LA RUSSIA e gli USA. Dollaro e Euro…e talebani

LA RUSSIA e gli USA. Dollaro e Euro…e talebani

Un Macdonalds a Mosca (Fonte: the Moscow Times).

Un Macdonalds a Mosca nel giorno dell’inaugurazione… (Fonte: The Moscow Times).

Mondo bipolare di nuovo… anche nelle monete. 

Il Direttore scientifico: Maria Gabriella Pasqualini

(con la collaborazione di Aldo Madia)

La Russia abbandona il dollaro per gli scambi commerciali internazionali: dal primo gennaio 2018, su istruzione diretta di Vladimir Putin, la Russia ha abbandonato l’uso del dollaro come mezzo di scambio nei propri porti e la banca centrale russa, questa primavera, ha venduto gran parte delle obbligazioni americane che ancora conservava nel suo paniere.

La scelta dovrebbe cadere su un maggiore utilizzo della divisa europea e di questo avrebbe parlato anche Putin con la Merkel nel loro recente incontro in Germania. Lo staff del Cremlino ha specificato nel pomeriggio del 23 agosto di “pensare a un sistema di pagamento” e persino a sistemi di pagamento elettronici alternativi a Master Card e Visa.

Ryabrov ha fatto appello perché anche altri Paesi seguano la Russia: Naturalmente, in queste condizioni anche altri Stati dovrebbero trovare il modio di proteggersi dall’influenza degli Stati Uniti  coordinarsi fra loroma l’interscambio economico russo-americano è ridotto ormai a 23 miliardi di dollari annui (contro gli oltre 250 miliardi dell’Unione Europea e ai quasi 100 della Cina).

I media americani si sono concentrati su altri passaggi dell’intervista del vice-ministro russo, quella in cui si conferma che la Russia “continuerà comunque a vendere i motori per l’aviazione e per i missili USA”, ha messo in risalto il Financial Times. Di fatto, il rublo resta sotto forte pressione sui mercati valutari.

Il rappresentante del governo russo ritiene che comunque vadano imposte: Gli americani sono abituati a parlare con la Russia nel linguaggio dell’ultimatum e delle imposizioni…

Tra le misure allo studio, quella più propagandistica potrebbe essere la chiusura delle catene di McDonald e Burger King, di cui si parla da qualche tempo, ma anche dell’interruzione dell’acquisto di tutti i dispositivi elettronici e componentistici a duplice uso dagli Stati Uniti che verranno sostituiti da quelli di produzione cinese.

Come Mosca, Teheran ha deciso di attribuire una patente di legittimità politica ai Talebani in cambio del sostegno contro la provincia del Khorasan, troppo vicina geograficamente alle ex repubbliche sovietiche e al Caucaso.

I legami con la Russia e con l’Iran non piacciono a tutte le componenti dei talebani. La Russia è l’erede di quell’URSS che aveva occupato il Paese, provocando la resistenza dei mujahedin. L’Iran  nel 2001 ha appoggiato l’Alleanza del Nord per rovesciarne l’Emirato Islamico.

Poi il panorama  è cambiato. Oggi i rapporti sono buoni, almeno con alcune Shure che dichiarano che il Mullah Akhtar Mansour,  il successore di mullah Omar alla guida dei turbanti neri (sostituito a sua volta dal mawlawi – titolo religioso onorifico- Haibatullah Akhundzada), è stato polverizzato nel maggio 2016 da un drone statunitense nel Beluchistan pakistano proprio mentre tornava da un viaggio in Iran.

Per i talebani quella iraniana è già una sponda importante: con la decisione di Trump sul trattato nucleare iraniano diventerà ancora più significativa, anche per gli effetti sul quadro domestico iraniano: verrà ridimensionato il peso del ministro degli esteri  Javad Zarif a beneficio dei “puri e duri” delle Guardie della Rivoluzione, che vedono la diplomazia attraverso un mirino. Se uno degli obiettivi di Trump era ridimensionare l’influenza regionale iraniana, il colpo basso ne rafforza il ruolo, sul fronte afghano come altrove e mette seriamente nei guai il governo di Kabul, già debole e diviso tra il presidente Ashraf Ghani e il quasi primo ministro Abdullah Abdullah, costretti alla coabitazione in un governo di unità nazionale che ha istituzionalizzato la loro rivalità. Trump li mette in una situazione difficile: devono obbedire a Washington, senza il cui sostegno il loro governo non esisterebbe, ma non possono rinunciare ai legami con Teheran, importantissimo partner commerciale. Inoltre, paradossalmente Kabul potrebbe essere spinta nelle braccia di Islamabad, lo stesso attore che Trump accusa di sostenere i Talebani.

Una parte di questi festeggia la scelta del presidente USA. Ne otterranno benefici. I più oltranzisti potranno convincere i moderati che del processo di pace non c’è bisogno: degli americani non ci si può fidare.

©www.osservatorioanalitico.com– Riproduzione riservata

Comments are closed.