Un saggio molto interessante di uno dei collaboratori di OA particolarmente esperto in questa tematica. Predittivo sulle relazioni USA-Trump?. Leggiamo il testo e aspettiamo gli eventi.
Il Direttore scientifico: Maria Gabriella Pasqualini
Le relazioni USA–Russia nel quadro della Presidenza Trump rappresentano attualmente una grande incognita per l’Europa ed il mondo, ma al tempo stesso anche una grande opportunità. L’Europa ed il mondo sono in attesa dei risultati dell’incontro tra il presidente Trump e Vladimir Putin che dovrebbe avvenire nel corso dei prossimi mesi.
Molti sono i problemi sul tappeto e forse l’atteggiamento iperrealista di Trump contribuirà a rendere possibile una sorta di transazione tra Stati Uniti e Russia e quindi un sostanziale miglioramento delle relazioni tra i due Paesi e delle relazioni internazionali in Europa e nel mondo nel loro complesso.
Non tutto sarà però semplice e lo scopo di questo articolo è di illustrare quali sono le possibilità che venga trovato un pur difficile compromesso tra le parti e quali sono invece gli ostacoli che si potrebbero frapporre a questa possibile intesa. L’articolo sarà quindi suddiviso in una parte generale ed in una dedicata ai vari scenari regionali che caratterizzano le relazioni bilaterali tra Usa e Russia.
Le relazioni tra Usa e Russia e cosa cambia con l’arrivo di Trump alla Casa Bianca
L’approccio di Trump alle relazioni con la Russia sarà caratterizzato da un atteggiamento pratico e realista di cui si intravedono già i primi segnali. Ciò non deve tuttavia fare dimenticare che alcuni problemi di fondo di tipo strutturale non potranno essere risolti soltanto grazie ad un migliore rapporto personale tra i due leader perché essi hanno basi molto più complesse ed articolate.
I due leader hanno però in comune il desiderio, dovuto a motivi, sia di ordine caratteriale che ideologico, di sovvertire o modificare l’ordine liberale e la democrazia che hanno costituito l’ossatura del sistema internazionale negli ultimi decenni, ordine internazionale fondato, almeno in parte, sulle norme del diritto internazionale ed evidentemente messo in crisi dall’invasione russa della Crimea [1] che rimanda ad una concezione della geopolitica basata prevalentemente sui rapporti di forza o di convenienza politica e non su norme giuridiche che la comunità internazionale è tenuta a fare rispettare. Proprio questa tendenza, o anche una mancanza di leadership o di leadership eccessivamente “americano-centrica” potrebbe creare degli scompensi e cambiamenti a livello internazionale [2],ad esempio il riarmo autonomo dell’Unione Europea per meglio affrontare le minacce latenti ed esplicite sul territorio europeo. Su questa pars destruens Trump e Putin potrebbero quindi trovare un accordo che però non dovrebbe avvenire a costo di qualche altro Paese, cioè una sorta di Yalta post-litteram, una sorta di ferrea divisione in sfere d’influenza a danno di altri Paesi, come qualcuno giustamente teme, in particolare i baltici e gli ucraini.
La creazione di sfere di influenza diminuirebbe giocoforza il ruolo della NATO perché si troverebbe costretta ad abdicare al suo ruolo di garante de facto se non de jure della sicurezza non soltanto dell’Ucraina ma anche dell’Europa orientale e dell’Eurasia, in particolare del Caucaso meridionale e del Mar Nero [3]– attualmente caratterizzato da una forte tensione tra forze NATO e forze russe- e del Mar Caspio, due dei punti di passaggio obbligati (choke points) più importanti per quanto riguarda il flusso e la produzione di risorse energetiche verso l’UE e gli Stati Uniti che sono a loro volta in forte competizione con la Cina per le forniture energetiche in Eurasia e soprattutto in Asia Centrale.
