EURISPES: 30°Rapporto Italia  2018.  Fotografia dell’Italia di oggi.

EURISPES: 30°Rapporto Italia 2018. Fotografia dell’Italia di oggi.

EURISPES 2

In questo articolo alcune anticipazioni sul Rapporto EURISPES 30° 2018.

Il 30 gennaio a Roma è stato presentato ufficialmente il trentesimo Rapporto Eurispes sull’Italia, dal Presidente Gian Maria Fara. E’ dal 1982 che questo Istituto di Ricerca fotografa la situazione italiana.

Sono 1077 pagine molto dense, corredate da un’ampia bibliografia e un utile indice dei nomi.

Come rilevato nel comunicato stampa, il Rapporto si snoda attraverso 6 dicotomie (parola e il suo contrario) per settori di ricerca: Responsabilità/Irresponsabilità – Cultura/Culture – Paura/Coraggio – Fiducia/Sfiducia – Crescita/Sviluppo – Avvenire/Divenire. Ogni dicotomia è un mondo a sé, da leggere e analizzare con calma. In questa rapida e sintetica presentazione, OA scrive del rapporto in generale, soprattutto di alcuni punti della Relazione di presentazione, lasciando ulteriori approcci dettagliati alle singole dicotomie in prossime analisi più approfondite, dopo una attenta lettura che richiede tempo e riflessioni.

Per analizzare il Rapporto sono interessanti le Note Metodologiche che chiariscono il modo con il quale la ricerca è stata condotta. E’ stata fatta un’indagine a campione in base alla stratificazione della popolazione per sesso, classi di età (5) e area geografica, quella a nostro avviso, forse la più interessante: Nord Ovest, Nord Est, Centro, Sud e Isole; quella classica cioè, ancora definitivamente rappresentativa delle differenze presenti nella società italiana, a centocinquanta anni e più dall’unità d’Italia. Non si può ancora dire che la ‘questione meridionale’ sia stata risolta…anzi…forse si è aggravata? Una domanda non peregrina.

Sono stati somministrati 1850 questionari (di cui 1101 considerati validi), ‘semistrutturati a alternative fisse predeterminate’. Le domande erano a risposta chiusa o semichiusa. Con le domande chiuse o ad alternativa fissa predeterminata si è avuta una alta percentuale di risposte e una migliore lettura e codifica dei dati e una analisi sostanziale molto attendibile, a nostro avviso. I questionari sono stati distribuiti, somministrati e ritirati tra il dicembre 2017 e il gennaio 2018: fattore molto interessante per comprendere che la fotografia scattata non rappresenta un tempo lontano, ma idee e opinioni relative a un momento della vita italiana  molto vicino.

In questo percorso di ricerca, il concetto principale attorno al quale ruota tutto il Rapporto è quello di responsabilità, ovvero della sua (a nostro avviso assoluta, fatta eccezione forse per le FFAA, per loro natura fortemente subordinate in via gerarchica), mancanza che caratterizza la vita italiana da qualche anno a questa parte, ma vorrei aggiungere, almeno da a un decennio, se non di più.

Le considerazioni generali del volume si aprono proprio con questo titolo: Alla ricerca della responsabilità perduta. Per questa perdita s’intenderebbe quel fattore esponenziale che dai livelli più alti a quelli più bassi fa sì che nessuno voglia assumersi responsabilità se non ha qualcuno più in alto gerarchicamente che, con la sua firma, copra le decisioni, e quindi le responsabilità, del sottoposto. Tutto questo, è evidente, rallenta soprattutto la Pubblica Amministrazione e aggiungiamo, non solo. Si scrive nel Rapporto di una ‘…caduta del senso di responsabilità che dai piani alti della società si trasferisce ai singoli soggetti…’. Indubbiamente una negatività che blocca determinati sviluppi della società. Pragmaticamente e con una nota di ottimismo, il Rapporto sottolinea che lo stesso segnalare la crisi è già un momento positivo in quanto il prendere coscienza di una assenza indicherebbe già una controtendenza. Il lettore però si pone un quesito: ma quanto tempo ci vorrà perché la controtendenza diventi una tendenza e inizi a operare in modo positivo e come? Nel rapporto sono spiegate alcune possibilità.

