SGUARDI SULLA REALTA’ ATTUALE. BREVI NOTIZIE.

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Adel Abdul Mahadi, il premier iracheno.

Adel Abdul Mahadi, il premier iracheno.

(con la collaborazione di Aldo Madia)

Russia e India

L’attività della Russia con l’India aumenta sensibilmente, come dimostra Yurii Colombo, di cui si fa una sintesi.

La vendita del sistema antiaereo S-400 porta a Mosca 5 miliardi di dollari.

Secondo il giornale “Vedomosti” che riporta fonti dello Stato Maggiore dell’esercito indiano Bipin Rawat, l’India avrebbe aggiunto anche l’acquisto di 1770 tank russi “T-14 Armata”, un’operazione da 4,5 miliardi di dollari, che doterebbe le forze di terra del Paese asiatico di un prodotto concorrente al K-2 Black Panter sud coreano.

Dal suo canto Vladimir Putin ha anche annunciato l’intenzione di facilitare l’espansione dei programmi spaziali dell’India:” Abbiamo concordato che la Russia assisterà la ricerca indiana nell’esplorazione spaziale  e Roskosmos intende partecipare alla preparazione del programma nazionale indiano per il lancio di un veicolo spaziale con equipaggio”.

L’interscambio russo-indiano ha raggiunto i 48 miliardi di euro nel 2017.

Il leader indiano ha comunque anche precisato che “i nostri rapporti con gli Stati Uniti restano ottimi, vogliamo solo allargare e migliorare le relazioni con la Russia”.

Ma, come riporta  “Kommersant” a nuova Delhi si guarda con interesse anche all’ipotesi di Mosca di “dedollarizzare” l’economia mondiale.

Modi ha promesso che se ci sarà un nuovo sistema di pagamento  l’India è pronta a farne uso.

Il progetto è ora in mano a Alexey Kostin, l’influente presidente di Btb Bank Rossia, il quale ha promesso che entro tre anni il suo Paese diventerà “dollar Free”, pur senza impedire ai cittadini russi di poter aprire anche nel futuro conti in biglietti verdi.

Gli Stati del Golfo e USA in Medio Oriente

La guerra del “C.C.G.” (Consiglio di Cooperazione del Golfo) e degli USA è in corso tra Medio Oriente, Asia e Italia.

Riyadh è il secondo acquirente dei prodotti bellici americani soprattutto adesso che i sauditi devono combattere, da oltre 3 anni, la guerra nello Yemen, dove muoiono migliaia di civili nell’assordante silenzio dei media internazionali e dell’ONU.

Non ancora soddisfatti CCG e USA attaccano la Cina che però cerca di sfuggire alla morsa USA sui rifornimenti energetici aprendo il corridoio sino-pakistano, che, se realizzato, consentirà a Pechino di sfuggire al controllo americano degli stretti di Malacca.

Per quanto riguarda l’Italia, se applicherà le sanzioni a Teheran, verrà garantito il greggio della Libia che in Cirenaica verrà spartito con i francesi.

E prima o dopo il vertice sulla Libia che si svolgerà a Palermo nel novembre prossimo, il generale Khalifa Haftar riuscirà a fare rientrare a Roma l’ambasciatore italiano a Tripoli.

Non è un caso che il ministro degli esteri italiano Moavero andrà a incontrare il suo collega  Lavrov a Mosca: la Russia, con Francia ed Egitto sostiene il generale da almeno due anni e Mosca si propone, inascoltata, alla diplomazia italiana come mediatore per controbilanciare l’influenza francese.

L’Iraq ha finalmente il premier

Dopo la riformazione delle elezioni per gli enormi brogli, dopo cinque mesi l’Iraq ha un nuovo presidente: Bartham Saleh, curdo candidato dal Puk, che, subito dopo, nomina premier Adel Abdul Mahadi, sciita, 76 anni, ministro del petrolio con Al-Abadi.

Mahdi, in esilio in Europa, si è avvicinato al marxismo e ha aderito al Partito comunista iracheno per poi aderire alla rivoluzione di Khomeini in Iran.

Ora ha 30 giorni per formare un esecutivo e l’impresa dovrebbe avere successo visto l’accordo che l’ha portato alla nomina.

E’ stato infatti indicato dal vincitore delle nuove elezioni, il religioso Moqtada al-Sadr, e la coalizione delle milizie sciite filo-iraniane.

Sebbene Al Sadr sia considerato un anti-Teheran, ha prevalso a repulsione per le sue interferenze americane: in un incontro a Beirut di Al-Sadr con il leader di Hezb’Allah, Nasraallah e il capo dei pasdaran iraniani, Suleimani, l’intesa pro – Iran è stata raggiunta.

La guerra contro l’Iran da USA, Israele e Sauditi

Per fare la guerra, non solo economica all’Iran – da 40 anni il vero bersaglio di USA, Israele e sauditi –  bisogna entrare  in un devastante conflitto in campo aperto, dopo quello che per sette anni ha disintegrato la Siria e che occidentali e monarchie arabe hanno perso insieme ai turchi.

Circa 3.500 Mujaheddin, Khalq (MEK), oppositori di Teheran, un tempo in Iraq si sono acquartierati in Albania.

In merito, Parigi e Teheran sono ai ferri corti per la presenza del MEK in Francia, usato da tempo dai servizi israeliani e americani.

Nei Balcani, grazie a finanziamenti delle monarchie del Golfo, si è formato negli anni, tra Kossovo, Albania, Bosnia e Macedonia, un esercito di jihadisti: almeno un migliaio di questi anni si sono arruolati in Siria per combattere contro Bashar al Assad, appoggiato da russi e iraniani.

Adesso i jihadisti sconfitti stanno tornando nei Balcani e potrebbero essere utilizzati in funzione anti- Iran, come peraltro è già avvenuto finora nella guerra per procura siriana.

Il recente attentato con 30 morti nella città iraniana di Ahwaz alla parada dei Pasdaran(le Guardie della Rivoluzione), è stata probabilmente un’avvisaglia di questa nuova strategia.

Ma per questa guerra all’Iran, economica e in parte terroristica o di guerriglia, ci vuole anche la partecipazione di europei che inizialmente volevano aggirare le sanzioni USA all’Iran e difendere gli accordi sul nucleare del 2015 firmati dal precedente presidente Obama e stracciato dal nuovo presidente Donald Trump. Ci sono dubbi che la Francia, nonostante alcune dichiarazioni ufficiali, , intenda oltrepassare le sanzioni USA  all’Iran, come vorrebbe fare la diplomazia di Bruxelles secondo quanto già annunciato dalla Mogherini.

L’Italia, invece di agire per conto proprio e difendere l’export delle imprese in Iran, si sta adeguando a questa agenda americana e agli ordini ricevuti da Israele.

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