COREA DEL NORD : LANCIO DEL ICBM HAWSONG – 15. GAME CHANGER O SCORE ?

COREA DEL NORD : LANCIO DEL ICBM HAWSONG – 15. GAME CHANGER O SCORE ?

Kim Jong Un accanto al missile ICBM Hawasong - 15....

Kim Jong Un accanto al missile ICBM Hawasong – 15….

Questa è la prima di una serie di analisi “nucleari” che OA ha intenzione di presentare, quando possibile. E’ vero: ci sono degli aspetti tecnici ma l’insieme è chiaro e rende molto più comprensibile quello che sta accadendo, certamente pericoloso ma forse non come sembra. Interessa anche ai non addetti ai lavori capire quali sono attualmente i reali pericoli della politica di Kim Jong Un. La situazione può evolversi ma questo sembra essere lo stato dell’arte al momento.

Il Direttore scientifico: Maria Gabriella Pasqualini

ll lancio del nuovo missile ICBM Hawasong – 15 negli ultimi giorni del Novembre 2017 (o Juche 106) da parte della Nord Corea, nell’intento di Kim Jong – Un, vorrebbe segnare un importante successo e una pietra miliare nella strategia nucleare nord coreana, essendo andata a confermare, per ipogeo, altezza raggiunta, velocità terminale e design, di poter raggiungere, infine, il CONUS (suolo USA), con particolare riferimento alla California e all’Alaska. Infatti, il nuovo missile lanciato materialmente risponde a alcuni dubbi precedenti mossi da analisti – compreso lo scrivente – sulla reale capacità delle forze strategiche coreane di poter colpire il suolo americano, date le dimensioni e le capacità mostrate dai precedenti vettori sin qua, soprattutto in considerazione della presunta mancanza di silos di lancio fissi in grado di accogliere vettori diversi e più grandi e sulla tipologia di combustibile utilizzato sin qua, pericoloso e relativamente poco efficace dal punto di vista energetico, in un Paese strangolato da sanzioni e embargo sulle tecnologie e materiali  militari e dual use da alcuni anni.

Il nuovo vettore intercontinentale ha dimostrato, con grande profusione di dettagli rilasciati dai media coreani, in particolare dal Rodong Sinmun, o giornale del Partito dei lavoratori di Pyongyang, alcune caratteristiche innovative rispetto ai precedenti di estremo interesse, tanto che alcune Marine Militari, in primis quelle Coreane, USA e Giapponesi hanno lanciato una ricerca da parte di assetti navali su vasta scala per recuperarne gli eventuali pezzi rientrati in atmosfera e ammarati in Oceano Pacifico; in particolare il design allargato, i due stadi congiunti, il propellente usato ne rendono possibile un raggio ipotetico di circa 8000 km.

La primaria innovazione è però relativa al fatto che il razzo è stato lanciato, come i predecessori, a mezzo lanciatore terrestre ruotato – anche se visibilmente in overload strutturale nel farlo – volendo così di nuovo sottolineare come eventuali lanci strategici americani pre-emptive sia da missili di precisione  sia da bombardieri e cacciabombardieri avrebbero poca efficacia sulla capacità della Corea del Nord di effettuare i propri lanci, così come operazioni on the ground di forze speciali che da parte di USA, Giappone o Sud Corea, sarebbero poco efficaci, essendo i mezzi mobili fuoristrada facilmente disperdibili sul terreno ed occultabili, anche ai satelliti, considerata anche il territorio montagnoso e boschivo e cavernoso che caratterizza buona parte del territorio coreano. Il camion TEL (Trasportatore – Elevatore – Lanciatore) presenta importanti simmetrie con il modello cinese WS51200, anche se tramite campagna stampa sulla produzione delle ruote dello stesso, Kim ha voluto evidenziare una produzione locale o su licenza e con le sue 15 ruote rende poco probabile la presenza di silos di lancio non conosciuti dall’occidente.

In realtà questo lancio cambia di poco il livello di minaccia espresso da PyongYang; la capacità di Early Warning nord coreana di fronte a eventuali lanci missilistici o incursioni strategiche da parte di nazioni nemiche è fortemente limitata ad una rete terrestre estesa e un satellite noto (e forse uno “ombra”), rendendo di fatto impossibile un lancio precoce da parte di Kim in caso di aggressione nei primi minuti di un lancio terrestre o sottomarino da parte di altra potenza nucleare. Anche in caso di incursione aerea di profondità nel territorio nordcoreano, tramite strike di precisione non nucleare  (i B1-B schierati ed impegnati continuamente in funzione di Show Of Force lungo il 38° Parallelo sono stati privati alcuni anni fa dei piloni per testate atomiche per effetto delle convenzioni internazionali) la stessa rete, attualmente in potenziamento e in rapido sviluppo, ha però, quale “scheletro”, vecchie stazioni di reti radar terrestri risalenti agli anni 70 del secolo scorso per quanto riguarda i lanci strategici, rendendo di fatto molto difficile una qualsivoglia reazione pronta del sistema di comando nucleare nordcoreano in caso di first strike da parte delle altre potenze nucleari.

