SVILUPPI FUTURI DELLA DOTTRINA NUCLEARE DI PYONGYANG

SVILUPPI FUTURI DELLA DOTTRINA NUCLEARE DI PYONGYANG

I due 'nemici'....

I due ‘nemici’….

Continua la serie di analisi, anche tecniche, sulla politica nucleare di Kim Jong Un; politica pericolosa indubbiamente ma sembra che almeno per il momento, da un punto di vista puramente tecnico, la Corea del Nord debba fare ancora strada…attendiamo gli sviluppi, sperando che la situazione non si aggravi.

Il Direttore scientifico: Maria Gabriella Pasqualini

Salvo ingerenze estere, il programma nucleare di Pyongyang necessita di altro tempo per uno sviluppo ulteriore, particolarmente concentrato sulla miniaturizzazione degli ordigni, per un possible sviluppo di sistemi MIRV e sui sistemi di guida di precisione ed infine sullo sviluppo di una dottrina generale per le proprie forze nucleari. Al momento esse costituiscono una minaccia strategica ma di portata regionale, con particolare riferimento per Giappone ed il Sud Corea e una assicurazione sulla vita per il leader di PyongYang ; di certo, sono state causa non soltanto di una escalation di tensione internazionale, ma anche di una corsa al riarmo in tutto il Pacifico, pur se analisti americani e lo stesso Lavrov (occorre ricordare come in alcune occasioni i bombardieri strategici Bear russi hanno sorvolato anche la penisola coreana) hanno indicato la possibilità di iniziare dialoghi multilaterali internazionali atti a ‘descalare’ la situazione.

La combinazione delle rinnovate capacità nucleari cinesi e le nuove, ma limitate capacità coreane, possono facilmente costringere Washington a rivedere la valutazione sia del proprio stockpile complessivo di 1550 testate, di fatto calibrato su una Russia molto armata ed una Cina poco armata, ma soprattutto di ripristinare i sistemi di delivery, dovendo affrontare scenari “archiviati” con lo scemare della Guerra Fredda e per far fronte ai trattati internazionali sottoscritti. L’attuale postura aggressiva della Russia sulle questioni nucleari, ivi compresa una certa apertura delle rotte artiche per motivi climatici e l’incertezza geopolitica sullo scacchiere siriano e su quello centro-europeo e baltico sta riportando rapidamente alla ribalta la questione dei missili a medio raggio, al pari delle questioni legate nei primi anni ’80 ai missili Pershing II, ma ancora non sono affrontate le questioni relative alla dismissione completa del sistema Nike ed Hercules difensivi che hanno caratterizzato gran parte della Guerra Fredda e potrebbero divenire quanto mai attuali.

Ecco perché.

I recenti annunci di ampliamento di una rete di Early Warning antiaerea, da parte di Kim, si fondano sulla necessità del paese nordcoreano di poter difendere i propri assetti strategici nucleari nello scenario più plausibile di una eventuale azione bellica preventiva da parte di USA/Giappone/ Sud Corea, ovvero strikes aerei mirati a distruggere i siti di ricerca, arricchimento, stoccaggio e lancio delle forze nucleari.

Il cuore della difesa aerea Nord Coreana sono vecchi radar russi (i Tall Kings) con valvole termoioniche, facilmente disattivabili tramite jamming elettronico o colpibili tramite missili HAARM o équivalente. Allo stesso tempo la capillare rete – al pari della strategia sottesa a quella di un larghissimo uso dell’artiglieria terrestre – di difese di punto, terminali, reggimenti antiaerei armati di SA2, SA3, SA15, manpads, anche di vecchia concezione, ma prodotti autarchicamente ed il locale KN-6 consentono una difesa locale importante, che si incastona perfettamente nell’hardening dei siti sensibili, di produzione quasi sempre in galleria, sotterranei in bunkers, grotta o caverna. Strikes di precisione assolutamente possibili, con alta possibilità di successo, ma con buona possibilità di subire perdite e di essere nullificate in sede di Damage Control.

Le voci dell’acquisto di radar a scansione di fase presso l’Iran, se confermate anche queste, incidono poco sul quadro generale di questa situazione, avendo una gittata non superiore ai 300 km, a differenza delle vecchie installazioni di origine sovietica che hanno circa 600 km di raggio, non incidendo sul tempo di decisione in caso di attacco con missili di crociera e bombe gravitazionali. La rete di avviso e scoperta marina, come dimostrato dagli eventi di contrabbando di pescherecci militarizzati, di minisommergibili tascabili consente una limitatissima se pur presente, capacità di scoperta rispetto ad operazioni speciali e lanci di superficie di missili da crociera (non occorre però dimenticare come i missili di tipologia TLAM-N sono stati dismessi dalla Marina Statunitense attorno al 2009), ma assolutamente nulla di fronte alla presenza di sottomarini strategici di classe Ohio, recentemente dislocati in zona.

