CATALUNYA: quali i fattori esterni nelle vicende catalane ?

CATALUNYA: quali i fattori esterni nelle vicende catalane ?

Il Presidente cinese Xi-jinping

Il Presidente cinese Xi-jinping

I problema della Catalunya non è solo un problema interno della Spagna ma riguarda da vicino l’economia europea e quella globale. Un articolo che spiega i fattori globali in gioco.

Il Direttore scientifico: Maria Gabriella Pasqualini

Innanzitutto, geopoliticamente parlando, sembra molto evidente l’influenza economica e strategica cinese nella Regione Catalana. La COSCO, consorzio con base a Hong Kong, sta terminando proprio in questi mesi l’acquisizione di porti spagnoli, con la nomina, già avvenuta nel C.d.A. del consorzio Noatum Ports di Kai Sun quale A.D. e di Wei Zhang (anche A.D. del porto di Pireo) quale Presidente, a scapito, come già visto altrove, della cessionaria J.P. Morgan. Tale manovra ha permesso ai cinesi un controllo de facto del porto di Valencia, Bilbao e degli interporti di Madrid e di Saragozza. L’acquisizione dei terminal portuali da parte di società cinesi, od in quota cinese è avvenuta negli ultimi 5 anni in tutta Europa, a partire dal Pireo, ceduto da Tsipras a condizioni molto vantaggiose durante l’apice della crisi Greca, ma è solo corollario di cessioni anche italiane, (si veda anche il porto di Livorno, l’aeroporto di Tirana, preziosissimi posti-banchina nel mare del Nord e così via). Il completamento delle nuove Vie della Seta, con una Via delle Ancore, appare evidente unendo i “puntini” delle altrettanto importanti acquisizioni e investimenti infrastrutturali per terminal ferroviari, con previsioni di traffico davvero imponenti. Il presagio, non più tale, è quello di un imminente ingresso della Cina appieno nella economia di mercato globale, e che, aldilà di come la si pensi tecnicamente e personalmente, trattati economici di nuovo tipo, simili o più ambiziosi del TTiP siano imminenti (si pensi alla recentissima autorizzazione al commercio in Europa dei Novelty Foods a base di insetti e loro derivati). Tracciando il dato storico, pare evidente, al netto del dato strategico di una Unione Europea con una visione strategica e di insieme, a dir poco confusa e indirizzata le mero corto termine, che se il governo di Pechino non abbia formalmente od occultamente sostenuto o sovvenzionato il movimento indipendentista catalano, come altrove, sa sicuramente avvantaggiarsi strategicamente dei momenti di debolezza e di incertezza politica degli altri Stati, riuscendo ad ottenere sul campo prezzi di mercato favorevoli e poca o nulla resistenza politica ad acquisizioni strategiche od almeno sensibili.

Sotto il profilo militare, l’indipendenza della Catalogna, avrebbe segnato un’ulteriore punto a favore di Mosca, poiché, nonostante le dichiarazioni di Puigdemont del 30 Agosto 2017 di voler formare rapidamente un proprio esercito, il costo esorbitante di creazione di uno strumento militare efficace ed indipendente  (si pensi ad esempio, per parallelismo alla difficoltà Maltese di mantenere il proprio) e moderno ed il lunghissimo tempo necessario per una eventuale adesione alla NATO e mantenimento degli STANAG tecnici previsti per i membri, primo tra tutti il rapporto PIL/Spese per la Difesa. In un eventuale contesto di EuroDifesa, argomento molto di moda negli ultimi due anni l’indipendenza Catalana, invece, prenderebbe un rilievo non indifferente, nella sua ultima accezione industriale  e loco regionale ma soprattutto asservirebbe il grande sogno di una Germania forza nucleare e dall’esercito compatto e coeso, centro di gravità di una difesa militare – e politica – europea, ed in pieno parallelismo con il progetto Kern-Europa, di piccole identità loco-regionali legate  a doppio filo all’apparato industriale e di ricerca di Berlino. La prossimità geografica spagnola alla Francia avrebbe doppiamente avvantaggiato Parigi, sia in termini di scambi economici con la piccola e ricca regione indipendentista ma anche con la Spagna, a cui inevitabilmente sia Madrid che Barcellona avrebbero sentito necessità inizialmente di rivolgersi a sostegno soprattutto economico-finanziario per i primi due anni, trovando punti di vantaggio e di indebolimento reciproco.

