NIGERIA e i BOKO HARAM…qualche notizia sulla loro origine.

NIGERIA e i BOKO HARAM…qualche notizia sulla loro origine.

Gli attacchi di Boko Haram in nNigeria dal 2009

Gli attacchi di Boko Haram in Nigeria dal 2009.

Articolo pubblicato il 29 gennaio 2014 per una …rilettura….ma non molto è cambiato da allora…

Il Direttore scientifico: Maria Gabriella Pasqualini

NIGERIA e i BOKO HARAM…qualche notizia sulla loro origine.

Un’altra domenica (26 gennaio) di sangue, in Nigeria per la campagna offensiva dei Boko Haram. La mattina in una chiesa del villaggio di Waga Chakawa, nello Stato di Adamawa, un commando del gruppo è entrato in chiesa sparando durante la funzione e lanciando bombe a mano contro i fedeli uccidendone ventidue. I terroristi hanno incendiato alcune case e preso alcuni ostaggi.

Nella sera, il secondo attentato è stato eseguito nel mercato di Kawuri, Stato di Borno, nel Nord Est della Federazione. Oltre cinquanta militanti hanno attaccato il mercato con armi pesanti e disseminato bombe artigianali nella zona, causando oltre cinquanta morti e più di venti feriti. Il villaggio cristiano è stato raso al suolo.

Il Presidente Jonathan Goodluck che, sin dal maggio 2013, aveva tentato di contrastare i Boko Haram dichiarando lo stato di emergenza nei 12 Stati del Nord, ha sostituito il Capo di Stato Maggiore della Difesa e i responsabili di diverse armi, molto spesso risultati collusi con il movimento integralista.

Il dies horribilis si è chiuso nel Delta del Niger, nel Sud, dove un’imbarcazione salpata da Port Harcourt e diretta al terminal di Brass River è stata assaltata da sette uomini armati che hanno sequestrato il capitano e il tecnico a bordo. L’azione è stata rivendicata dal Movimento per l’Emancipazione del Delta del Niger (MEND).

In merito, la rivendicazione è ritenuta poco credibile perché i leader del MEND hanno abbandonato la lotta armata nel 2009 con l’amnistia e i restanti militanti sono detenuti. Si teme possa essere anche questa un’azione dei Boko Haram che potrebbero spostare l’attenzione verso Enti e operatori impegnati nel ricchissimo settore energetico del Sud cristiano. Anche quest’anno, i Boko Haram avevano iniziato presto la loro lotta armata nonostante le misure di contrasto adottate del Governo centrale.

Il 14 gennaio, infatti, in un affollato mercato di Maiduguri, capitale dello Stato di Borno, l’esplosione di un’autobomba ha provocato diciassette morti e una decina di feriti, azione che è stata rivendicata dal gruppo islamico Boko Haram che ha la roccaforte nel Borno e nei due Stati limitrofi Adamawa e Yoba, nel Nord Est della Nigeria.

E’ stato il primo attentato del nuovo anno in uno scontro fra formazioni islamiche e Stato centrale che dal 2009 al 2013 ha causato oltre 5 mila vittime.

I tre Stati del Nord Est nigeriano fra il Lago Chad e i confini con Niger e Camerun sono i più poveri dei trentasei che fanno parte della Nigeria e hanno una popolazione di dieci milioni su un totale di oltre 170 milioni con una maggioranza musulmana al Nord e quella cristiana al Sud ricco di risorse energetiche.

Durante la crisi economica degli anni ’80 una rivolta religiosa iniziò a Kano, la più grande città del Nord, dilagando negli Stati confinanti. Il Governo centrale reagì con attacchi aerei che provocarono oltre 5 mila morti.

Il movimento s’ispira allo studioso Usman Dan Fodio che nel XIX secolo aveva guidato una rivoluzione contro la dinastia dei re Hausa, ritenuta corrotta e idolatra, e creato il Califfato di Sokoto nel Nord del Paese. Imponendo una rigida interpretazione del Corano, questo studioso riportò l’intera area alla ricchezza consentita dalle rotte commerciali che la utilizzavano come linea di collegamento fra l’interno del continente e il Mar Mediterraneo.

