GEOPOLITICA…come ‘Giano bifronte’….

GEOPOLITICA…come ‘Giano bifronte’….

mappa-Siria

Interessanti analisi geopolitiche in un contesto complesso.

Il Direttore scientifico: Maria Gabriella Pasqualini                         

1.La NATO

L’Alleanza atlantica è ormai formata da una maggioranza trasversale che sostiene esplicitamente o con tacito assenso l’appartenenza dell’Italia alla Grande Alleanza sotto comando USA, nell’incontro dei 29 ministri NATO della difesa il 14 -15 febbraio trascorso a Bruxelles.

Quindi, riuniti come Consiglio Nord Atlantico, i ministri annunciano, dopo solo due ore, importanti decisioni – per altro prese in altra sede – per “modernizzare la struttura di comando della NATO, spina dorsale dell’Alleanza”. Viene stabilito un nuovo Comando congiunto per l’Atlantico, situato probabilmente negli Stati Uniti, allo scopo di “proteggere le linee marittime di comunicazione tra Nord America ed Europa”.

In atri termini, si presenta lo scenario di sottomarini russi che potrebbero affondare i mercantili sulle rotte transatlantiche.

In merito, viene stabilito anche un nuovo Comando logistico, situato probabilmente in Germania, per “migliorare il movimento in Europa di truppe ed equipaggiamenti essenziali alla difesa”.

In pratica, viene inventato in tal modo lo scenario di una NATO costretta a difendersi da una Russia aggressiva, mentre, al contrario, è la NATO che ammassa aggressivamente forze ai confini con la Russia.

Su tale base saranno istituiti in Europa altri Comandi della componente terrestre per “migliorare la risposta rapida delle nostre forze”. Previsto anche un nuovo Centro di Cyber Operazioni per “rafforzare le nostre difese”, situato presso il quartier generale di Mons (Belgio), con a capo il Comandante Supremo Alleato in Europa, che è sempre un generale USA nominato dal Presidente degli Stati Uniti.

E’ confermato anche l’impegno di accrescere la spesa militare: negli ultimi tre anni gli alleati europei e il Canada l’hanno aumentata complessivamente di 46 miliardi di dollari, ma è appena l’inizio. L’obiettivo è che tutti raggiungano almeno il 2% del PIL (gli USA spendono il 4%), così da avere “più denaro e quindi più capacità militari”.

I Paesi europei che finora hanno raggiunto e superato tale quota sono: Grecia (2,32%), Estonia, Gran Bretagna, Romania, Polonia.

La spesa militare dell’Unione Europea – come è stato ribadito in un incontro con la rappresentante estera dell’EU, Federica Mogherini – deve essere complementare a quella della NATO. La ministra Pinotti conferma che “l’Italia rispettando la richiesta USA, ha cominciato ad aumentare la spesa per la difesa” e che “continuerà su questa strada che è una strada di responsabilità”.

Dall’altra parte, non manca chi dichiara che la richiesta americana falsa l’intero quadro situazionale.

Si assume che non si possa discutere di Unione Europea ignorando che il 21 dei 27 Paesi, con circa il 90% della popolazione dell’Unione, fanno parte della NATO sotto comando USA. Non si possono ignorare le conseguenze politiche e militari – e allo stesso tempo economiche, sociali e culturali – del fatto che la NATO stia trasformando l’Europa in un campo di battaglia contro la Russia, raffigurata come un minaccioso nemico”: il nuovo “impero del male” che attacca dall’interno” “la più grande democrazie del mondo” con il suo esercito.

2.La geopolitica nel Medio Oriente. Siria, questione curda, Iran.

Il presidente russo Putin in Medio Oriente sta dimostrando di avere una stoffa da statista non comune. L’ultima trovata è quella di farsi garante della sicurezza israeliana in caso di attacco da parte dell’Iran.

