PROSEGUE L’ATTACCO ALLA RUSSIA?

PROSEGUE L’ATTACCO ALLA RUSSIA?

Douma pochi giorni fa (Al Jazeera)

Douma pochi giorni fa (Al Jazeera)

I venti di guerra nel Mediterraneo sono sempre più violenti. Missili. Allerta per l’aviazione civile. Ma quale è la verità nell’attacco di agenti chimici a Duma?

Il Direttore scientifico: Maria Gabriella Pasqualini                                                                                                                                                 

Racconti mass-mediatici che sparano con certezza, tutt’altro che  verificati da fonti indipendenti, di un bombardamento al “gas nervino” o al “cloro”, con cento vittime e gli occhi dei bambini – vivi sbattuti in prima pagina.

In realtà si teme che ancora una volta la verità torni a essere la prima vittima della guerra. Soprattutto di quella siriana, una guerra per procura, che ha visto insieme a 400 mila vittime e un Paese ridotto in rovine, i mille coinvolgimenti dell’Occidente, delle potenze regionali a cominciare dalla Turchia, baluardo Sud della NATO, il ruolo dei jihadisti dell’ISIS, di Al-Qaeda e galassie collegate, che se fanno attentati in Europa e negli States sono “terroristi”, mentre in Siria sono “opposizione moderata”.

Tra i dubbi che emergono c’è un fatto concreto, un “dejà vu”: il raid dei jet israeliani inviati dall’ ”umanitario” Netanyahu a colpire una base aerea siriana, con altre vittime, civili e no. L’evento getta piena luce su una tragedia alimentata all’origine per destabilizzare la Siria, così come con “successo” era accaduto il Libia. E che vede le vite dei civili, donne, anziani, bambini alla mercé dei fronti opposti

La guerra di fatto vinta da Assad e dal fronte che lo sostiene, Russia e Iran e al quale dopo il vertice di Ankara si è aggiunta l’atlantica Turchia, con deve e non può finire con il risultato destabilizzante della sconfitta dell’asse sunnita a guida Arabia Saudita. L’asse avviato dalla coalizione degli “Amici della Siria” nel 2012-2013, suggellato pochi mesi fa dal presidente americano Donald Trump con la fornitura di 100 miliardi di dollari in armamento al regime dei Saud, principali sostenitori del jihadismo, che ora vanno in viaggio d’affari dall’Egitto di al-Sisi alla Gran Bretagna (dove la narrazione del “gas sarin” in Siria fa eco al fallito caso Skripal viene ribadita da Karen Pierce, ambasciatrice di Londra all’ONU).

Così, proprio mentre il governo di Damasco ha, di fatto, riconquistato più di due terzi del Paese, scatta subito l’operazione “gas Sarin”. Allora, subito arrivano i “caschi bianchi” – esaltati in Occidente quando patrocinati dall’Arabia Saudita e presenti solo nelle zone controllate da Al Qaeda (E chi ha mai visto “caschi bianchi” soccorrere i civili delle stragi a Damasco provocati dai colpi partiti dalle zone controllate da Al Qaeda?).

Si tratta di un’”operazione” attesa dopo i precedenti del 2013 e del 2017. E che per essere veridica deve però dimostrare una tesi: che Assad giochi al suicidio politico mentre vince e in presenza del controllo militare russo,  sotto osservazione ONU e del mondo intero.

Assad, però, è tutto meno che un suicida politico.

Ora Damasco e la Russia respingono ogni accusa. E allora chi potrebbe essere responsabile del presunto attacco al “gas nervino?”

Per rispondere occorre sottolineare tre elementi, i due cosiddetti attacchi precedenti; l’attuale crisi di legittimità di Trump, lo scatenatore di dazi sempre sotto tiro per il Russiagate; il ruolo di Israele che gioca con prepotenza e altrettanta impunità con le vite dei civili palestinesi a Gaza.

Quali sono i precedenti.

