Breve nota sulla scomparsa di Musa al Sadr

Breve nota sulla scomparsa di Musa al Sadr

L'Imam Mussa Sadr

L’Imam Mussa Sadr

Breve nota sulla scomparsa di Musa al Sadr

Nell’estate di quell’anno, mentre infuriava la battaglia fra i libanesi di Hezb’Allah e Israele, il cinquantenne Musa al Sadr è in un accampamento di Tiro, dove aveva dato inizio alla sua attività pubblica con il Partito Amal (La Speranza), che vinse ancora le elezioni municipali battendo anche Hezb’Allah di Nasrallah.

La sorella di Badr, Robabeh, dirigeva la Fondazione istituita nel 1960 che sostiene con borse di studio 1.200 studenti, assiste migliaia di orfani e ogni anno cura almeno 50mila persone.

E’ la sorella Robabeh che ricorda l’ultimo viaggio di Musa al Sadr a Tripoli, con una valigia piena di libri e una lettera, mai spedita, a Khomeini.

Due giorni prima della partenza da Beirut per la Libia, Musa al Sadr, predicendo il futuro, invia un articolo a “Le Monde” sulla lotta in Iran tra lo shah e l’opposizione religiosa degli ayatollah, scrivendo fra l’altro: “In Iran è in corso un’autentica rivolta…. di un intero popolo nella sua diversità, vi partecipano studenti, lavoratori, intellettuali e uomini di religione. Il leader della rivoluzione, il grande imam Khomenei, esprime le dimensioni nazionali, culturali e libertarie di questa rivoluzione”.

Forse Musa al Sadr paga l’intervista data a Tripoli due giorni prima di scomparire, ipotesi avanzata alcuni anni addietro da Fouad Ajami, profondo conoscitore delle vicende degli al Sadr e Musa al Sadr, Ma a quel tempo dominava il “fronte del rifiuto” di ogni negoziato con Israele e il colonnello Gheddafi, insieme alla Siria degli Al-Assad, ne faceva parte.

Musa comunica ai libici l’arrivo il 25 agosto avvertendoli che sarebbe ripartito il 1° di settembre per assistere la moglie in ospedale, ma da quando arriva a Tripoli la sorella non riceve alcuna telefonata né da lui e né dai suoi compagni.

Si sa che l’imam arriva nella capitale libica il 25 agosto con due compagni, lo shaykh Muhammad Yacoub, e un giornalista, Abbas Badreddin, direttore dell’agenzia di notizie libanesi. Musa- Sadr viene visto per l’ultima volta il 31 agosto in un hotel di Tripoli, Al Shati, da cui esce verso mezzogiorno e, incontrando una delegazione di libanesi nella lobby, riferisce che sta andando a un appuntamento con Gheddafi.

I libici, invece, dichiarano che Musa Sadr aveva lasciato la capitale il 31 agosto con un volo Alitalia diretto a Roma.

In realtà, a Roma arriva solo la sua valigia, depositata all’ “Holiday Inn” da due agenti di Gheddafi, che lasciano sul letto della sua camera anche il mantello scuro dell’imam.

Solo dopo l’uccisione di Gheddafi nell’ottobre 2011, media italiani diffondono la notizia che negli anni ’80 l’intelligence italiana per mantenere buoni rapporti con Gheddafi avrebbe sostenuto la versione del regime libico secondo la quale Musa al Sadr nell’estate del 1978 era scomparso durante una tappa a Roma. In realtà, dagli accertamenti emerse che nessuna testimonianza, né dal personale dell’Alitalia, né di quello dall’Holiday Inn conferma questa versione dei fatti.

Tre anni dopo, uno dei figli di Gheddafi, Hannibal, rifugiatosi a Damasco, è arrestato in un viaggio a Beirut dagli Hezb’Allah che lo interrogano sulla scomparsa di Musa Sadr per poi consegnarlo alla magistratura libanese. Annibal accusa Jallud, l’ex numero due del regime libico, di aver fatto scomparire l’imam al-Sadr.

Ancora oggi, nonostante gli sciiti continuino a cercare la verità, nulla è stato chiarito.

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