L’ARTE DELLA GUERRA…TRUMP E PUTIN… E I MISSILI NUCLEARI.

L’ARTE DELLA GUERRA…TRUMP E PUTIN… E I MISSILI NUCLEARI.

Reagan e Gorbaciov quando la politica sorride...

Reagan e Gorbaciov quando la politica sorride…

Trump, Putin  e i missili nucleari…

Il Direttore scientifico: Maria Gabriella Pasqualini.

Recentemente il Presidente Donald Trump ha dichiarato il possibile ritiro dall’accordo forse più importante del dopo guerra.

In effetti, come ha segnalato Tommaso di Francesco (condirettore del Manifesto, e ben conosciuto da chi scrive) il 22 ottobre scorso, il presidente americano prepara il probabile ritiro dal Trattato, firmato nel 1987, da Ronald Reagan e Michail Gorbaciov, che pose fine alla guerra fredda con la distruzione di 2.692 missili: 846 americani e 1.846 russi, avviando il disgelo del 1989.

Ora Trump accusa la Russia di non rispettare il trattato con l’allestimento di nuovi sistemi d’arma, che per Mosca, invece, non contraddicono quel trattato.

Come scrive il geografo Manlio Dinucci, acuto analista, è molto probabile che la Casa Bianca prepari il ritorno degli euromissili.

Di seguito una sintesi di un articolo del Dinucci.

In realtà, George W. Bush, dopo l’attentato alle Torri Gemelle dell’11 settembre 2001, presentò un sistema antimissile in alcuni Paesi dell’EST, intorno al territorio russo. Contestualmente, allargò a EST la NATO, l’Alleanza atlantica che dal 2004 ha inglobato – tranne la Russia –  tutti i Paesi dell’ex patto di Varsavia  e è vicina a inglobare Ucraina e Georgia, territori ex sovietici.

In intesi, sono in discussione le sorti della pace: l’Europa rischia di tornare a essere  base di lancio di ogive nucleari, e all’Asia – e in particolare a Pechino –non sfugge che Trump punta al riarmo atomico in funzione anti-Cina, contro la sua potenza ed egemonia economica. Nel frattempo, in Europa – a fronte del silenzio dei suoi apparati – c’è la ridislocazione, da oltre un decennio sul territorio europeo, di centinaia di bombe atomiche rimodernate con investimenti bipartisan USA di decine di migliaia di dollari.

In merito – come spiega appunto Manlio Dinucci – va ricordato che nel 2014, l’allora presidente Obama accusò – senza alcuna prova – la Russia di aver sperimentato un missile da crociera proprio della categoria proibita dal Trattato, annunciando che Gli Stati Uniti stanno considerando lo spiegamento in Europa di missili terra-terra.

Il piano è stato confermato dall’amministrazione Trump: nell’anno fiscale 2018, il Congresso ha autorizzato il finanziamento di un programma di ricerca e sviluppo di un missile da crociera lanciato da terra da piattaforma mobile su strada, piano sostenuto dagli alleati europei della NATO.

Il recente Consiglio Nord Atlantico, a livello di ministri della difesa, dichiara che il Trattato è in pericolo a causa delle azioni della Russia accusata di schierare un sistematico missilistico destabilizzante, che costituisce un serio rischio per la nostra sicurezza.

Mosca nega che questo sistema missilistico violi il Trattato e accusa Washington di aver installato in Polonia e Romania rampe di lancio di missili intercettori (quelli dello “scudo), che possono essere usate per lanciare missili da crociera a testata nucleare.

Secondo notizie riferite dal Dinucci, gli Stati Uniti si preparano a schierare missili nucleari a raggio intermedio lanciati da terra non solo in Europa contro la Russia, ma anche nel Pacifico e in Asia contro la Cina.

1.Bolton a Mosca.

Il 21 ottobre John Bolton, il consigliere di Trump per i rapporti con la Russia, è sbarcato a Mosca. La visita, programmata da tempo, secondo il New York Times, ha l’intenzione dell’amministrazione USA di ritirare il proprio Paese  dal Trattato “de quo agitur”.

Sarebbe stato proprio Bolton – come afferma  The Guardian– a aver consigliato la mossa a Trump.

Il 22 ottobre, Sergey Lavrov, ministro degli esteri russi, prima di incontrare il politico americano, aveva dichiarato: Non siamo interessati alle intenzioni di Trump ma solo alle sue decisioni e finora sulle nostre scrivanie non sono giunte dichiarazioni ufficiali.

Mosca continua a interpretare la politica estera di Trump tutta piegata alle esigenze interne: le sue prese di posizione nei confronti della Russia sarebbero influenzate dalla lotta politica in America, specialmente ora negli ultimi giorni di campagna elettorale di midterm in cui i due storici partiti americani puntano su chi è più anti-russo. Una vittoria – o almeno un pareggio – dei repubblicani nelle elezioni di novembre, si auspica il Cremlino, potrebbe riportare il dialogo dei due Paesi su binari più soft.

Successivamente, nello stesso viaggio, Bolton ha incontrato Nikolay Patrushey, direttore dell’Fsb, e Lavrov, che, in conferenza stampa,  ricorda come  nel Congresso più di un deputato americano sia scettico sulla scelta di Trump e che ci si potrebbe trovare di fronte solo a un forte richiamo alla Russia, non con l’obbiettivo di uscire dal Trattato, ma piuttosto emendarlo.

