QUEL CHE RESTA DELLA LIBIA

QUEL CHE RESTA DELLA LIBIA

Sarkozy e Gheddafi

Sarkozy e Gheddafi

Libia e Sarkozy….iniziamo a comprendere qualcosa….

Il Direttore scientifico: Maria Gabriella Pasqualini

  1. L’inizio del caos

Sette anni fa, il 19 marzo 2011, inizia la guerra contro la Libia, diretta prima dagli Stati Uniti tramite il Comando Africa, quindi tramite NATO sotto il comando americano.

In sette mesi, vengono effettuate circa 10.000 missioni di attacco aereo con decine di migliaia di bombe e missili.

A questa guerra partecipa anche l’Italia con cacciabombardieri e basi aeree, abbandonando il Trattato di amicizia e cooperazione tra i due Paesi.

Già prima dell’attacco areo-navale, erano stati finanziati e armati in Libia settori tribali e gruppi islamici ostili al governo e infiltrate forze speciali, in particolare qatariane. Viene così demolito quello Stato che, sulla sponda Sud del Mediterraneo, registrava “alti livelli di crescita economica e alti indicatori di sviluppo umano” (come documentava nel 2010 la stessa Banca Mondiale). Vi trovavano lavoro circa due milioni di immigrati, per lo più africani.

Allo stesso tempo, la Libia rendeva possibili con i suoi Fondi Sovrani la nascita di organismi economici indipendenti dall’Unione Africana: il Fondo monetario africano, la Banca Centrale africana e la Banca Africana di investimento.

USA, Qatar e Francia – come provano le mail della Segretaria di Stato Hillary Clinton – si accordano per bloccare innanzitutto il piano di Gheddafi di creare una moneta africana, in alternativa al dollaro e al Franco Cfa imposto dalla Francia a 14 ex colonie africane.

2.La demolizione dello Stato e l’uccisione di Gheddafi

Il 17 ottobre 2012, – esattamente il giorno dopo l’arrivo a Tripoli di Hillary Clinton “Forse casuale?” -a Sirte, il convoglio di Gheddafi è bombardato e assalito dai miliziani di Misurata, che fanno scempio del corpo di Gheddafi, gli sparano un colpo di pistola alla testa e lo abbandonano, con il figlio, in una macelleria.

Annientato la Stato e torturato Gheddafi, il bottino da spartire in Libia è enorme: le riserve petrolifere (le maggiori dell’Africa), gas naturale, immensa falda nubiana di acqua fossile, oro bianco in prospettiva più prezioso dell’oro nero; lo stesso territorio libico di primaria importanza geostrategica; i Fondi Sovrani, circa 150 miliardi di dollari investiti all’estero dallo Stato libico, “congelati” già nel 2011 sul mandato del Consiglio di Sicurezza dell’ONU.

Dei 16 miliardi in euro di fondi libici, bloccati nell’Euroclear Bank in Belgio, ne sono già spariti 10 senza alcuna autorizzazione di prelievo.

La stessa grande rapina avviene nelle altre Banche europee e statunitensi.

In Libia, gli introiti dell’export energetico, scesi da 47 miliardi di dollari nel 2010 e a 14 nel 2017, vengono attualmente spartiti tra gruppi di potere e multinazionali; il dinaro, che prima valeva 3 dollari, oggi viene scambiato a un tasso di 9 dinari per dollaro, mentre i beni di consumo devono essere importati pagandoli in dollari, con una conseguente inflazione annua del 30%.

Il livello di vita della maggioranza della popolazione è crollato, per mancanza di denaro e servizi essenziali. Non esiste più sicurezza né un reale sistema giudiziario.

La condizione peggiore è quella dei immigrati africani: con la falsa accusa (alimentata dai media occidentali) di “essere mercenari di Gheddafi”, sono stati imprigionati dalle milizie islamiche perfino in gabbie di Zoo, torturati e assassinati.

