La situazione di Spagna e  Catalunya è oggettivamente grave.

La situazione di Spagna e Catalunya è oggettivamente grave.

 

Junqueras e gli ex consiglieri Romeva, Mundó, Bassa, Borràs, Forn, Rull, Turull y Vila (foto Vanguarda)

Junqueras e gli ex consiglieri Romeva, Mundó, Bassa, Borràs, Forn, Rull, Turull y Vila (foto Vanguardia)

Questa mattina 2 novembre il giudice istruttore della Procura Generale di Spagna, Carmen Lamela, ha deciso di mandare in carcere quasi tutto il Governo catalano, incluso l’ex vice presidente Oriol Junqueras, compreso un consigliere (cioè Ministro), Santi Vila, che aveva dato le dimissioni il giorno prima della dichiarazione di indipendenza e che in tribunale ha risposto alle domande. Potrà uscire per gli arresti domiciliari con una cauzione finanziaria di 50.000 euro. Deve però entrare comunque in prigione.

Gli ex consiglieri che si sono recati in Tribunale hanno risposto solo alle domande dei loro avvocati. Per la giudice Lamela, c’è un pericolo oggettivo di fuga e quindi occorre restringerli in carcere.

Visto che Puigdemont e altri quattro ex consiglieri non si sono presentati alla citazione in Tribunale, appare evidente che contro di loro verrà spiccato nelle prossime ore un mandato europeo di arresto per reato di ribellione, sedizione e malversazione, ovvero gestione illecita di fondi statali per realizzare un referendum dichiarato illegale. Questo è il punto più delicato di tutte le accuse. Sembra strano ma è così. Infatti, se è politicamente difficile stabilire quel che è illegale nella richiesta di democrazia e indipendenza di una popolazione, più facile è dimostrare che il soggetto incriminato ha fatto un uso scorretto di fondi statali e quindi lasciar aperto uno spiraglio, come un ‘cavallo di Troia’,   per i paesi europei, segnatamente al Belgio, che può risolvere il delicato problema, decidendo di estradare Puigdemont e agli altri ex consiglieri per illeciti finanziari e non per atti a valenza politica.

Tutti i membri dell’ex governo catalano sono entrati, per le 19.35, nelle varie carceri alle quali sono stati destinati. Tra loro anche due donne.

Migliaia di persone si sono raccolte in Barcellona davanti al Parlamento per chiedere la libertà dei ‘prigionieri politici’. Le principali istituzioni e associazioni catalane hanno indetto una settimana di protesta. Si prefigurano scioperi. Tutto questo avrà pesanti ripercussioni non solo sull’economia catalana ma anche su quella spagnola che si era ben avviata dopo la crisi.

Varie sono state le reazioni politiche a questa decisione che rischia di divenire un tremendo boomerang per il governo spagnolo. Ad esempio, il leader catalano di Podem , Albano Dante Fachin e il segretario generale di Podemos spagnolo, Pablo Iglesias, che avevano criticato aspramente il comportamento del governo catalano, hanno indicato che lavoreranno con forza per il rilascio di queste persone…’vergognandosi’ che il loro paese metta in carcere oppositori politici.

Effettivamente, a ben vedere, la giudice Lamela ha in realtà inviato in carcere persone democraticamente elette, come ha fatto rilevare Ada Colau, sindaco di Barcellona; deputati eletti nel 2015 che avevano presentato il loro programma politico caratterizzato anche da una forte spinta all’indipendenza catalana.

Ovviamente il governo di Rajoy non ha voluto commentare le decisioni della giudice perché non commentano mai, hanno dichiarato a Europa Press, le decisioni della Magistratura.

Eccoci dunque già arrivati al mito degli eroi del referendum della indipendenza in carcere. E non nella stessa prigione: sono stati divisi, su ordine della giudice, in cinque penitenziari diversi e nessuno è stato mandato in quello, dove sono rinchiusi dal 6 ottobre Jordì Sancehz e Jordì Cuixart, il Soto Real a Madrid.

Saranno molte le conseguenze di queste decisioni della Procura Generale di Spagna e del Governo centrale al quale è evidentemente sfuggita di mano la questione.