E’ evidente che la competizione con la Russia da parte degli Stati Uniti ha dietro di sé un “convitato di pietra” che è la Cina perché ha tutto l’interesse a mantenere divise le forze statunitensi, come si è chiaramente visto durante la crisi ucraina [4], su almeno due fronti perché altrimenti verrebbero concentrate tutte nel Mar Cinese meridionale per un efficace azione di containment rivolto contro la Cina. La partita è perciò di grande importanza geopolitica e le carte da parte dei “major players” non sono ancora del tutto state scoperte, tranne forse ai policy makers di altissimo livello.
L’Ucraina
L’Ucraina rappresenta indubbiamente una delle questioni più spinose tra Usa e Russia, sebbene non l’unica. E’ ovvio che un accordo tra Russia e Stati Uniti non possa essere che molto difficile, se non impossibile perché le richieste della Russia molto verosimilmente chiederebbero un arresto delle riforme in Ucraina e la fine delle trattative tra Ucraina e NATO, un punto assolutamente irrinunciabile per la Russia, mente per l’UE sarebbe forse possibile trovare un difficile compromesso. In cambio di ciò la Russia potrebbe ritirare le sue truppe e il suo appoggio ai ribelli indipendentisti nel Donbass, fatto evidenziato dagli ultimi attentati ed eliminazioni fisiche a danno dei capi dei ribelli nel Donbass che in base ad una certa logica indipendentista si opporrebbero con tutte le loro forze ad un ritorno del Donbass nell’ambito statuale dell’Ucraina. Ciò in parte per “patriottismo”, in parte certamente anche per paura di perdere le posizioni di potere ormai acquisite. E’ evidente che, con grande probabilità, questi attentati siano stati eseguiti dai Servizi segreti russi, gli unici in grado di eseguire degli attentati con tanta precisione e determinazione ed il cui fine politico è di impedire che i capi ribelli locali possano tentare di influenzare le decisioni prese da Mosca riguardo alla sorte definitiva dei territori del Donbass che verrebbero utilizzati da Putin quali “pedine di scambio” in un accordo omnicomprensivo con l’Occidente ed in particolare con gli Stati Uniti.
Il controllo da parte di Mosca dei capi ribelli è fondamentale per gestire la situazione secondo la volontà e gli interessi del Cremlino che potrebbe accettare il ritorno del Donbass sotto la sovranità ucraina in cambio della rinuncia formale all’adesione dell’Ucraina alla NATO e forse alle stesse riforme e a un suo pur parziale ritorno sotto la sfera d’influenza russa. Ma la priorità per la leadership russa rimane la rinuncia alla NATO per la quale la “restituzione” del Donbass all’Ucraina potrebbe dimostrarsi doppiamente “vantaggiosa” perché la sua condizione di regione federata con uno status speciale all’interno dell’Ucraina potrebbe forse bloccare delle decisioni politiche ed amministrative non gradite a Mosca. Un’incorporazione del Donbass nel territorio russo, in flagrante contrasto con il diritto internazionale, come il recente riconoscimento da parte russa “per motivi umanitari” della “statualità” delle due Repubbliche secessioniste del Donbass, sarebbe quindi in contrasto con la suddetta logica, cioè il mantenimento a tempo indefinito- con i relativi aggravi di costi, quest’ultimo un fattore determinante nell’esaminare e comprendere la questione del “conflitto congelato” su questi territori nominalmente ucraini- per impedirne in futuro una possibile adesione alla NATO e forse anche alla UE poiché queste ultime non possono accettare come membro uno Stato con un conflitto in corso sul suo territorio. Detto questo, il problema più grande è quello di determinare quale potrebbe essere il bargain che potrebbe avvenire nel corso delle prossime settimane o mesi tra il Presidente statunitense e quello russo.
Per gli Stati Uniti, rinunciare all’Ucraina significherebbe rinunciare a sostenere le riforme in Ucraina e quindi lasciare all’Unione Europea il peso(ed i futuri vantaggi) di portare avanti questa incombenza, rinunciare quindi anche a fornirle aiuto militare per conto proprio ed attraverso la NATO, cioè provocare gravi scontenti nella NATO e all’interno degli alleati europei, quindi rischiare una possibile frattura all’interno del legame transatlantico. Il ridimensionamento della NATO o il suo scioglimento danneggerebbe gravemente gli Stati Uniti e la loro posizione nel mondo, anche se li libererebbe momentaneamente dal peso delle risorse che vi dedicano [5] e che Trump vorrebbe cambiare con una diversa redistribuzione dei costi, il cosiddetto burden sharing nella terminologia inglese. E’ facile capire come il mutamento del burden sharing all’interno della NATO in favore degli Stati Uniti che sostengono gran parte del bilancio militare della NATO vedrebbe molti sostenitori sia all’interno dell’Amministrazione repubblicana, sia dell’opposizione democratica.
