Questa mattina 5 novembre alle 9.17 Carles Puigdemont e quattro ex ministri del suo deposto governo si sono consegnati, assistiti dai loro avvocati, in tutta riservatezza alla polizia belga, evidentemente avendo prima trovato un accordo con quelle autorità. Ottima mossa anche per dimostrare che non intendono sottrarsi alla giurisdizione belga e probabilmente evitare i il carcere preventivo.
La fuga di Puigdemont che all’inizio poteva sembrare un sottrarsi un po’ vigliaccamente alla giustizia spagnola, è invece un comportamento, come in alcune pagine sottolinea il giornale spagnolo El Pais, politicamente molto …destabilizzante della situazione spagnola ma soprattutto di quella europea, considerato che finora le autorità della EU si sono voltate dall’altra parte, assicurando che si trattava di affari interni spagnoli e che comunque non avrebbero mai avallato una secessione della Catalogna.
Un comportamento delle deposte autorità catalane politicamente molto interessante, sicuramente ben studiato, fin da quando c’è stata la minaccia dell’applicazione dell’art. 155 della Costituzione e quindi della dissoluzione del governo catalano. L’incarcerazione dei leader politici Cuixart e Sanchez ha confermato che Madrid sarebbe andata avanti su questa linea e quindi l’unica possibilità di continuare il discorso politico a livello europeo era proprio quello di andare dove siede quel Governo.
Il problema è invece per il governo belga e è un problema particolarmente spinoso. Secessione, ribellione…difficile definire questi comportamenti quando non sono stati accompagnati da violenza, nemmeno quando la Polizia spagnola l’ha usata contro inermi cittadini che volevano votare un referendum dichiarato illegale sì, ma da tempo richiesto a gran voce. La malversazione, ovvero l’uso indebito di denaro dello stato, è invece un reato che probabilmente esiste nell’ordinamento giudiziario belga….e potrebbe costituire la buccia di banana sulla quale potrebbe scivolare Puigdemont: forse anche per questo è stato indicato quel reato nel mandato europeo di arresto della giudice Lamela.
Domani mattina lunedì 6 novembre alle 9.17 del mattino il giudice belga deve decidere se optare per il carcere preventivo in attesa della eventuale estradizione di Puigdemont e dei suoi ministri ancora con lui o lasciarli a piede libero perché non sussistono pericoli di fuga….essendosi tutti presentati spontaneamente alla Polizia belga. Appunto, ottima mossa.
E’ evidente che l’obiettivo del deposto Presidente del Governo catalano è quello di arrivare al 21 dicembre quando la Catalogna andrà alle urne e tenere vivo il problema potendo parlare con i giornalisti, di fare o far fare comunicati stampa: insomma fare la sua campagna elettorale da uomo semilibero. Anche se andrà in carcere, farà uscire la sua voce da ‘eroe’ della democrazia ristretto in vinculis.
Mai delle elezioni politiche interne avranno un riflesso europeo come quelle che si terranno il 21 dicembre prossimo. Non importa chi vincerà perché molto probabilmente non vincerà nessuno nel senso che più o meno pareggeranno le due istanze, separatiste e unioniste. C’è da sperare invece che una delle due prevalga decisamente sull’altra per tentare di spegnere questo brutto fuoco che sta divampando non solo nella penisola iberica. Sarà difficile porre fine alla questione.
Purtroppo qualsiasi avvenimento accada le conseguenze non spariranno in poco tempo: l’Europa sta giocando una partita difficile. Una partita che la sta indebolendo sempre di più dimostrando come di unione ce ne sia poca, se non per le spese che gli Stati membri affrontano per sostenerla. La prima picconata è stata data dalla Brexit dove, è pur vero che solo una minoranza ha decretato la fine della GB nell’EU ma perché allora coloro che non erano d’accordo non sono andati a esprimere la loro opinione? Saranno la maggioranza ma sono in difetto…lo stesso dicasi per quegli unionisti che però non sono andati al voto in Spagna il 1° ottobre. Per il bene della Spagna, della Catalogna e dell’Europa devono andare alle urne il prossimo 21 dicembre.
Puigdemont sta combattendo una battaglia, meglio una partita a scacchi con Rajoy e le Autorità europee di Bruxelles, infilando in questo pasticcio la giustizia belga che si trova a dirimere una situazione giuridica che ha risvolti politici di grande importanza.
Il problema è proprio questo: la definizione giuridica di un problema sociale sul quale Madrid non sembra abbia voluto dialogare. Non possono esserci soluzioni giuridiche a un problema sociale e politico. Però, purtroppo non si torna indietro. Attendiamo le elezioni politiche del 21 dicembre. La giustizia belga in queste ore sicuramente sta cercando una onorevole via d’uscita a un problema non spagnolo o catalano ma europeo.
E’ un momento storico interessante ma pericoloso.
Per la parte storica ricordiamo ancora l’articolo di Andrea Carteny
affarinternazionali.it http://www.affarinternazionali.it/2017/10/catalogna-indipendentisti-unionisti-voto/
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