Uno scenario, pure realistico, questo ultimo, che vedrebbe quali sopravviventi Stati, in senso Novecentesco, solo quelli Centrali Europei riassunti attorno e il duo-polo Francia – Germania, su cui pesa assordante l’assenza post-brexit di Londra (anch’essa comunque alle prese con il referendum Scozzese) e a traino economico, politico e militare, Stati “declassati” proprio dalle forze indipendentiste.

Si deve ricordare ovviamente in questa sede l’attentato jihadista di Barcellona del 17 agosto, che ha portato alla luce come il grande sforzo, coronato anche da brillanti successi da parte di Madrid di sradicare, tredici anni dopo gli attacchi alla stazione ferroviaria di Atocha, il terrorismo siano stati non del tutto efficaci, e come la capacità mimetica e di aderenza delle cellule terroristiche sia sempre molto alta, ed in un paese in cui il PIL dipende molto dal turismo, sia vitale il contrasto al fenomeno. L’attentato però ha portato anche a casa altri due effetti, uno locale ed uno globale; a livello locale ha rafforzato l’immagine ed il ruolo dei Mossos d’Esquadra, che durante il picco quasi violento della crisi catalana andranno a percorrere una strada di equilibrio e sensatezza (si pensi invece ai Bomberos, i pompieri, poco dopo schierati pro-indipendenza) atta a garantire non tanto lo svolgimento delle elezioni ma che non vi fossero episodi violenti ed eccessivi successivamente. Strada di equilibrio che il loro Comandante, Josep Lluis Trapero, rischia di pagare con 15 anni di carcere per gli inevitabili confronti con la Guardia Civil presso i seggi, a fronte di un Prefetto, Enrique Millo, che si è scusato con la popolazione per le cariche avvenute lo stesso giorno.

A livello invece globale, l’attentato ha avuto effetti multipli sia nel dare forse luce ad una certa continuità tra ISIS ed Al Quaeda, soprattutto convergenze su reti logistiche e comunicative, sia si è incastrato perfettamente come timing in uno scontro, una guerra fredda ma non troppo, tra Qatar ed Arabia Saudita, impegnate entrambi a ristabilire contatti proficui con il Marocco da una parte e con l’editoria spagnola dall’altra, tramite visite ed incontri tra pari di altissimo rango e da quello societario acquisizioni, fusioni e lancio di campagne sull’editoria, soprattutto la stampa settoriale finalizzata al mercato femminile. Questione femminile che sta ovunque agitando il mondo, non soltanto quello arabo ma anche quello russo, come dimostrano le notizie provenienti dall’uno e dall’altro mondo.

In ultima analisi il sogno di una Europa unita solo sulla carta, ma a doppia locomotiva Franco-Tedesca cede sotto le spallate della economia di mercato, che approfittando dei varchi socio-culturali indipendentisti e delle casse vuote dei singoli Stati proprio per effetto proprio delle politiche economico-finanziarie di stabilità europee, e lo fa assieme alla illusione di una EuroDifesa unica, sicuramente auspicabile e necessaria ma ancora molto lunga a venire, che muore idealmente doppiamente sulle Ramblas, sotto i colpi fisici e geopolitici di nazioni che in questi tempi turbolenti hanno scelto linee di pensiero e di azione non illusorie ma molto concrete.

E’ evidente il rischio, prospettato da molti analisti, di “balcanizzazione” dell’Europa, sia a livello politico-economico, con un dibattito nazionalista aperto in Scozia, Fiandre, Padania, Madera, Baviera, sia militare, in un momento di discussione sul EuroDifesa ed implicitamente della NATO stessa. La stessa lettera degli intellettuali, politici, accademici ed europarlamentari, indirizzata a Juncker e Tusk, sul pericolo insito nel silenzio dell’UE (si ricordi che rapidamente anche USA ed Israele hanno preso le distanze dalle questioni Catalane, e la Russia, come detto mesi prima il suo pieno svolgersi) sul rispetto dei diritti fondamentali e dello stato di diritto dell’Unione Europea, datata 4 Novembre, contiene sia i semi del superamento della crisi stessa ma anche della distruzione dell’Unione, toccando anche altre tematiche certamente centrali quali la questione polacca dell’indipendenza dei giudici e della libertà dei media in Ungheria. Tematiche fondamentali ed aventi come nodo centrale l’identità e i diritti fondamentali europei, ma estremamente delicati da affrontare in un periodo geopoliticamente instabile come il presente.

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Le divisioni amministrative della Spagna (Fonte: Treccani)

Le divisioni amministrative della Spagna (Fonte: Treccani)

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