e continuerà a fare grazie anche a un nuovo collaboratore, Maurizio Reggio che ringraziamo.

Il Direttore scientifico: Maria Gabriella Pasqualini

Il più grande popolo del pianeta senza stato, circa 40 milioni di persone suddivisi tra quattro stati, Turchia, Siria, Iran, Iraq, è chiamato genericamente Kurdistan. Solamente nell’Iraq del nord, cosiddetto Kurdistan del sud, esiste un governo curdo autonomo che ha una certa indipendenza dal resto dell’Iraq.

E’ un popolo non arabo di origine Iranica; la loro stessa lingua non ha radici semitiche ma indoeuropee. Discende anticamente dal popolo dei Medi che osservava il culto religioso di Zaratustra. Islamizzato durante la conquista musulmana nel settimo secolo, è stato convertito alla religione musulmana Sunnita, tranne una minoranza Yazida che vive nel Kurdistan iracheno al confine con la Siria, purtroppo nota per il genocidio e il rapimento di migliaia di giovani donne e bambini per opera dell’ISIS e sfruttati come schiavi sessuali.

Bellissimo il libro della premio Nobel per la pace Nadia Murad, ”L’ultima ragazza”, che racconta la sua fuga dopo essere stata rapita in quanto giovane donna yazida e per mesi torturata come schiava sessuale dall’ISIS.

L’antica e pacifica religione zoroastriana ha lasciato un segno indelebile in questo popolo islamico proprio per le sue caratteristiche di tolleranza anche religiosa, rispetto per la donna, della natura e degli animali.

Questo aspetto è molto importante perché ha generato un popolo islamico “atipico”

in particolare in quell’area del nord della Siria, al confine con la Turchia, chiamata Rojava che ha proclamato durante la guerra civile siriana una autonomia federalista democratica -non indipendente- diventata famosa per l’eroica resistenza e vittoria di Kobane, città di uno dei tre cantoni, contro uno strapotente fino allora invincibile esercito dell’ISIS.

E’ proprio questa regione che rappresenta la parte più importante del popolo curdo, in quanto è qui che si sta realizzando una rivoluzione socio/politica da alcuni paragonata alla rivoluzione americana/francese del mondo occidentale, e di cui poco si parla.

E’ stato definito un Illuminismo Islamico che ha in sé il potere di far fare quel salto culturale che noi abbiamo avuto nel 1700 con il nostro Illuminismo, quando la ragione ha prevalso sulla religione ed è iniziata la laicizzazione degli stati occidentali con la separazione dei poteri -Montesquieu- e la nascita dei primi diritti civili inalienabili. Quell’Illuminismo che il mondo mussulmano ancora non ha avuto e che molti intellettuali islamici auspicano.

Ricordiamo le parole del Presidente Egiziano Al Sisi il 1° Gennaio 2015, quando rivolgendosi agli Imam nell’Università di Al Azhar chiese una rivoluzione religiosa, dicendo ”dovete avvicinarvi ad una visione illuminata”.

La Carta del Contratto Sociale del Rojava é una carta costituzionale di una modernità  senza paragoni e contempla laicità dello stato, tolleranza religiosa, convivenza pacifica di tutte le etnie -vivono pacificamente Arabi, Assiri, Turcomanni, Ebrei, Cristiani, Curdi e altre minoranze- , rispetto e uguaglianza della donna, tutela dei bambini -compreso il divieto del lavoro minorile-, abolizione della pena di morte e tortura, recupero del detenuto, adesione alle dichiarazioni internazionali sui diritti civili, libertà di informazione, divieto di matrimoni con minori, rispetto dell’ambiente -particolare attenzione a ecologia e sfruttamento delle risorse-.

La società è organizzata in un federalismo democratico definito anche ‘comunalismo’, dove tutte le etnie sono politicamente rappresentate e le cariche vengono assegnate democraticamente sempre in condivisione con un membro di altra, etnia, sesso o religione.

Questa breve sintesi per capire perché questo popolo multietnico sia da anni al centro di attacchi sia da parte dell’ISIS sia da tutte quei regimi non liberali -in primis la Turchia di Erdogan- che vedono nel Rojava un pericoloso embrione mussulmano laico democratico in grado di rivoluzionare l’intero mondo islamico.

