IRAN E SANZIONI

L'Imam Khomeini

L’Imam Khomeini

(con la collaborazione di Aldo Madia)

Il 3 ottobre scorso, con un Ordine (non vincolante), la Corte Internazionale di giustizia agli USAha ordinato agli Stati Uniti l’annullamento delle sanzioni introdotte contro la Repubblica Islamica, tra cui quelle concernenti l’aviazione civile e l’importazione di cibo e medicinali, nel tentativo di costringere la popolazione a ribellarsi.

Una sintesi della decisione.

L’Aja non ha potere coercitivo e quindi non può costringere l’amministrazione Trump a togliere le restrizioni punitive dopo l’uscita USA dall’accordo sul nucleare siglato con Teheran nel 2015.

D’altro canto, l’Iran, presentatosi all’Aja nell’agosto scorso, presentava una denuncia che si basava sulla violazione del trattato d’amicizia tra i due Paesi firmato nel 1955 da presidente USA Eisenhower e dal premier iraniano Hossein Ala, considerato ancora valido.

Per l’Iran l’effetto è lo strangolamento dell’economia interna e l’Aja gli ha dato ragione: “La Corte ritiene che gli USA debbano, secondo gli obblighi previsti dal trattato del 1955, rimuovere tutti gli impedimenti derivanti dalle misure annunciate l’8 maggio 2018”.

Se gli USA hanno messo in dubbio la giurisdizione dell’Aja, dopo questo Ordine, Russia, Cina e Unione Europea restano in attesa  del 4 novembre prossimo quando nuove sanzioni dovrebbero entrare in vigore.

Nell’EU è solo la Francia ad accusare l’Iran di aver organizzato un attentato a Parigi contro un sit-in degli oppositori del MEK (Mojahedin-e-Khalk of Iran gruppo fondato nel 1965, che promuove il rovesciamento violento del governo iraniano e che fino al 2009 era stato considerato di matrice terroristica da UE e USA, anche se aveva avuto larga parta nel rovesciamento dello Shah Pahlavi), sventato dai servizi segreti.

Da dichiarazioni di John Bolton del 1 luglio 2017 fatte in un discorso a una grande riunione di sostenitori del MEK, si comprende come l’amministrazione Trump voglia appoggiare questo movimento, riconoscendolo come possibile accettabile opposizione al regime degli Ayatollah, per rovesciarlo.

Dichiarò Bolton in quella occasione….il comportamento e gli obiettivi di quel regime non cambiano.Quindi l’unica soluzione è cambiare il regime…ovvero abbattere gli Ayatollah.

Questo movimento potrebbe diventare per il momento almeno uno dei migliori alleati di Washington per rovesciare quel regime religioso. Non sarebbe la prima volta che gli USA decidono chi deve governare in Iran: lo fecero con Mossadeq (agente principale dell’azione a Teheran, Kermit Roosevelt) e hanno ripetuto la mossa con lo Shah, ma questa volta facendo un grave errore di valutazione. Appoggiarono Khomeini ma non si resero conto di quello che avrebbe voluto dire permettere che un religioso potesse dettare la politica dello Stato e divenire non Presidente ma Guida Suprema, con un potere morale superiore a una carica politica.

Scegliere ora un movimento come MEK per cambiare regime a Teheran può essere molto pericoloso. Occorre pensare agli effetti che questo ‘aiuto’ potrà poi avere una volta avuto il successo sperato. Si spera che gli analisti americani governativi sappiano leggere la storia del passato e ne traggano i possibili insegnamenti.

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Allora e ancora....

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