In effetti, a rendere molto delicata la situazione sul piano internazionale è proprio questa debolezza strategica coreana, che basa essenzialmente la capacità decisionale nucleare su fonti di intelligence, anche aperte, sull’ascolto SIGINT delle comunicazioni militari Sud Coreane, rendendo possibili pericolosi “fraintendimenti” su attacchi aerei improvvisi, anche convenzionali, dando possibilmente il via a una spirale di escalation non controllabile. Paradossalmente, la debolezza della rete di scoperta precoce Nord Coreana protegge efficacemente il governo di PyongYang da attacchi a sorpresa da parte di forze nemiche, rendendo impossibile interpretare se, a esempio, il volo notturno del settembre scorso dei due B-1B americani, scortati da due F15 su una rotta a soli 300 – 350 km di distanza dalla Costa Est della Corea del Nord, sia passato totalmente inosservato da Pyongyang, come sostiene l’intelligence sud-coreana o sia una “svista” voluta.

Riguardo ai due satelliti operativi di PyongYang, il primo, il  Kwangmyŏngsŏng-3 Unit 2 in orbita polare, quindi è relativamente utile ai fini di un eventuale scambio nucleare, mentre il secondo Kwangmyŏngsŏng-4 è stato subito indicato, nelle reazioni internazionali come una possibile minaccia alla pace e alla sicurezza nazionale.

E’ utile ricordare anche come negli ultimi 3 anni vi siano stati continui report di lanci missilistici spaziali “ombra” non notificati agli organismi internazionali in base ai trattati sulla guerra spaziale in tutto l’Est, al culmine con la distruzione di una capanna da parte di uno “stadio” di un missile fantasma in Mongolia : quindi è possibile che Pyongyang possa avere alcune capabilities  satellitari non dichiarate, o anche sfruttare alcune altrui, ma ancora non sufficienti a creare una reale minaccia per paesi geograficamente lontani, aldilà delle giuste dichiarazioni di allarme e condanna in sede atlantica.

Ulteriori lanci satellitari sono possibili, ma il Paese della Juche ha già dovuto fare i conti sia internamente sia all’estero con diversi lanci falliti (quello del Kwangmyŏngsŏng-3 originario in coincidenza con una importante ricorrenza) e soprattutto costi esorbitanti, forse maggiori rispetto a quelli del parallelo programma nucleare.

L’eventuale – ipotetico – ai fini di questa analisi, uso di testate nucleari strategiche in first strike contro la Nord Corea, porrebbe dei seri problemi di natura politica, geopolitica ma soprattutto anche di natura pratica. Oltre alla già segnalata difficoltà di colpire tutti i lanciatori mobili, che, se difficilmente potrebbero tirare contro gli USA, potrebbero invece farlo con estrema facilità contro la Corea del Sud e contro il Giappone, che avrebbe un tempo realistico di preavviso di massimo 10 minuti dall’avvenuto lancio. In Corea del Sud sono di stanza circa 28.500 militari americani e 200.000 cittadini statunitensi ci vivono e operano continuamente, rendendo ovviamente impossibili operazioni a sorpresa aldifuori di scenari di escalation militari tradizionali, sia per la necessità di mettere in preallarme le truppe, sia condurre operazioni di tipo NEO (Non Combatant Evacuation Operation), di larga scala, come confermato dalla – non priva di ironia – operazione psicologica Nord Coreana che ha diramato una finta allerta NEO per civili e militari non essenziali qualche mese fa presso il personale USA.

Permane residuale la possibilità di un possibile improvviso sviluppo dei sistemi subacquei SLBM, al momento fallati da problemi sul sistema di portelli e di aria compressa di espulsione pre-lancio dei missili ed evidentemente comunque di difficile attuazione, anche se “pagante” sul piano strategico, dato l’esiguissimo numero di battelli disponibili o in armo, e quindi suscettibili di essere prontamente affondati da SSN “hunters-killers” americani. Ma i sommergibili classe Gorae difficilmente si sono allontanati molto per questo motivo dal loro porto di Sinpo, creando non tanto una minaccia avanzata, dato la loro scarsa autonomia di condurre operazioni prossime agli Stati Uniti. Se una dottrina Coreana simile a quella del “bastione” russa è possibile, con i sottomarini balistici pronti a lanciare nei pressi dei porti, la mancanza di un sistema di comunicazione ELF o successivi, unitamente alla scarso raggio del Pukkuksong-1, rende possibile anche in caso di sviluppo ulteriore dei programmi strategici sottomarini Nord Coreani solo lanci di rappresaglia nucleare sui Paesi vicini da parte degli equipaggi navali nord coreani sopravvissuti alle prime ore di un conflitto sia nucleare che ordinario di vasta portata.