Incide nella valutazione sulla reale capacità di lancio strategico da parte di Pyongyang il numero di ordigni disponibili e funzionali (le fonti internazionali sono concordi tra le 20 e le 60) che rendono ancora possibile una efficace intercettazione da parte dei sistemi antimissile di teatro e tattici evoluti già schierati sia in maniera avanzata dagli Stati Uniti che recentemente acquistati dal Sud Corea e del Giappone (Block III e  successivi, Patriot, THAAD e similari) in caso di attacco verso la Corea del Sud e verso il Giappone tramite missili IRBM di cui il governo coreano è ben dotato (missili KN-08, Pukkusong-1, Pukkusong-2, Hawasong-12). Se anche tale numero è destinato a crescere, permane ancora la possibilità/eventualità di un lancio di testate atomiche, verso Giappone e Sud Corea, unici target realistici, mentre un eventuale lancio multiplo verso gli Stati Uniti continentali dovrebbe scontrarsi contro il sistema GBI (Ground Based Interceptors), con 4 silos di lancio operativi in California (Base Area di Vandenberg) e 40 presso Fort Greely (Alaska), e sarebbe necessario un grosso colpo di fortuna “balistica”, dato il basso numero di testate che potrebbero penetrare le difese strategiche americane. Questa ultima opzione, inoltre, dovrebbe vedere un più maturo sistema di guida dei missili ICBM di Kim, per adesso dimostratisi precisi nella fase di raggiungimento dell’orbita ma non in quella di rientro, così come una migliore qualità dei veicoli di rientro orbitale.

In tal senso è possibile quindi leggere la decisione di alcuni mesi fa, presa dai rispettivi uffici, di riattivare i vecchi protocolli e dottrine di Difesa Civile, superando il nuovo concetto di Emergency Management, risalenti alla Guerra Fredda sia in Giappone sia a Guam sia recentemente nelle Hawaii. Sono già quindi state ripristinate le vecchie sirene di allerta ed il sistema di rifugi pubblici (nei primi due) e il solo sistema di allerta della popolazione (nello stato americano), quindi una reazione definibile “realistica”.

Discorso diverso circa un possibile lancio di una testata a idrogeno, perchè è  assai probabile che Kim Jong Un abbia deciso di mantenere in “pectore” il pluri-decantato possibile lancio di testata ad idrogeno in atmosfera alta, dopo il test avvenuto con successo, sia per la possibilità di una vera escalation nucleare reale che potrebbe innescare, si pensi agli effetti sul traffico aereo civile anche in aree molto vuote, a quelli ambientali, sia perché un eventuale lancio atmosferico ed eventuale EMP conseguente avrebbe risultati ancor più catastrofici per gli evoluti stati vicini di una detonazione nucleare classica di tipo ground o air burst. Paura condivisa anche dal Senato Americano, che negli anni ’90 del secolo scorso e più recentemente nel 2008 ha commissionato appositi studi sulla facilità o meno di avere un collasso di sistema dell’intero apparato civile e militare di governo in caso di onda EMP nei cieli americani.

Il programma nucleare nordcoreano, sicuramente aiutato dall’estero – troppo rapido il grado di approntamento tecnologico mostrato negli ultimi 4 anni -, dovrà focalizzarsi sulle altre due importanti carenze dimostrate sin ora, evidenti dal design di vettori ed ordigni, ovvero la possibilità di disporre di testate a rientro multiplo MIRV e MARV e nel contempo trovare una soluzione probabilmente “tecnica”, simile al vecchio death hand sovietico, che colmi le lacune date da una catena di comando e controllo nucleare cortissima e esposta a eventuali azioni speciali di assassinio o neutralizzazione precoce, o a ingegneria sociale o corruzione, poichè se lo stesso Kim Jong – Un ha fatto sapere più volte di essere il solo “ad avere il dito sul bottone”, molti analisti credono che la reale disponibilità delle suddette testate sia nelle mani di massimo 6 o 7 persone, rendendo sia difficili eventuali azioni di assassinio mirato o di tentativo di colpo di Stato sia rendere davvero pericoloso non uno scenario ipotetico, ma la dura realtà di un paese colpito per molti anni di fila da sanzioni economiche pesantissime e da carestie ricorrenti, con forze armate ordinate e sotto stretto controllo politico, ma allo sbando per corruzione e fame dilagante.

Il design mostrato dal Hawasong 15 rispetto al predecessore Hawasong 14 coincide sia per forma sia per volume alla possibilità di montare una testata di tipo MIRV (o MARV), avendo il necessario spazio sia per alloggiare ordigni multipli a rientro indipendente (MIRV) sia Decoys (falsi bersagli) in grado di ingannare le stazioni radar terrestri. La capacità di Pyongyang di teleguidare tali testate (ovvero di disporre di MARV) è legata strettamente a quella di avere satelliti efficaci in copertura continua e di una rete capillare di intelligence o di incursori in grado di fornire targeting di precisione, di nuovo circostanza poco probabile e rendendo credibile solo uno sviluppo della prima tipologia di testate multiple. Il design del cono sommitale, contenente il veicolo di rientro orbitale non solo sembra avere le caratteristiche per contenere testate multiple e decoys, ma anche per poter affrontare un rientro orbitale con successo, pur se la mancata conferma della sopravvivenza dell’ogiva rendono probabilmente necessario un periodo di ricerca e sviluppo maggiore.

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