Contemporaneamente, però, Putin chiarisce indirettamente che in Siria gli interessi di Mosca la portano ad affiancare e sostenere con tutte le sue forze i piani di Teheran. Quello che potrebbe sembrare un ossimoro strategico, è, in effetti, un modo peculiare di condurre una diplomazia parallela. Lo chiarisce l’ambasciatore russo in Israele, Aleksander Shein, il quale ribadisce che la Russia si fa garante della sicurezza israeliana.

D’altro canto, era stato lo stesso ministro della difesa, Sergei Shoygu, a rivelare le intenzioni di Putin, sin dallo scorso ottobre. Questo può significare che i russi sono pronti a difendere la nuova mappa geo-strategica della Siria, con tutte le loro basi ma, contemporaneamente, rendono noto che proprio loro ridiventano l’asse che garantisce l’equilibrio in tutto il Medio Oriente. Per fare questo sono pronti anche a “controllare” la teocrazia degli Ayatollah, impedendo qualsiasi strategia avventuristica.

In effetti, la mossa di Trump di schierare una forza di 2500 marines che supervisiona i confini della Siria e dell’Iraq, la Giordania e la Turchia, lascia molto perplesso il Cremlino. Il dispiegamento di queste truppe altamente addestrate fa capire che Washington intende impermeabilizzare i confini con Teheran, per impedire agli iraniani una penetrazione sempre più capillare in Siria. Per arrivare fino al Golan e al Libano.

Sullo sfondo s’intravede uno scenario molto complesso, che coinvolge non solo il futuro della Siria, ma anche il controllo dell’Irak e la possibile soluzione della bollente questione curda. In aggiunta, c’è la frontiera Nord di Gerusalemme, che, con il suo possesso, garantisce non solo un insediamento militare formidabile ma anche il possesso delle chiavi del serbatoio idrico di tutto il Medio Oriente.

Se i russi da un lato esprimono la buona volontà di porsi come garanti di pace, dall’altro lato alza la soglia del conflitto bellico in Siria, che sta diventando una sorta di campo neutro, dove le superpotenze testano le loro ultime sofisticatissime armi. Fonti governative moscovite riferiscono che la quinta generazione di caccia Sukhoi-57 è stata dislocata in Siria. I primi quattro di questi jet da superiorità aerea sono atterrati in una base vicino a Latakia, insieme ad altri quattro Sukhoi -35, a quattro Sukhoi -25 da bombardamento e a una piattaforma radar A-50-U. Secondo l’intelligence israeliana l’utilizzo di questi nuovi jet porta la capacità militare russa nell’area mediorientale al massimo livello possibile. Gli esperti ritengono che i nuovo aerei russi di ultima generazione siano addirittura pari ai migliori caccia americani e possono costituire una minaccia formidabile per le forze aeree di Gerusalemme.

I Sukhoi-57 sono in grado di imbarcare i micidiali missili nucleari da crociera X-50, l’ultima generazione dei Cruise russi in grado di penetrare qualsiasi difesa seguendo la morfologia del suolo, che percorrono a bassissima quota, rendendoli praticamente impossibili da intercettare. Per gli esperti, la decisione di Putin alza di molto la soglia critica della guerra in Siria e può ritenersi una risposta ai bombardamenti di artiglieria americani che un paio di settimane fa hanno provocato una strage di mercenari russi, di truppe iraniane e di milizie Hezb’Allah sciite. Al raid prese parte anche una coppia di F-22 americani Raptor. E non è un caso che proprio i Sukhoi russi siano stati denominati “F-22 killer”. Il dispiegamento dei nuovi caccia da superiorità aerea, secondo gli analisti, può essere considerata una risposta allo strike eseguito dagli israeliani lo scorso 10 febbraio, contro la base aerea T-4, vicino Palmira, che viene condivisa dalle forze di Mosca e da quelle di Teheran.

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ministro della difesa, Sergei Shoygu

Il ministro della difesa russo Sergei Shoygu.

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