La Libia è divenuta la principale via di transito – in mano a trafficanti di esseri umani – di un caotico flusso migratorio verso l’Europa che, nella traversata del Mediterraneo, provoca ogni anno più vittime dei bombardamenti NATO nel 2011.
Perseguitati sono anche i libici accusati di avere sostenuto Gheddafi.

Nella città di Tawergha, le milizie islamiche di Misurata sostenute dalla NATO (quelle che hanno torturato e ucciso Gheddafi) hanno compiuto una vera e propria pulizia etnica, sterminando, torturando e violentando.

I superstiti, terrorizzati, hanno dovuto abbandonare la città. Oggi circa 40.000 vivono in condizioni disumane non potendo tornare a Tawergha.

3.La Francia e Gheddafi.

Con notevole ritardo, solo il 19 marzo scorso, l’ex presidente francese, Nicolas Sarkozy, è in stato di fermo nei locali dell’Ufficio anti-corruzione della Polizia giudiziaria di Nanterre. E’ sospettato di aver ricevuto finanziamenti illegali da Gheddafi per la vittoriosa campagna elettorale del 2007, che gli permise di salire all’Eliseo sconfiggendo al secondo turno Ségoléne Royal.

La procedura Sarkozy è in “garde à vue”, cioè trattenuto e interrogato nei locali della Polizia fino a 48 ore, al termine delle quali può essere presentato davanti a un giudice che può proscioglierlo, dichiararlo “testimone assistito” (una specie di statuto a metà) o “indagato”. L’ex presidente non è nuovo a guai giudiziari: in questo momento è già rinviato a giudizio per finanziamento illegale della campagna elettorale 2007 nell’ambito del caso “ Bygmalion” e indagato per corruzione e abuso di ufficio nel caso “ Paul Bismuth”.

Ma la “garde à vue” per sospetti finanziamenti ottenuti da Gheddafi è l’affare più grave da un punto di vista politico. Lo stesso Sarkozy fu poi in prima linea nel 2011 nell’intervento militare della NATO contro Gheddafi che si concluse con la deposizione e l’uccisione del leader libico.

4.L’inchiesta

Nel maggio2012 il sito Mediapart pubblica un documento libico sul finanziamento della campagna presidenziale di Sarkozy da parte di Gheddafi, dando via al caso e alle indagini. Nel novembre 2016, Ziad Takieddine, uomo di affari francesi, libanese e intermediario nei contratti internazionali di armi, dichiara di aver portato in Francia 5 milioni di euro in contanti provenienti da Tripoli e di averli consegnati, all’inizio del 2017, all’allora direttore della campagna Sarkozy, Claude Giuant, divenuto poi segretario generale dell’Eliseo.

Poi, c’è la morte in circostanze mai chiarite di Choukri Ghanem, ex ministro libico del petrolio, ritrovato cadavere nel Danubio a Vienna il 29 aprile 2012, tra il primo e il secondo turno della presidenziale francese.

In un quaderno che apparteneva a Ghanem sono stati trovati appunti sui milioni di euro che la Libia avrebbe versato a Sarkozy all’inizio del 2007.

Inoltre, il giornale francese “Le Monde” riporta che in un colloquio c on Bashir Aaleh, l’uomo delle relazioni economiche tra Libia e Francia, di recente colpito da colpi di pistola a Johannesburg, questi dichiara al giornale : “Gheddafi ha detto di aver finanziato Sarkozy mentre Sarkozy ha detto che non è stato finanziato. Io credo più a Gheddafi che a Sarkozy.”

Oltre a Sarkozy, viene sentito come testimone, nel corrente mese di marzo, il suo braccio destro, Brice Hortefeux, già ministro dell’interno.

Quanto ancora ci sarà rivelato nel futuro?

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Choukri Ghanem, ex ministro libico del petrolio

Choukri Ghanem, ex ministro libico del petrolio

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