Un ridimensionamento della NATO (per non parlare di una sua assai improbabile abolizione) troverebbe indubbiamente molti accaniti oppositori sia all’interno del partito repubblicano che all’interno dell’opposizione democratica e nell’ambito dell’Esercito Usa, certamente non interessato a diminuire il suo ruolo e la sua funzione tradizionale in ambito NATO nel fronteggiare la minaccia militare russa e quindi un ostacolo in più alle iniziative politiche di Trump.
Quali potrebbero essere le contropartite di Putin in cambio di una sostanziale rinuncia statunitense ad aiutare l’Ucraina militarmente e a portare avanti le riforme politiche ed economiche? L’unica contropartita che Putin potrebbe forse offrire sarebbe quella di un possibile e difficile ritorno allo status quo ante, cioè a fare in modo che l’Ucraina torni a essere uno “stato cuscinetto” tra Russia ed Occidente e nel quale l’influenza russa sia presente, ma non del tutto prevalente od esclusiva, altrimenti la costruzione di una sorta di “Unione Eurasiatica”, ammesso che sia realisticamente possibile, andrebbe a scapito dell’Occidente, anche in caso di un’intesa di tipo personale e affaristica tra Putin e la recentemente insediatasi Amministrazione statunitense.
La logica dell’intervento degli Stati Uniti in Ucraina è stata, infatti, quella di allargare il libero mercato e la democrazia e soprattutto di provocare l’indebolimento della Russia e quindi impedire che potesse divenire la potenza egemone [6] del continente eurasiatico attraverso la creazione dell’Unione Doganale e poi dell’Unione Eurasiatica, anche grazie alle tecnologie fornite dalla Germania che bisognava quindi “convincere”, (dal punto di vista statunitense) a troncare/interrompere le relazioni economiche con la Russia in modo che l’unione russo-tedesca tra tecnologia e risorse non creasse un duopolio in Europa. E’ evidente che rinunciare a questo decennale obiettivo di fondo della politica statunitense degli ultimi dieci anni, rappresenterebbe un grossa sconfitta per la politica estera statunitense perché significherebbe assistere alla nascita di una grande Potenza sul continente, pur messa in difficoltà dalle sanzioni europee e statunitensi che ne impediscono la crescita economica e non le forniscono la tecnologia e gli investimenti necessari per sfruttare i giacimenti petroliferi e gassosi, ad esempio Sakhalin [7], situati nel Estremo Oriente russo (Dalni Vostok) russo che ne hanno assolutamente bisogno date le difficili condizioni climatiche che caratterizzano la zona. Zona che subisce una lenta penetrazione commerciale da parte della Cina e che in futuro potrebbe, una volta definitivamente mutati i rapporti militari in suo favore, rivendicare delle pretese territoriali sull’Estremo Oriente russo, ricco di risorse energetiche e scarsamente popolato a causa delle dure condizioni di vita e di un debole sviluppo economico locale. Il blocco degli investimenti e delle tecnologie occidentali, oltre agli effetti del ribasso del greggio sui mercati mondiali, ha quindi un effetto devastante sull’economia russa ( [8], incrinando in una qualche misura il tacito patto [9] “di passività politica” in cambio di una sostanziale crescita dei redditi tra il Presidente russo Vladimir Putin ed il resto della popolazione [10], consenso concentrato soprattutto nelle aree periferiche della Russia che dipendono quasi interamente dal bilancio federale ed hanno poche possibilità di sviluppo economico locale e non nelle grandi aree metropolitane caratterizzate generalmente da una borghesia più incline al liberalismo, come evidenziato dalle manifestazioni di massa di Mosca del dicembre 2011.Esse hanno quindi costretto il Presidente russo ad una politica estera più avventurosa volta ad assicurarsi il prestigio presso l’opinione pubblica nazionale nel senso del prestigio internazionale, ma anche ad acquisire una sostanziale parità di diritti con gli Stati Uniti (ravnopravie in russo) e i vantaggi economici eventualmente che ne possono o potrebbero derivare.