L’ultimo parametro da considerare è il ciclo di produzione sia dell’uranio sia del plutonio necessario allo sviluppo delle testate. Il programma nucleare di Kim è stato oggetto di visite autorizzate da parte di team internazionali di esperti e delle autorità internazionali sull’energia atomica, e, se invariato dai tempi delle ispezioni, il plutonio recuperabile dal reattore nucleare da 5 Megawatt di Yongbyon è stimabile tra i 20 ed i 40 chili, senza comprometterne la già delicata operatività, sufficiente a produrre tra 4 e 8 bombe.

La stima della produzione dell’uranio arricchito a mezzo di centrifughe è meno certa presso gli esperti internazionali, e è basata, dopo la chiusura alle ispezioni internazionali nel 2011, su stime e su fotografie internazionali e altri parametri, e la certezza della presenza di un secondo sito non dichiarato, portando la stima compresa tra i 250 – 500 kg di Uranio arricchito, necessario per produrre tra i 12 ed i 24 ordigni. Incertezza invece sulle capacità di produzione dimostrate con il test dei primissimi giorni di settembre 2017, dato che le bombe ad idrogeno possono essere attivate tramite la fusione nucleare di deuterio e trizio durante la fissione di plutonio ed uranio o anche con composti di litio. Un leaked report dell’intelligence USA ha stimato l’arsenale complessivo  di 60 ordigni operativi, mentre gli esperti del mondo scientifico la stimano tra 25 ed i 30 con una capacità produttiva complessiva annuale tra i 3 ed i 5 ordigni.

La valutazione dell’arsenale, però, non deve prescindere dalle considerazioni già espresse nella valutazione della catena di comando e controllo nucleare del paese e delle forze subacquee. Singole tecnologie disponibili, e le restrizioni conseguenti l’embargo non sono indice della capacità di mantenere un arsenale atomico in condizioni di approntamento operativo; come dimostrato nel tragico incidente occorso al sito di testing di Punggye-ri, costato la vita a circa 100 lavoratori e 100 soccorritori nell’ottobre 2017. L’evento,  segnalato tardivamente dalle autorità Nord Coreane si inquadra in una serie anomala di scosse sismiche registrate post-test della bomba ad idrogeno, comprese tra 2.9 Richter e 3.7 Richter, di cui una molto superficiale, e è sintomatico quale evento, che si sia trattato di una esplosione non nucleare accidentale, di un sabotaggio o di un mero crollo, di una certa immaturità di sistema, che si incastona con la fretta dettata dalla politica, sicuramente inadeguata a mantenere in stato di approntamento operativo continuo un largo numero di testate nucleari.

Se il programma nucleare di PyongYang procede a “balzi di canguro”, tralasciando alcuni aspetti collaterali strategici, il consolidato programma cinese, mostra contemporaneamente segni di avanzamento massiccio, contenuto nei numeri ma importante nello sviluppo di tecnologie fondamentali. Da una parte il Type 094A “Jin”, mostrato al mondo per la prima volta nel 2016 è pronto per montare i nuovi ICBM JL-2 (Tsunami) con raggio utile di oltre 11.200 KM, con caratteristiche innovative in materia di silenziosità, capacità di sopravvivere alla guerra antisom e un sonar al rimorchio ad alta capacità. Già nel gennaio 2017 i cinesi avevano dimostrato le capacità del nuovo DF5-C, con capacità di trasportare e rilasciare 10 testate contemporaneamente, segno certo di voler implementare uno stockpile superiore a quello delle 250 testate attualmente possedute. Ancor più notevole la notizia, contestuale come data al lancio di Kim, poco riportata dai media occidentali ad eccezione di pochi specialisti, del completamento del missile cinese DongFeng -41, con capacità di errore circolare (CEP) inferiore ai 100 metri e capacità di rientro multiplo indipendente, ed un raggio utile di oltre 14.000 km, segnando forse un cambio di postura totale,delle forze strategiche cinesi, da second strike a mutual assured destruction e fuoriuscita dalla dottrina nucleare SEE – Small, Elite and Effective che caratterizza, al netto dei due players maggiori – USA e Russia – la maggior parte delle potenze nucleari mondiali, segnando forse un cambio di postura totale delle forze strategiche cinesi, da second strike a mutual assured destruction e fuoriuscita dalla dottrina nucleare SEE – Small, Elite and Effective che caratterizza, al netto dei due players maggiori – USA e Russia – la maggior parte delle potenze nucleari mondiali ed ovviamente del Nord Corea, che non ha di fatto, una vera e propria collocazione.

Pochissime notizie poi filtrano circa il grado di approntamento del progetto TMD cinese (di difesa di teatro), di cui si è iniziato a venire a conoscenza a metà degli anni novanta e circa gli aggiornamenti dei sistemi ipersonici manovrabili cinesi, destando ulteriore incertezza.

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