Già si stanno materializzando le prime conseguenze politiche di sfaldamento della coesione di partiti politici: alcuni deputati e leader sono preoccupati di fronte alla detenzione di oppositori politici, perché tali sono coloro che hanno chiesto da anni, una maggiore forte autonomia dal Governo di Madrid. E’ una storia che va avanti fin dal 1978 e che ha avuto un momento interessante nel 2005 quando finalmente un nuovo Statut era stato stilato e approvato da istituzioni locali e centrali. Ma nel 2010 il Tribunale costituzionale verificò l’incostituzionalità di alcuni articoli e bloccò nel 2014 un referendum regionale indetto come consultazione referente. Nel 2015 le elezioni politiche portarono alla vittoria coloro che vollero chiaramente nel loro manifesto politico l’indipendenza della Catalogna; coloro che oggi sono stati inviati in carcere per aver cercato di attuare il programma per cui erano stati eletti in libere consultazioni politiche. Già dal carcere sono uscite dichiarazioni dei ‘prigionieri politici’ che affermano di star bene, di aver un alto spirito sapendo che stanno lottando per l’indipendenza della Catalunya: nuovi protagonisti di una delle crisi più serie, se non la più seria di tutta Europa che, con la scusa di non voler intervenire negli affari interni di uno Stato, sta cercando di voltarsi dall’altra parte per non vedere la disgregazione pericolosa di uno Stato membro e la sua incapacità di far fronte a una richiesta d’indipendenza da lungo tempo presentata.

Dunque Madrid sapeva esattamente quali erano le intenzioni dei nuovi deputati catalani e del nuovo Governo della Generalitat. Forse non credevano che le avrebbero portate a compimento e ora mettono in carcere politici che con coerenza hanno cercato di adempiere al mandato ricevuto dai loro elettori. La Procura Generale di Spagna chiede addirittura a un altro governo di incarcerare preventivamente cinque persone che sono sul suolo belga, come cittadini europei? Non a caso, il presidente della regione belga delle Fiandre ha stigmatizzato l’eventuale richiesta di carcerazione preventiva per gli ex membri del governo catalano.

Qualcosa non torna in questa tristissima vicenda che riporta la Spagna e l’Europa a almeno 50 anni fa. Si riparla di franchismo, di fascismo: tutte definizioni che avrebbero dovuto essere ormai sepolte ma il loro uso dimostra che l’Europa Unita ha fatto poco o niente dal punto di vista politico, oltre a avere una moneta unica e verificare le finanze di ogni stato secondo un’austerità non certo feconda o decidere di quanti millimetri dovessero essere le vongole da pescare o la dimensione delle mattonelle bianche nell’asettico laboratorio per fare i formaggi e la ricotta!

Verranno le elezioni politiche del 21 dicembre e di ora in ora sembra difficile prevederne i risultati, con gli ultimi avvenimenti che pregiudicano sempre di più una soluzione ragionata del problema.

Forse non è più il momento ma Mariano Rajoy potrebbe prendere atto del suo fallimento governativo e dimettersi, passando il testimone a chi può iniziare asetticamente un dialogo mai aperto e arrivare alle elezioni del 21 dicembre in un atmosfera più serena. La Corona, in relativamente breve tempo, sempre dopo le elezioni politiche, potrebbe prendere atto della propria debolezza, ritirandosi e dando la possibilità non solo alla Catalunya, di decidere se essere una Monarchia o una Repubblica. Chissà che in una nuova situazione istituzionale e alcune criticità possano essere ricomposte con una nuova Costituzione e una più moderna gestione della realtà contemporanea.

La giornata di oggi, come le altre, non è triste solo per la Spagna o per la Catalunya ma per l’intera Europa, i suoi grigi burocrati e i suoi deputati itineranti tra Bruxelles e Strasburgo.

Alle 10 di sera dai balconi e dalle finestre di vari centri della Catalunya, Barcellona compresa, hanno iniziato a risuonare i colpi dati sulle casseruole e pentole per protestare contro la detenzione degli ex consiglieri e del vicepresidente del Governo catalano. Forse anche coloro che non erano indipendentisti rivedono le loro posizioni? Strani fenomeni ai quali assistere ancora nel XXI secolo. Le armi, per fortuna, continuano a tacere e solo il loro silenzio continuato potrà avviare a qualche soluzione.

***Al momento di chiudere questa nota giunge notizia che la Procura Generale di Madrid ha spiccato, come previsto, il mandato europeo di arresto per Puigdemont e i quattro ex consiglieri, con richiesta, da parte della stessa Procura Generale, di carcerazione preventiva in attesa della decisione della Magistratura belga. La giudice istruttore su questo punto si è riservata di decidere…vista la levata di scudi di molti politici europei, non solo belgi. Inoltre è stato cambiato l’ordine di carcerazione: tutti gli uomini andranno in una prigione e le donne in un’altra; questo è stato concesso per facilitare la difesa degli imputati, che in alcuni casi hanno gli stessi avvocati difensori.

Nota chiusa alle 23,00 del 2 novembre 2017.

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Per un approfondimento sui dati storici, v. l’articolo di Andrea Carteny del 30 ottobre:

http://www.affarinternazionali.it/2017/10/catalogna-indipendentisti-unionisti-voto/

Carles Puigdemont

Carles Puigdemont in questo momento in Belgio

 

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