Un notevole  cambiamento…qualche riflessione storica sugli avvenimenti attuali.

Un notevole cambiamento…qualche riflessione storica sugli avvenimenti attuali.

 

POTUS, Mr. Donald Trump.

POTUS, Mr. Donald Trump.

L’era Trump porta un notevole cambio di passo nella politica occidentale. Per la verità, la personalità del 45° presidente degli Stati Uniti non si è ancora del tutto palesata in campo politico. E’ ben conosciuto come imprenditore di successo con forse troppo pelo sullo stomaco ma ancora non possiamo capire totalmente il suo indirizzo politico: eppure lo ha e al contrario di quanto si dice, lo ha ben chiaro…il suo.

Indubbiamente è costretto a tener fede alle promesse fatte ai suoi elettori in campagna elettorale ma non è detto che le mantenga tutte, che gli sia possibile mantenerle tutte e che gliele lascino mantenere tutte. Sempre che resti vivo e vegeto fino alla fine del mandato. Speriamo di sì, per lui e per la politica internazionale che avrebbe gravi contraccolpi da un avvenimento traumatico di quel genere.

Nel suo primo giro all’estero è andato in Arabia Saudita (business is business)e in Israele, prima di venire in Europa: ha ben compreso l’importanza del mondo sunnita wahabita nell’attuale ‘grande gioco’ mediorientale e il suo peso politico nel contrasto agli sciiti, sempre più potenti non solo in Iran.

E nel suo interessante discorso a Riyadh, di fronte a capi di Stato e di Governo di più di 50 stati arabi musulmani ha chiarito che America is a sovereign nation and our first priority is always the safety and security of our citizens e quasi alla fine del suo discorso: A better future is only possible if your nations drive out the terrorists and extremists. Drive Them Out. DRIVE THEM OUT of your places of worship. DRIVE THEM OUT of your communities. DRIVE THEM OUT of your holy land, and DRIVE THEM OUT OF THIS EARTH. Il mondo occidentale non può sconfiggere IS e integralismo islamico se non con l’aiuto vero e concreto proprio degli stessi musulmani: solo i musulmani hanno le vere chiavi di lettura per sconfiggere questa distorsione terroristica per non ricordare che la maggior parte delle vittime è musulmana.

Continuando nel suo giro per le capitali, il Presidente ha strigliato senza giri di parole l’Europa affinché metta maggiori risorse finanziarie nella propria difesa…che poi sarebbe il Patto Atlantico, sottoscritto alla fine del secondo conflitto mondiale. La politica americana del dopoguerra fu tesa a una lotta continua senza quartiere all’influenza sovietica in Europa (visto che i Balcani erano perduti) e a due partiti comunisti in particolare, quello francese e quello italiano che ricevevano, come era noto, forti sussidi finanziari da Mosca e da questa erano influenzati e influenzavano le politiche nazionali.

Il quadrante asiatico era stato sconfitto: il Giappone era stato piegato e umiliato. La Cina di Mao stava iniziando a dare qualche preoccupazione. Mosca era il nemico principale da abbattere e quindi grandi sovvenzioni agli stati europei distrutti da una guerra sanguinosa contro gli ‘ismi’ finalmente cancellati, almeno quelli, con il Piano Marshall per la ricostruzione. Gran parte dell’utilizzo dei fondi era però vincolato all’acquisto di prodotti americani, visto anche il surplus di produzione da esitare e che quindi necessitavano stati europei (mercato sempre privilegiato), che potessero comprare. La Germania rimase divisa in due e la DDR era nelle mani di Mosca.

Ecco però che nel 1989, alla fine di un lungo percorso politico non solo europeo, il Muro di Berlino cade e l’URSS implode. In seguito le due Germanie si riunificano; la capitale torna a essere Berlino e dopo qualche anno una signora, che aveva fatto parte della sua carriera nella DDR, è a capo della Cancelleria tedesca e anche in questi giorni si presenta per un quarto mandato! Altro che Lady di Ferro: questa è d’acciaio forgiato nella fabbriche dell’antica Repubblica Democratica tedesca.

Il dirigismo e l’austerità tedesca influenzano molto l’Europa che è in affanno notevole, con perdite milionarie di posti di lavoro; con stati che sono sempre vicini al default; con una moneta unica che è stabile in realtà ma soggiace a speculazioni finanziarie internazionali di vasta entità. L’alleanza con gli Stati Uniti non viene mai messa in discussione e in alcuni stati europei relativamente più deboli, l’influenza americana ancor più di quella della ‘troika’ europea è sentita.

La crisi morde e l’Europa, austera finanziariamente, traballa. E per rendere la situazione più complessa, una migrazione inarrestabile arriva sulle sponde del Mediterraneo per penetrare nel cuore dell’Europa, passando ovviamente per un canale privilegiato, le sponde italiane e quelle greche, aggravando finanziariamente le risorse di questi due stati, politicamente deboli. Risorge dalle ceneri, se mai ci sono state, la Turchia: potente, elemento di raccordo geografico tra l’Europa e il Levante, dove interventi non abbastanza considerati, per non dire del tutto sconsiderati, hanno destabilizzato quasi tutta l’area, includendo anche la più lontana Libia. Erdogan ha chiuso la rotta balcanica ai migranti, profumatamente pagato dalla’Europa…è un dittatore ma serve per ora. A quando il tentativo di togliergli la poltrona, visto che indubbiamente non rispetta i diritti umani?