La Relazione generale del presidente Fara sintetizza brillantemente il Rapporto, toccando alcuni punti principali che rilevano dalla vita quotidiana. Scrive di un ‘sistema fragile’ ma ‘non debole’, con molte potenzialità, però non sviluppate, addebitandone le colpe a un sistema di classe dirigente che non fa sforzi comuni verso obiettivi comuni (diremmo semplicemente per il bene dei cittadini e del Paese), per migliorare la situazione ma cerca di ‘sopraffarsi’ (sic, con vocabolo molto ben scelto), e non cercare un accordo risolutivo con le conseguenze note a tutti. Il Presidente prende come esempio la questione dei rifiuti a Roma o quella dell’ILVA di Taranto. Effettivamente di esempi se ne potrebbero fare molti, anche troppi, pensa il lettore…se guarda alla situazione politica di questi ultimi giorni.

Certamente l’Italia occupa, nel mondo, settori d’eccellenza, come la sicurezza e l’intelligence (aggiungiamo soprattutto dopo la legge di Riforma dei Servizi d’informazione per la sicurezza della Repubblica del 1977 e 2007, con la ‘manutenzione’ nella legge del 2013), i beni culturali (che, ricordiamo, alcuni anni fa erano indicati come ‘giacimenti culturali’), la filiera agro-alimentare, il fronte industriale (macchinari, tecnologie avanzate etc..). Per Fara, si può arrivare a dire che l’Italia è un ‘…Paese confuso sul piano politico e ondeggia tra conservazione e cambiamento. Tra desiderio di stabilità e spinte populiste. Tra ragionevolezza e nichilismo…’. Si chiede altresì: come siamo arrivati alla situazione attuale’. Molto interessante la definizione di ‘Paese confuso ma non debole’….ben approfondita nel corso del Rapporto.

Dicorso lungo e complesso che OA si riserva di analizzare in dettaglio prossimamente perché le pagine del Rapporto sono di grande interesse.

Siamo alla fine di gennaio 2018 e si avvicinano le elezioni politiche del 4 marzo: sicuramente i partiti politici e i loro rappresentanti, dopo la maratona fatta per ‘nominare’ i candidati a futuri deputati e senatori, leggeranno con attenzione queste mille pagine, sperando che ne comprendano le parole dette e quelle magistralmente sottintese per poter in seguito agire, una volta costituito il nuovo Governo, e migliorare gli aspetti più critici (e ve ne sono molti) dell’Italia del XXI secolo.

E’ una fotografia dell’Italia di oggi vista con esperienza, professionalità e senso di equilibrio. Si può a volte non essere d’accordo su alcune conclusioni o analisi ma va riconosciuto che è una lettura di grande interesse che presenta spunti di pensiero e riflessioni su come siamo giunti a una difficile situazione oggettiva e su come riusciremo, soprattutto le giovani generazioni, a uscire da una ‘morta gora’ che sembra trascinare sempre più in giù la borghesia, notorio cuscinetto sociale (che garantisce anche un equilibrio fra classi e stabilità nel Paese), mentre le ricchezze si concentrano sempre nelle stesse mani, creando anche un esercito di ‘poveri’ o ‘poveri assoluti’.

L’Italia va vista anche nella sua proiezione geo-politica e geo-strategica, osservando quelle costanti storiche e geografiche incancellabili e difficilmente mutabili, soggetto di una difficile analisi geo-politica, scevra da indirizzi ideologici precostituiti.

OA rimanda a prossimi articoli analisi dei vari capitoli del Rapporto.

©www.osservatorioanalitico.com – Riproduzione riservata

Il Presidente dell'EURISPES, Gian Maria Fara.

Il Presidente dell’EURISPES, Gian Maria Fara.

Comments are closed.