I contorni di una simile intesa non appaiono chiari anche agli addetti ai lavori e forse soltanto le elites governative statunitensi e russe sanno come trovare una soluzione ad una questione molto intricata e densa di conseguenze per gli equilibri europei e mondiali. Poiché è evidente che i cosiddetti Accordi[11] di Minsk[12], per trovare un “cessate il fuoco” tra l’esercito ucraino e le forze indipendentiste appoggiate dall’esercito russo rappresenta soltanto un primo pragmatico, ma allo stesso tempo estremamente instabile e provvisorio tentativo di trovare un tentativo di risoluzione del conflitto armato che sta devastando la regione orientale dell’Ucraina, cioè il Donbass. La Crimea invece, saldamente in mano russa, sta subendo un’espropriazione[13] da parte russa delle ex proprietà ucraine oltre ad una seria violazione delle locali minoranze tatare. Ciò finirà, tranne la Crimea, argomento indiscutibile da parte russa, per essere parte integrante delle trattive tra Putin e Trump. La soluzione definitiva a questo grave conflitto militare e politico potrà quindi venire soltanto da un accordo generale o “General settlement” tra Stati Uniti e Russia di cui, per il momento, non si intravedono chiari ed univoci segnali. Ormai in Ucraina la partita si gioca anche sui tempi. I russi con la loro “guerra ibrida”[14] fatta di un mix di azioni militari e di sottrazione[15] di risorse energetiche ex ucraine situate in Crimea e sulla piattaforma continentale ucraina mirano a ottenere il default o “meltdown” finanziario ucraino in modo da potere trattare da una posizione di forza, soprattutto nel caso in cui l’Occidente, ed in particolare gli Stati Uniti, anche attraverso le principali istituzioni internazionale, in particolare la Banca Mondiale ed il Fondo Monetario Internazionale, decidano di non concedere più prestiti e facilitazioni economiche all’Ucraina[16], già piagata da una guerra difficile e costosa e da un elevatissima corruzione interna. Lo stesso vale però anche per l’economia della Russia che le sanzioni imposte dall’Occidente stanno mettendo a dura prova finché non sia costretta a venire ad un compromesso dovuto ad insostenibili difficoltà di tipo politico ed economico-finanziario, fattori tra di loro strettamente interconnessi.
E’ evidente che sia il fattore economico-finanziario, strettamente correlato al fattore tempo ed al fattore volontà politica saranno gli elementi decisivi del possibile accordo tra Trump e Putin. Bisogna in questo caso però anche dire che mentre Putin gode di una possibilità quasi assoluta di siglare un accordo più o meno omnicomprensivo con Trump poiché la Duma ed altri organi costituzionali russi gli sono sostanzialmente asserviti, Trump non gode però di altrettanta libertà illimitata nel siglare un accordo perché potrebbe trovare un grosso ostacolo nel Congresso o nella stessa Corte Costituzionale che rappresentano invece delle istituzioni in gran parte indipendenti rispetto alla volontà politica dello stesso Presidente (i famosi checks and balances) statunitense e potrebbero quindi opporgli una forte resistenza[17]dovuta appunto alla diversa posizione politico-istituzionale di Trump rispetto a Vladimir Putin.
