L’AFGHANISTAN E LA “PACE” USA

L’AFGHANISTAN E LA “PACE” USA

Mercato Kabul (photo© firuzeh)

Mercato Kabul (photo© firuzeh)

Certamente la situazione in Afghanistan non è migliorata, dopo l’intervento delle potenze occidentali. E’ decisamente peggiorata in un Paese che è sempre stato un buffer state dall’Ottocento in poi, almeno. Triste sorte quella degli Afghani…e non se ne vede la fine.

Il Direttore scientifico: Maria Gabriella Pasqualini                     

1.La voce presente oltre ogni minaccia.

Malalai Joya, 40enne, è nata a Farah, a 4 anni lascia il Paese e fino ai 20 anni vive in campi profughi prima in Iran e poi in Pakistan. Nel 1988 torna in Afghanistan per lottare a fianco delle donne contro i talebani al potere.

Giovanissima, entra a far parte della Loya Jirgache doveva ratificare la Costituzione e nel 2005 è eletta alla Wolesi Jirgacome rappresentante della provincia di Farah. Fin dall’inaugurazione del Parlamento denuncia i signori della guerra che siedono accanto a lei e che nel 2007 ne votano la sospensione per averli criticati in TV.

Parlando della sua vita alla giornalista italiana Giuliana Sgrena, racconta che la vita della popolazione del suo Paese è in pericolo a causa delle bombe, l’uso dei droni, attacchi suicidi, pubbliche esecuzioni, rapimenti, stupri collettivi, traffico di droga e tossicodipendenza.  Inoltre, la corruzione è spaventosa e le violazioni dei diritti umani minacciano la vita quotidiana.

Ma che ne è della pubblicizzata della lotta al terrorismo, portata avanti per 17 anni dalla coalizione occidentale (USA e NATO) e costata oltre 100 miliardi di dollari ?

L’Afghanistan è in testa alle classifiche per i disastri di guerra, produzione di droga, corruzione, analfabetismo e traumi causati dal conflitto. L’occupazione ha solo peggiorato i problemi del Paese e se prima la gente si spostava a Kabul perché era più sicura per la presenza di ingenti forze militari,  ora ci sono continui attacchi suicidi anche nelle cosiddette aree sicure.

2.L’ attuale situazione degli afghani

Secondo un recente rapporto dell’Urp milioni di afghani sono senza lavoro e oltre tredici milioni di persone rischiano di morire di fame.

La violenza contro le donne  aumenta: matrimoni forzati, spose bambine, stupri, avvelenamenti di studentesse, acido buttato in faccia alle ragazze, tagli di nasi o orecchie, frustate, lapidazioni, perpetrati ogni giorno da talebani, DAESH e signori della guerra. Questi atti barbari non sono perseguiti perché i fondamentalisti al potere credono che le donne debbano essere “usate” solo per soddisfare la loro libidine sessuale e fare bambini.

Solo ora gli USA ammettono che i talebani non si possono sconfiggere con le armi e cercano di coinvolgerli nel “processo di pace” senza precondizioni.

In merito, la proposta del governo afghano prevede la trasformazione del movimento in partito e l’impunità garantita da un’amnistia. E in questo quadro è ritornato anche il noto Hekmatyar.

Recentemente, il criminale afghano più ricercato, Gulbuddin Hekmatyar, che era sulla lista nera delle Nazioni Unite, è tornato a Kabul, accolto come un re da USA, NATO e ONU, oltre che dal governo fantoccio di Ashfar Ghani. E il ritorno di Hekmatyar è avvenuto, nonostante durante la guerra civile abbia commesso molti crimini. Tra l’altro, nel 2011 il suo partito,Hezbi  Islami, ha rivendicato l’uccisione di Hamida Barmaki, una nota docente di diritto impegnata nella difesa dei diritti umani, insieme al marito e ai suoi quattro figli con un attacco suicida.

La sola richiesta del popolo afghano è giustizia, perché non esiste la pace senza giustizia.

In Afghanistan ora oltre ai talebani c’è DAESH.

La cosiddetta “guerra al terrorismo”, sbandierata dagli USA, è vissuta dalla popolazione come la più grande menzogna del secolo.

Secondo la giornalista Giuliana Sgrena, in Afghanistan, vi sarebbero molti testimoni del fatto che USA e NATO, direttamente o indirettamente, continuano a sostenere i terroristi. Insomma, il terrorismo sarebbe ancora un’arma strategica nelle mani della Casa Bianca per destabilizzare l’Asia e bloccare lo sviluppo economico e militare di Russia, Cina e altri Paesi asiatici, la cui crescita minaccia l’impero americano.

Lo spostamento di DAESH da Siria e Iraq nel Nord dell’Afghanistan sarebbe stato favorito  dagli USA perché i terroristi possono essere usati per contaminare anche le repubbliche centroasiatiche, atteso che con DAESH ora vi sarebbero ex comandanti talebani.

Nei fatti accade che gli afghani, dopo aver subito la colonizzazione dell’impero britannico e l’occupazione sovietica, avevano creduto nell’aiuto occidentale, dopo che gli USA avevano subito l’attacco dell’11 settembre, ma si sono sbagliati.

  1. Il governo afghano è nelle mani degli USA?

Il risultato delle recenti elezioni sarebbe il più fraudolento di sempre a causa delle frodi sui reali voti.

Non a caso, dopo il voto, si è presentato in Afghanistan il vice presidente americano, John Kerry, che ha insediato un governo fantoccio e all’arrivo del nuovo presidente USA, Donald Trump, la sorpresa per l’Afghanistan è stata terribile: gli USA hanno sganciato sul Paese “la madre di tutte le bombe”, provocando non solo vittime innocenti ma anche distruzioni nell’agricoltura e nell’ambiente. Gli effetti, subito nascosti, sono: 200 mila morti a Kabul a causa dell’inquinamento. E questo è perché volevano colpire DAESH? Non ci crede nessuno.

In questi anni, sono state centinaia le bombe sganciate, utilizzando anche il fosforo bianco, mentre la popolazione non crede più alle false scuse presentate dai vari Paesi coinvolti: USA, NATO, Germania, Italia.

Come se non bastasse, è diventato operativo l’accordo firmato nel 2016 da UE e governo afghano per il rimpatrio forzato degli afghani che non hanno ottenuto asilo. Il governo afghano è stato costretto ad accettare il rimpatrio per continuare ad avere aiuti dall’EU.

Si tratta, insomma, di una vera a propria deportazione che non riguarda solo l’Afghanistan ma anche Siria, palestinesi, Yemen, Iraq e altri ancora.

La realtà è che i profughi scappano dalla guerra e dalla fame. Quelli che hanno un po’ di soldi li danno ai trafficanti per arrivare in Occidente attraverso strade pericolose. Ma quando tornano in Afghanistan hanno solo due possibilità:

  • la prima è diventare tossicodipendenti, raggiungendo gli oltre 3 milioni di tossicodipendenti, per la maggior parte a Kabul;
  • la seconda possibilità è di arruolarsi nelle milizie dei talebani o di DAESH, che pagano 600 dollari al mese e molti afghani sono costretti a farlo per non vedere i figli morire di fame.

Oggi la popolazione dice che ai tempi dei talebani avevano come nemico, solo i talebani ma ora ne hanno quattro: talebani, forze occupanti, signori della guerra e DAESH.

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A Herat (photo©firuzeh)

A Herat (photo©firuzeh)

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