In particolare, Lavrov ha in seguito sottolineato come il repubblicano Bob Corker, due giorni prima, abbia dichiarato: Forse è quando volevamo ritirarci dal Nafta e alla fine è stato accettato  di fare piccoli cambiamenti. Io lo spero…

Mosca può anche contare sulle reazioni, provenienti da tutto il mondo sulla decisione di Trump. E intanto, sempre il 22 ottobre, l’Unione Europea ha dichiarato – con Angela Merkel  – di essere molto preoccupata per la situazione che si potrebbe generare il seguito alla denunzia del Trattato e sulla stessa linea sono le reazioni di Cina e Giappone.

Le reazioni della Russia sono ovviamente di segno negativo. Alexey Pushkov, membro del Consiglio della Federazione russa, paventa scenari catastrofici: Se gli Stati Uniti abbandonano il Trattato sui missili a medio e corto raggio e non lo rinnovano, ci troveremmo in una situazione simile a quella che portò alla crisi dei missili a Cuba. Allora fummo tutti fortunati perché la guerra non ci fu ma Dio solo sa cosa potrebbe succedere la seconda volta, sostenne il politico russo (in visita a Belgrado).

In Russia prosegue il dibattito sulle dichiarazioni di Putin rilasciate a Sochi pochi giorni fa a proposito di un eventuale scontro militare nucleare con l’Occidente. In quell’occasione, il presidente russo ha affermato che la Russia non possiede un piano di attacco preventivo ma uno di rappresaglia sicuramente sì: In caso di attacco noi in quanto martiri finiremo in paradiso, invece loro moriranno perché non hanno avuto il tempo per pentirsi. In merito, il suo portavoce, Dimitry Peskov, chiarisce il significato di quelle parole: non si tratta di una minaccia ma solo di un’allegoria. Se saremo attaccati, siamo pronti a difenderci.

2. Trump cambia idea.

Lo stesso 23 ottobre, il presidente Trump dichiara che il Trattato dovrebbe essere allargato anche alla Cina e poi aggiunge una minaccia: Fino a quando questi Paesi non si ravvedranno, continueremo ad accrescere il nostro arsenale. E’ una minaccia che faccio a Cina e Russia. In realtà, il disagio con cui lo trattano Europa, Cina e Giappone, e la freddezza della Russia che lo invita a uscire allo scoperto, chiedendogli una disdetta ufficiale sul Trattato, lo hanno convinto a rivedere l’eventuale piano di annullare il Trattato.

Intanto John Bolton, nella sua giornata di visita a Mosca, prese atto del dietrofront del suo presidente. Dopo l’incontro con il ministro delle difesa, Sergey Shoygu, il consigliere del presidente USA ha tranquillizzato innanzitutto gli alleati: Non usciremo dal Trattato  senza consultarvi e perfino Mosca sarà informata con dovuto anticipo. Inoltre, Bolton dichiara: E’ interesse anche della Russia che la Cina entri nel Trattato. Credo che la Russia, condividendo una frontiera con la Cina dovrebbe essere anch’essa preoccupata.

Bolton ha aggiunto che: Gli USA sono pronti a negoziare con la Federazione russa l’estensione del Trattato Start e siamo pronti a negoziare finché c’è tempo, comprendendo la posizione russa nei suoi dettagli.

Bolton e Putin, incontratisi a tarda sera, annunciarono poi che i presidenti dei due Paesi si incontreranno l’11 novembre a Parigi per il centenario della fine della 1°Guerra Mondiale: Nonostante le differenze che esistono è comunque molto utili incontrarci ancora

Dobbiamo sperare dunque nella saggezza dei due Presidenti? Attendiamo con ansia l’incontro di Parigi.

3. Missili nucleari USA in Italia?

Continuando sul problema dei missili nucleari il geografo Dinucci ha spiegato in alcuni suoi scritti quanto potrebbe avvenire in Italia e altri Paesi europei (Germania, Belgio e Olanda) in chiave anti – Russia dal prossimo anno in base alle dichiarazioni della NNSA (National Nuclear Security Administration).

Secondo le notizie date dal Dinucci, nel Marzo 2020 entrerà in funzione la produzione in serie di 500 bombe e si tratterebbe della prima bomba nucleare a guida di precisione… dotata di capacità penetrante per esplodere sotto terra… per distruggere i bunker dei centri di comando (russo).

Di conseguenza, Italia e altri Paesi, violando il Trattato di non-proliferazione, metterebbero a disposizione degli USA basi, piloti ed aerei per lo schieramento della B61-12.

Dinucci chiarisce che già nel 2014 l’amministrazione dell’allora presidente Obama aveva accusato la Russia di avere sperimentato un missile da crociera (sigla 9M729) della categoria proibita dal Trattato.

Dal canto suo, Mosca ha sempre negato e accusato gli USA di avere installato in Polonia e Romania rampe di lancio di missili intercettori… che possono essere usati per lanciare missili da crociera a testata nucleare.

Di fatto, l’accusa fatta a Mosca non è sostenuta da alcuna prova.

Il piano è stato confermato dall’attuale presidente Donald Trump ed è sostenuto dagli alleati europei della NATO… preparando così il terreno al possibile schieramento in Europa, a ridosso del territorio russo, di missili nucleari statunitensi a raggio intermedio con base a terra.

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