Putin utilizza la politica estera come sostituto del fatto che la Russia, a parte l’energia ed alcune industrie come l’aeronautica, il settore delle armi ed il nucleare civile non è in grado di essere competitiva sul mercato internazionale e per questo deve agire in politica estera per mostrare una parvenza di forza che in termini tecnologici, a parte i pochi settori precedentemente ricordati, non ha. Questa continua domanda di status di parità con gli Stati Uniti, di riscrittura delle “regole del gioco” da parte della Russia si basa quindi su fondamenta traballanti dal punto di vista della sua forza economica, se si escludono i settori appena nominati. Vi è quindi in Russia un forte gap tra mezzi ed ambizioni che sul lungo periodo potrebbe portare la Russia ad un “overstretch”[18], cioè ad un divario tra mezzi ed ambizioni politiche in campo internazionale ed al suo interno, fattore esacerbato dalle sanzioni post in essere dall’Occidente e che costituiscono quindi una potente arma di “leverage” nei confronti della Russia e quindi uno degli argomenti più importanti a favore dell’Occidente nel contesto di un possibile “ Grand Bargain” o “Global Settlement” tra Usa e Russia.
Il Medio Oriente
Non è un segreto per nessuno che l’intervento russo in Siria è stato pensato per mantenere le basi russe in Siria, impedire che sorga in Siria uno Stato islamico[19], mantenere il prestigio della Russia presso gli “uomini forti” del Medio Oriente ed impedire allo stesso tempo violenti “regime changes” da parte dell’Occidente- motivo spesso di aspro dissidio tra Mosca ed Occidente sulla fondamentale questione della legittimità del potere e sulla legittimità di interventi esterni per effettuare “regime changes” o “rivoluzioni colorate” nello spazio post-sovietico e anche in altre aree del mondo- dirigere i terroristi russi del Caucaso verso lo Stato Islamico per poterli annientare poi in Siria e, last but not least, ridiscutere con i Paesi del Golfo e dell’OPEC[20] la redistribuzione dei prezzi delle risorse energetiche del Medio Oriente per l’Europa ed il mercato energetico mondiale nel suo complesso[21]. Proprio su queste ultime tematiche, cioè lotta al terrorismo[22] ed energia il neoeletto presidente degli Stati Uniti ed il presidente russo Putin potrebbero forse trovare un’intesa, seppure difficile[23]. Una delle difficoltà alla base di questa ipotetica intesa potrebbe essere il fatto che ambedue hanno interesse a combattere il terrorismo di matrice sunnita, anche se forse non ad eliminarlo del tutto perché esso può eventualmente giustificare un intervento militare resosi necessario dalle circostanze, oppure in altri casi servire ad eliminare regimi ritenuti scomodi, tattica di cui si sono avvalsi nell’area gli Stati Uniti ma anche altri Paesi. Evidenti poi le differenze tra Putin e Trump sull’Iran che la Russia appoggia fortemente e che gli Stati Uniti osteggiano invece violentemente perché lo ritengono fomentatore del terrorismo sciita[24] nell’area con il fine di una sua maggiore espansione nell’area medio-orientale. Interessante il tentativo da parte di Putin di presentare all’interno la Russia come campione dell’Ortodossia, ma allo stesso tempo tollerante verso altre fedi ed all’esterno quale “amica” del mondo arabo, senza scegliere tra le sue varie correnti ed ambizioni geopolitiche. Il terrorismo, oltre all’Ucraina e alla Siria[25], potrebbero forse costituire la base di una potenziale intesa tra i due leader anche se questa, ovviamente, non si presenta affatto facile. Probabilmente non il Medio Oriente perché Putin ha iniziato in Medio Oriente una traiettoria espansiva volta ad incrementare il potere e l’influenza russa nella regione[26]. Influenza volta ad influenzare il mercato energetico in sostanziale accordo con l’Iran[27], ma anche con altre Potenze regionali dell’area quali l’Arabia Saudita che finanzia ed arma il terrorismo wahabita anche nel Caucaso russo e che rappresenta quindi un forte elemento di tensione nelle relazioni tra i due Paesi.
Anche il tentativo di Putin di riannodare i rapporti con la Turchia in quanto Stato confinante e con il quale sussistono interessi comuni corroborati anche da un’affinità ideologica in senso anti-occidentale ed anti-NATO con cui la Turchia ha avuto dei rapporti ambigui nel corso degli ultimi anni e che Putin cerca di sfruttare a suo vantaggio per allontanare la Turchia dalla NATO- dovrà alla fine tenere in considerazione il divario esistente tra mezzi, anche tecnologici, ed ambizioni che caratterizzano la Russia di oggi e del prossimo futuro e che Trump sembra avere compreso benissimo, visto che desidera raggiungere una forma di accordo con la Russia per dedicarsi interamente al containment della Potenza cinese in irresistibile ascesa nell’area asiatico-pacifica ed a livello globale.
