Dal Rapporto EURISPES: la fuga dalle responsabilità. Riflessioni in autonomia di un comune cittadino.

Dal Rapporto EURISPES: la fuga dalle responsabilità. Riflessioni in autonomia di un comune cittadino.

Il Parlamento italiano in seduta comune

Il Parlamento italiano in seduta comune

Dal Rapporto EURISPES: la fuga dalle responsabilità. Riflessioni in autonomia di un comune cittadino.

Come avevamo preannunciato, ecco un approfondimento su uno dei  temi interessanti analizzati nel Rapporto Italia 2018 EURISPES. Altri seguiranno.

Nella sua relazione al 30° rapporto sull’Italia, il Presidente Gian Maria Fara ha fatto delle interessanti riflessioni sulla fuga dalle responsabilità, che verifichiamo peraltro ogni giorno, noi cittadini, in alcune istituzioni, soprattutto locali. Aggiungerei non solo nelle istituzioni ma anche nelle Aziende erogatrici di servizi come il trasporto pubblico, la telefonia, l’energia elettrica, il gas; servizi primari nella qualità della vita contemporanea. Per quanto riguarda la Sanità pubblica, che ancora costituisce una eccellenza in generale, se ne tratterà in altro articolo.

Fara individua in quella che chiama “la lunga stagione del decentramento e del trasferimento dei poteri” le ragioni di questa situazione, ove le Regioni e gli Enti locali insieme a dirigenti , funzionari, impiegatisi producono in una sempre più desolante fuga dalla responsabilità ma sarebbe meglio parlare del proprio dovere”.

Parole chiare e sincere, fotografia della realtà che ciascun cittadino sperimenta ogni giorno a ogni livello; soprattutto, come notato nella Relazione, ci si trova di fronte a un blocco decisionale che rallenta ogni iniziativa, ogni opera pubblica, ogni cambiamento strutturale e quindi il sistema non funziona.

Effettivamente molto di questo disagio deriva da un’abnorme produzione di leggi, regolamenti e circolari esplicative e attuative della produzione parlamentare e non solo.

A livello del Parlamento, inoltre, spesso è prodotta una legislazione che non tiene conto delle precedenti leggi, non si armonizza con esse, non abroga chiaramente i passaggi che sono in contrasto o diremmo, in collisione con il pregresso. Sembra quasi che i funzionari e i consiglieri parlamentari, molto preparati, abbiano perduto parte della loro professionalità nel consigliare i parlamentari nelle loro richieste o decisioni. E’ ben noto però che ogni provvedimento cerca il consenso, popolare e interno all’Aula (Senato o Camera) che possa far approvare quanto richiesto nella nuova legge, non sempre a vantaggio di tutti i cittadini: molto spesso a vantaggio di una sola parte della popolazione. E la burocrazia parlamentare, pur preparata, non riesce a incidere abbastanza sul testo legislativo. Con la eccessiva produzione di leggi e regolamenti ci sono spazi che non sfuggono però alla criminalità organizzata che in essi si insinua e prospera, nonostante gli sforzi delle Forze dell’Ordine e della Magistratura.

Fara sottolinea che il Sistema ‘è prigioniero di se stesso’ perché coloro che devono attuare le norme e le regole hanno delle incertezze, se non delle paure per le conseguenze nelle quali potrebbero incorrere, in caso di scorretta applicazione delle stesse, da parte della Magistratura ordinaria e amministrativa. E quindi serve sempre la copertura di un ‘superiore‘ che allontani eventuali conseguenze spiacevoli.

Giustamente egli ricorda il problema che l’ANAC, Agenzia Nazionale Anticorruzione, sta fronteggiando di fronte a migliaia di richieste da varie amministrazioni sulla ‘interpretazione autentica’ di una norma.

A volte però, imponendo una giusta trasparenza, l’applicazione che ne viene fatta sfiora il ridicolo, come nel caso del Ministero della Difesa che chiede a professori universitari che partecipano una tantum a un colloquio scientifico (ricompensati con modesto compenso forfettario per cessione di diritti d’Autore per la loro relazione in pubblicazione Atti del convegno), in qualità di relatori (assimilati a ‘consulenti’…), di compilare un curriculum vitae ‘europeo’ dove si chiede loro per quale ‘Azienda’ lavorano o hanno lavorato, l’attività dell’Azienda e quali mansioni vi abbiano svolto…un curriculum più da operai o impiegati che docenti universitari…per i quali poteva essere redatto un diverso format di curriculum ove inserire anche le specializzazioni e i volumi scritti. Ma redigere un nuovo format per docenti universitari avrebbe dato luogo a…gravi decisioni da prendere…Questo è un infimo ma significativo esempio, senza gravi conseguenze peraltro, di come la burocrazia, statale e locale, per tema di incorrere in conseguenze nefaste di responsabilità personale e di incertezze derivanti dalle norme, si avvita su se stessa, scadendo nel non corretto, quando non nel ridicolo.

Ben più grave è ovviamente il caso di gare di appalto, affidamenti, delibere, finanziamenti, promozioni e assunzioni, come fa notare Fara, “ che vengono passati al microscopio, sia sul piano del merito sia su quello della forma in un generale clima di sospetto”. Il clima di sospetto avvelena e ritarda investimenti e iniziative, private e pubbliche.

Fara fa anche riferimento alla sovrapposizione delle competenze che vanifica ogni sforzo per arrivare a conclusioni rapide di processi decisionali. Vede, a esempio, come una fuga dalle responsabilità la rinuncia del Sindaco a organizzare a Roma nuove Olimpiadi, insieme all’ammissione di non saper governare una operazione così complessa e di non essere sicuri di poterne garantire la trasparenza in appalti, affidamenti etc.

Indubbiamente l’analisi del presidente Fara, nel quadro generale della situazione italiana, è corretta ma ritengo personalmente che una volta tanto questa fuga da responsabilità è stata, invece, una presa di coscienza, una presa d’atto che la capitale non avrebbe potuto sopportare tale impatto, a parte la trasparenza e la possibile mano della criminalità organizzata sugli appalti.

A prescindere da chi sia la colpa, Roma non sarebbe stata in grado in pochi anni di convertirsi in una città migliore per cittadini e turisti: servono almeno due decadi per riportare una vivibilità normale nella capitale, ventre molle anche per una immigrazione fuori controllo che rende pesante l’atmosfera. Ma il processo di miglioramento è fermo, nonostante un cambio politico che poteva essere radicale nel governo della capitale.

La frase finale di Fara in questa sua analisi sulla fuga dalle responsabilità è pregnante: la responsabilità…è del legislatore che produce norme confuse, contraddittorie e inefficaci”. Tradotto in parole semplici: la responsabilità di questa fuga risiede proprio nel lavoro di coloro che siedono nel Parlamento, cioè dei politici e quindi della politica perché il loro lavoro è confuso, contraddittorio e inefficace. Forse come il clima politico attuale.

Che dire di più?

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