Ricordiamo che questo popolo, con il suo esercito multietnico di difesa YPG (People’s Protection Units) -costituito per la prima volta al mondo anche da un esercito YPJ (Kurdish Female Fighters) unicamente femminile -circa 8000 donne di tutte le etnie- ha rappresentato un mutamento anche culturale perché è cambiato nell’immaginario maschile della popolazione la considerazione e il rispetto della donna e ha dato coraggio a molte altre di unirsi a loro. YPG e YPJ sono riusciti a sconfiggere quasi completamente -con il sostegno militare degli Stati Uniti-, quel che sembrava l’invincibile esercito dell’ISIS, perdendo sul terreno migliaia di giovani a difesa di tutto l’occidente.

L’esercito femminile YPJ guidato dalla Comandante in capo Nisreen Abdallah, ha liberato migliaia di donne yazide schiave sessuali dell’ISIS.

La Turchia del Presidente Erdogan -Paese NATO- non solo sta attuando una grave politica interna repressiva con totale inosservanza dei più elementari diritti civili -sanciti dalla stessa NATO- ma anche una politica estera aggressiva e ambigua -con coinvolgimento di gruppi jihadisti Siriani-.

L’obiettivo principale è distruggere il popolo del Rojava con la falsa motivazione che sia un esercito terrorista affiliato al PKK (Kurdish Worker’s Party). In realtà il Rojava condivide con quest’ultimo unicamente la visione socio/politica influenzata dal leader curdo Öcalan, da oltre 20 anni detenuto in totale isolamento su un’isola Turca.

Bisogna chiarire che nonostante la continua violentissima repressione del popolo curdo in Turchia -non ultimo l’arresto del leader politico del partito curdo Demirtas-, il Rojava non ha mai fatto atti terroristici né azioni militari offensive, men che meno in territorio turco.

Infatti, definisce il proprio esercito: Unità di Difesa del Popolo -YPG- e Unità di Protezione delle Donne -YPJ-.

Al contrario Erdogan ha, non molti mesi fa, invaso la Siria entrando militarmente ad Afrin -città del Rojava- e, armando un esercito mercenario jihadista, ha compiuto un genocidio, con omicidi e stupri, mettendo in fuga oltre 300.000 profughi.

Afrin è stata una città rifugio durante la guerra civile siriana -vi si erano ritirati 700.000 profughi di tutte le etnie- che convivevano pacificamente sotto la protezione democratica del Rojava.

Il progetto non celato di Erdogan è proseguire il genocidio verso est, in tutto il Rojava ed eliminare un popolo eroico e pacifico che rappresenta un pericolo esempio di democrazia, laicità e tolleranza, inaccettabile per un dittatore e non solo per lui.

Anche gli altri attori del conflitto siriano come Hassad, Putin e l’Iran non vedono di buon occhio questo popolo libero per le medesime ragioni.

Anche il Kurdistan iracheno ha un comportamento ambiguo perché è governato non democraticamente, con forti concentrazioni di ricchezza in poche importanti famiglie, diffusa corruzione, legami economici con la Turchia. E’ soprattutto coinvolto il partito di  governo, il PDK (Partito Democratico del Kurdistan), che vende ad Erdogan ingenti quantità di petrolio, mentre il secondo partito, l’UPK (Unione Patriottica del Kurdistan), è di radice più socialista ed è più vicino al popolo curdo del Rojava.

La situazione è peggiorata da quando l’America di Trump ha dichiarato un imminente ritiro delle sue truppe dal Rojava, uniche vere deterrenti all’invasione finale della Turchia.

Non solo tutto l’Occidente -Europa compresa- sta tradendo un fedele alleato che in prima linea e con migliaia di perdite ha combattuto l’ISIS, ma per cecità politica sta armando la mano del forse più pericoloso dittatore dell’area nonché alleato NAT0, senza alcuna pressione politica, diplomatica o economica.

Al contrario l’Unione Europea paga alla Turchia miliardi di euro per tenere i rifugiati siriani  in campi lager.

A conferma di ciò, alla recente dichiarazione di ritiro delle truppe da parte degli Stati Uniti, sono seguite le dimissioni di protesta contro questo tradimento del Segretario alla Difesa James Mattis e dell’inviato speciale della coalizione anti ISIS, Brett Mc Gurk.

Si dovrebbe comprendere che -anche solo con opportunista politica – questo popolo abitante una terra dove è nata la scrittura, dove l’Homo Sapiens è passato con la rivoluzione agricola dalla preistoria alle città-stato, primo grande slancio dell’umanità verso il futuro, mostra a tutti una grande opportunità di pacifica rivoluzione culturale, religiosa, prima che politico-economica, per tutta l’area mediorientale -compresa quella israelo-palestinese flagellata da guerre civili e genocidi.

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