La democrazia occidentale deve abbattere i dittatori…è un ‘must’! Solo per affermare l’applicazione del diritto umanitario? I dubbi sono permessi.

In questo panorama complesso della politica globalizzata irrompe tre mesi fa un magnate americano con delle idee che sembrano chiare: ‘America first’…non è facile dargli torto…non viene dalla gavetta politica e non ha linguaggio diplomatico. Ha sempre e solo pensato al bene delle sue imprese e forse intende gli Stati Uniti come suoi personali ‘assets’ da far prosperare. L’idea può essere corretta. Ma c’è la politica globale e c’è un giovanotto dall’ineffabile taglio di capelli, Kim-Jong-un, nella Corea del Nord, che sta rendendo il quadrante asiatico di nuovo effervescente.

Andando indietro nel tempo anche durante il secondo conflitto mondiale, si nota che il settore che più ha occupato e preoccupato Washington fu quello asiatico, appunto. E ora di nuovo questo settore diventa più importante di altri per la politica americana. Trump invita gli europei a investire maggiormente sulla propria difesa, cioè a spendere di più perché in realtà Washington deve mettere maggiori risorse in quel settore asiatico per frenare il Presidente della Corea del Nord e, pur facendosi aiutare dal colosso Cina, deve anche far modo di non esser da esso fagocitato. Dunque, l’Europa deve riuscire a far da sola per difendersi da…questo è il problema. Dai missili coreani? Da quelli cinesi? Dalle turbolenze del nuovo Sultano turco…ma Ankara è membro della NATO, cioè sta nella stessa ‘barca’ di difesa europea.

In realtà l’Europa deve difendersi dall’influenza di DAESH (IS): da un integralismo terrorista e subdolo. Ha truppe in Iraq e in Afghanistan (e l’Italia ne ha molte); cerca di distruggere l’armata islamica del Califfo al Baghdadi (vivo o morto che sia) ma non stabilizza i territori, nemmeno con il vituperato aiuto dello Zar Putin.

E soprattutto non ha compreso che ha già perduto la sua identità, non avendola difesa e sostenuta. L’immanenza di una immigrazione mal gestita, mal governata con una marea di risorse finanziarie che girano attorno al business, non aiuta certamente gli stati europei a ritrovare una coesione assolutamente necessaria proprio in questo frangente. In più l’alleato inglese si sta sfilando e Trump probabilmente vuole ricreare quel solido asse anglo-americano che ha sempre caratterizzato le relazioni fra il Vecchio e Nuovo Mondo, perché in questo momento è molto più interessato al quadrante asiatico, come da antica tradizione.

La potente Cancelliera tedesca vuole rimboccarsi le maniche: ha capito che Trump vuole in qualche modo disimpegnarsi e quindi tuona, con stupore quasi, che l’Europa deve pensare a fortificarsi di più. In parole povere, a risolvere da sola, senza più l’ombrello dello Zio Sam, i suoi problemi. E come si propone allora la Merkel a quegli stati balcanici che pur essendo entrati nell’Europa Unita, ne rigettano le difficoltà, quali l’accoglienza dei migranti, soprattutto di quelli provenienti dall’Africa Subsahariana?

Europa unita, Europa a due velocità…a tre! La crisi economica, dovuta in gran parte all’austerità voluta proprio dalla Cancelliera tedesca, ma non solo, non permette una veloce soluzione di molti problemi e la mutazione epocale irreversibile della società europea non rende facile la visione del futuro: i migranti sono arrivati e stanno arrivando. Non è possibile riportarli tutti da dove sono venuti e l’Europa ha un territorio piccolo e in difficoltà, oltre a sembrare quanto meno vecchia e stanca. Non è possibile fermare almeno per ora l’ondata migratoria.

Con il suo ‘America first’ Trump torna…forse… a un’antica politica nazionalista e isolazionista abbandonata già agli inizi del Novecento. Nulla in storia torna come è stato prima ma studiare fenomeni storici può essere la chiave per comprendere in parte le manifestazioni attuali dei potenti della terra.

Di sicuro, ad avviso di chi scrive, un notevole cambio di passo si è verificato nei rapporti Europa-USA e non solo. Le sanzioni a Putin non aiutano la situazione politica e economica e la caccia alle ‘ streghe’ colluse con i russi ricorda molto il ‘maccartismo’ degli Anni Cinquanta. Eppure un asse Mosca-Washington potrebbe essere positivo per la politica mondiale e per un tentativo di stabilizzazione in Medio Oriente, sempre che già questo asse sotterraneo non ci sia. L’Europa poi farebbe bene a sollevare le sanzioni contro Putin che in realtà, come sempre successo con questo tipo di punizioni politiche internazionali, ha finito per rovinare anche chi le ha decretate oltre a mettere in difficoltà coloro nei confronti dei quali sono state comminate.

I prossimi anni saranno molto interessanti per la storia di cambiamento nei rapporti politici internazionali

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La Cancelleria Angela Merkel

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