USA, Trump e i suoi…problemi.

USA, Trump e i suoi…problemi.

POTUS, Mr. Donald Trump.

POTUS, Mr. Donald Trump.

(con la collaborazione di Aldo Madia)

Il presidente Donald Trump attraversa un periodo difficile per numerosi problemi che lo vedono protagonista: frodi fiscali, donne, incontri con i russi…

E’ stato condannato per frode bancaria e fiscale Paul Manafort, suo ex direttore della campagna elettorale.

Ancora più compromettente è l’ammissione di colpevolezza del suo ex avvocato personale, Michael Cohen, che ha detto ai magistrati di aver violato la legge su indicazione dell’allora candidato presidente  Trump, pagando con fondi elettorali il silenzio di una coniglietta di Playboy e di una pornostar per nascondere,  a pochi giorni dal voto, le relazioni extraconiugali avute con loro quando era già marito di Melania.

Il presidente ha deciso di rivolgersi al suo megafono preferito, la trasmissione televisiva ultraconservatrice “Fox and Friend”, in onda su Fox News. Con gli amici di Fox, Trump ha affermato che i pagamenti effettuati  dal suo ex avvocato personale alle due donne “non sono arrivati dalla campagna, sono arrivati da me”.

Da considerare il fatto che fino a pochi giorni fa le ammissioni di Trump sulla vicenda arrivavano a malapena di ammettere di conoscere le due donne. Inoltre, ha sempre negato di sapere del pagamento che Cohen avrebbe fatto di tasca propria e a sua insaputa. Ora la tasca invece è quella di Trump che consapevolmente ha attinto ai propri fondi.

Chi gongola è proprio l’ex amante e porno star Stormy Daniels,  e il suo agguerritissimo avvocato, l’italo americano Michael Avenatti, che ha reagito scrivendo: “Stiamo arrivando. Metteremo fine a questo schifo di presidenza in un modo o nell’altro” seguito dal suo Hashtag  riconoscitivo “basta.

Se tutto questo non fosse sufficiente a rovinare i sogni di Trump, l’avvocato di Cohen, Lanny Devis, ha affermato che il suo assistito era presente davanti a una discussione fra il tycoon e Donald Trump Jr., in relazione all’incontro alla Trump Tower nel 2016 tra i funzionari della campagna e un avvocato russo. “In questo frangente, posso solo dire che era presente durante una discussione con Jr. e papà” ha detto Davis alla Cnn.

Anche in questo caso, finora la versione ufficiale è sempre stata quella dell’ignoranza di Trump riguardo questo incontro finalizzato a raccogliere, dall’avvocata russa, informazioni compromettenti sulla sfidante del 2016 Hillary Clinton.

Cohen in precedenza aveva detto alle commissioni del Congresso di non sapere della riunione in anticipo. Ora Davis durante il Rachel Maddow Show, trasmissione televisiva di Msnbc, ha sostenuto che Cohen sarebbe disposto a parlare con Mueller dell’incontro scritto come “l’ovvia possibilità di una cospirazione per colludere e corrompere il sistema democratico americano” e di cui Trump era a conoscenza sin dall’inizio…seguiamo dunque gli eventi!

CINA E USA sono  in guerra commerciale

Dopo i primi 34 miliardi di dazi reciproci scattati lo scorso luglio, la notte del 23 agosto sono stati imposti dagli USA alla Cina nuovi dazi al 25% sull’import madein Cina, entrati in vigore. Si tratta di una nuova tranche dei 50 miliardi di sanzioni volute dal presidente Trump.

Simultaneamente è divenuta operativa una mossa speculare della Cina che ha imposto dazi su ben 300 prodotti americani, sempre nelle misura del 25% americano sull’import di beni madein Cina che raggiungono la somma di 200 miliardi insieme a  altri eventi protezionistici fino a 500 miliardi (il valore complessivo dell’export cinese verso gli USA.)

Pechino si riserva di agire a difesa dei suoi diritti non solo, se necessario, con azioni dirette, ma anche rivolgendosi a Wto.

Preparativi della guerra in Iran

Il consigliere per la sicurezza nazionale John Bolton è da sempre il pugno duro con gli avversari e, se non basta, l’idea di passare alla guerra. E Israele, che è il perno della strategia dell’amministrazione Trump nella regione, lo ha ribadito nei passati due giorni (20 – 21 corrente mese) a Gerusalemme.

Venti anni fa Bolton puntava il dito contro l’Iraq e oggi si sa come il disastro provocato sia andato a fini e è  ancora in itinere. Oggi il nemico numero uno è l’Iran. Bolton ribadisce che gli Usa hanno come alta priorità impedire all’Iran di ottenere armi atomiche. Un paradosso: gli USA puntano a far crollare  l’accordo internazionale del 2015 sul programma nucleare iraniano che punta a prevenire qualsiasi tentazione di Teheran di dotarsi di ordigni atomici.

Barack Obama aveva di fatto dato luce verde all’accordo del 2015 incurante della contrarietà di Israele.

Netanyahu ha recentemente ringraziato Trump per le sanzioni all’Iran ed ha aggiunto che la visita di Bolton è stata di grande importanza perché permetterà a Israele e USA di coordinare ancora di più le loro posizioni.

Bolton è atteso a Ginevra dalla sua controparte russa, con cui discuterà l’uscita totale, come chiede Israele, dalla Siria dei consiglieri militari e dei combattenti iraniani. Insomma la futura guerra all’Iran passa per Damasco.

La presenza di CIA e militari americani in Siria cesserà solo se Teheran richiamerà tutte le sue forze. Per questo Damasco, nei colloqui in corso con i rappresentanti politici curdi, insiste: l’autogoverno e l’economia del Rojava (la Federazione Democratica della Siria del Nord, conosciuta anche come Kurdistann siriano), dipendono dall’uscita degli USA dal Nord della Siria controllato dalle formazioni curde e della cessazione di ogni forma di cooperazione curda con l’amministrazione Trump.

Da parte sua Teheran guarda al vertice di settembre con Russia e Turchia per capire se potrà arrivare alla formazione di un fronte comune contro la strategia di USA e Israele, superando la linea altalenante di Ankara, che da un lato prende le distanze dagli americani, e dall’altro si guarda dal recidere il legame con Washington

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