Il 21 agosto 2013 sempre a Ghouta, secondo uno dei più importanti giornalisti del mondo, Seymour Hersh, Premio Pulister per il reportage sul massacro di My Lai in Vietnam, quando nel marzo 1968 le forze americane massacrarono a freddo 109 civili e responsabile delle rivelazioni sulla barbarie in Iraq del carcere americano di Abu Ghraib. L’attacco, da fonti dirette raccolte da Hersh sia in Siria sia tra le alte sfere dell’intelligence USA, non fu opera di Assad ma dei ribelli jihadisti con il sostegno di Erdogan. Per un’operazione mirata a far entrare in guerra subito gli Stati Uniti che con Obama avevano intimato che l’uso di armi chimiche avrebbe oltrepassato”la linea rossa”. L’intervento fu evitato l’ultimo momento per la mediazione della Russia, di Papa Bergoglio, che, invitò il mondo alla preghiera contro l’allargamento del conflitto, e dell’ONU, che a fine 2014, dopo una missione di bonifica delle armi chimiche, decretò, con l’accordo di tutti, che in Siria non c’erano più.

Il secondo precedente, del 4 aprile 2017, solo un anno fa a Khan Sheikhoun, con 72 vittime civili per effetto di una bomba sganciata dall’aviazione siriana che, per i Paesi Occidentali era “al gas Sarin” e al quale seguì però, con elogio bipartisan di repubblicani e democratici  USA, e di mezzo mondo, il lancio di 59 missili Tomahawak su una base aerea siriana usata anche dai russi. La nuova indagine di Seymour Hersh (apparsa sul Welt am Sonntag) ha dimostrato, ascoltando fonti dell’establishmentdell’intelligence USA, che la bomba non poteva essere caricata a gas nervino perché esisteva un accordo di deconflictionfra servizi segreti americani e russi, proprio per evitare scontri diretti non voluti, secondo il quale i russi avevano fornito in precedenza  i dettagli del bombardamento. “Non era un attacco con armi chimiche – rivelò a Hersh un esperto consigliere dell’intelligence statunitense- E’ una favoletta. Se fosse davvero così, tutte le persone coinvolte nel trasferire, carica e armare l’arma…indosserebbero indumenti protettivi Hazmat, in caso di perdite. Ci sarebbero ben poche possibilità di sopravvivenza senza questo vestiario”. Qual’era la verità: che la micidiale bomba aveva colpito un deposito di armi e prodotti chimici, molti dei quali arrivati ai jihadisti proprio grazie alle forniture  alla c.d. “opposizione siriana”, il cui sostegno USA è stato un fallimento per dichiarata ammissione della CIA e, accusa Hersh, forniture arrivate per esplicita volontà dell’allora segretario di Stato Hillary Clinton.

Ora, il populista Trump si prepara a bombardare, visto che ottiene più consenso se da isolazionista sposa il militarismo della “guerra umanitaria”. Con effetti questa volta a dir poco controproducenti: la terza guerra non più “a pezzetti“…

Ultima considerazione: che vuole Israele? Non sanzionata per le stragi di civili a Gaza, punta alla provocazione con un nuovo raid in Siria. Il primo obiettivo è aprire il fronte Iran; poi partecipare alla spartizione del Paese del quale occupa il Golan dal 1967, in violazione delle numerose Risoluzioni del C.d.S. e dell’Assemblea Generale ONU; e ora soccorrere Trump diventando la sua aviazione, anche per ripagarlo della sua poco opportuna decisione di spostare a maggio l’ambasciata USA a Gerusalemme.

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V, anche su OA il recente articolo sui venti di guerra in Medio Oriente…del 14 marzo u.s.

www.osservatorioanalitico.com/?p=8484

Vietnam My Lai, monumento alla 'madre' (photo ©firuzeh)

Vietnam, My Lai, monumento alla ‘madre’ nel giardino Museo open air del villaggio distrutto.(photo ©firuzeh, 2011)

 

 

 

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