[1] Cornelia Navari, Territoriality, self-determination and Crimea after Badinter, in “International Affairs”, November 2014, Volume 90, Number 6.
[2] https://www.csis.org/analysis/foundation-us-led-order-crumbling
[3] http://www.osservatorioanalitico.com/?p=6497
[4] http://www.jamestown.org/single/?tx_ttnews[tt_news]=44243&no_cache=1#.VmLdKb_eAbV
[5] Cfr. ad esempio The unquiet frontier con sottotitolo Rising rivals, vulnerable allies and the crisis of American power di Jakub J.Grygiel & A .Wess Mitchell, 2016 Princeton University Press.
[6] Mearsheimer, la logica di potenza, Università Bocconi, Milano, 2008.
[7] https://en.wikipedia.org/wiki/Sakhalin
[8] https://www.osw.waw.pl/en/publikacje/osw-studies/2017-02-06/painful-adaptation-social-consequences-crisis-russia
[9] http://politcom.ru/22094.html “La depressione economica e “<la finestra di opportunità>: dinamica della situazione politico–sociale in Russia”.
[10] https://www.ifri.org/sites/default/files/atoms/files/pourquoi_la_societe_russe_soutient-elle_la_politique_actuelle_du_kremlin1.pdf
[11] http://carnegieeurope.eu/strategiceurope/68084
[12] https://www.novayagazeta.ru/articles/2016/06/23/69023-kak-vyskochit-iz-minskoy-lovushki “Come uscire dalla trappola degli Accordi di Minsk” Una spiegazione ed analisi delle problematiche relative agli Accordi di Minsk.
[13]http://zn.ua/POLITICS/stala-izvestna-data-rassmotreniya-iska-ukrainy-protiv-rf-v-mezhdunarodnom-sude-v-gaage-237761_.html“È stata resa nota la data dell’esame della causa intentata dall’Ucraina contro la Federazione Russa presso la Corte Internazionale delle Nazioni Unite all’Aja”.
[14] http://gazeta.zn.ua/energy_market/gibridnaya-voyna-kremlya-protiv-ukrainy-i-es-energeticheskiy-komponent-_.html “La guerra ibrida contro l’Ucraina e la sua componente energetica”.
[15] http://zn.ua/columnists/kakie-iski-protiv-rossii-podast-ukraina-202564_.html “Quali cause vengono intentate dall’Ucraina contro la Federazione Russa”.
[16] http://www.epravda.com.ua/news/2017/02/27/622036/
[17] http://politcom.ru/22096.html “Russia e USA: crisi delle speranze”.
[18] http://carnegie-mec.org/diwan/66574
[19] http://www.kommersant.ru/doc/3202226 “Non hanno concordato sull’essenziale”.
[20] http://www.kommersant.ru/doc/3157525 “L’OPEC ha trascinato la Russia nei suoi ranghi”.
[21] http://moderndiplomacy.eu/index.php?option=com_k2&view=item&id=2234%3Athe-agreement-between-opec-and-non-opec-countries&Itemid=151#.WJzDv1qnNtg.twitter
[22] https://jamestown.org/program/us-russian-joint-operation-islamic-state-possible/
[23] http://www.css.ethz.ch/content/dam/ethz/special-interest/gess/cis/center-for-securities-studies/resources/docs/CNAS-Report-FutureofRussia-Final.pdf
[24] http://foreignpolicyblogs.com/2017/01/31/shia-crescent-middle-east-geopolitics/
[25] http://carnegie-mec.org/diwan/66574
[26] http://carnegie.ru/2016/04/05/russia-in-middle-east-moscow-s-objectives-priorities-and-policy-drivers-pub-63244
[27] http://www.css.ethz.ch/en/services/digital-library/articles/article.html/fdb96b69-91ca-4f63-897c-5641ae74c36a?platform=hootsuite
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