Il ritrovato benessere durato fino all’indipendenza dalla Gran Bretagna nel 1960 declinò in poco meno di un decennio da quando emerse lo sfruttamento energetico del Sud dove favorì una forte crescita economica ma anche l’emersione di Governi tra i più corrotti al mondo.

Uno Stato che è cresciuto nel 2013 del 6,75%, rispetto al 6,61% dell’anno precedente e con un Prodotto Interno Lordo con crescita stimata dl 7,2% nel 2014, del 6,9% nel 2015 e del 6’6% nel 2016; uno Stato che ha il 23% di disoccupati con il 46% fra i giovani, e decine di milioni che vivono sotto la soglia di povertà con meno di 2 dollari al giorno.

Un Paese in cui il divario tra ricchi e poveri si allarga come le lame di una forbice e costituisce fertile terreno per ogni forma di ribellione estrema.

Attivo nella città di Maiduguri dal 2003, Boko Haram si sarebbe diffuso in tutto il Nord e nella capitale fino a un altro intervento dell’Esercito che nel 2009 lanciò una campagna nel corso della quale uccise oltre 800 militanti e ne arrestò il leader, Mohammed Yusuf.

Yusuf, fondatore della Jama’atu Ahlisunnah Lidda’awati wal Jihad anche detto People Committed to the Propagation of the Prophet’s Teachings and Jihad – in lingua locale Boko Haram, e in lingua Hausa Western Education is forbidden – morì nella prigione, dove era detenuto. La sua morte ha trasformato un movimento religioso opposto alla cultura occidentale in una rivolta armata in grado in cinque giorni di dilagare in quattro Stati e procurare oltre 700 vittime nonostante la feroce repressione dei militari nigeriani.

Nel settembre 2010 i Boko Haram assaltarono il carcere e liberarono la maggior parte dei loro militanti. Da allora hanno cambiato strategia. Guidati da Abu Baker Shekau e da una Shura di trenta membri, i Boko Haram si sono diffusi nell’intera regione del bacino del lago Chad, arrivando a reclutare un numero di adepti stimato fra i 5 e gli 8 mila.

Il loro programma prevede: Nigeria governata secondo la Sharia annullando la Costituzione; feroce anti-cristianesimo nei cui confronti il loro portavoce Abul Kaka ha diffuso un ultimatum affinché lasciassero il Nord del Paese entro gennaio 2012; ricorso alle stragi; rapporti con analoghe formazioni jihadiste.

Nel tempo i Boko Haram si sono divisi in almeno quattro gruppi principali: i seguaci di Yusuf, meno interessati alla lotta armata e più disponibili a eventuali negoziati; il gruppo di Shekau, di orientamento qaedista; una fazione formata da jihadisti nigeriani e stranieri più intransigenti fra i quali emerge il movimento Ansaru, legati ai qaedisti di Al Qaeda in the Islamic Maghreb; Yusufiyya Islamic Movement, presentatosi nel 2011 come scissionista dai Boho Haram e noto per aver dichiarato un ‘cessate il fuoco’ a Maiduguri nel gennaio 2013, svelando – come ammesso dagli stessi Boko Haram – che in effetti vi erano state trattative con il Governo l’anno precedente finiti senza esiti.

Gli attacchi attribuiti ai Boko Haram crescono significativamente dal 2010 passando da ventuno a 186 nel 2011, a 526 nel 2012, a poco meno di 800 nel 2013, con stragi contro chiese cristiane, campi universitari, Forze armate, sequestri di persone.

Anche i rapporti con jihadisti stranieri aumentano soprattutto dopo che Abu Baker Shekau,

il 29 novembre 2012, Al Qaeda in the Islamic Maghreb (AQIM) giura fedeltà ad Al Qaeda e si dichiara disponibile alla formazione di un’organizzazione globalizzata con i jihadisti impegnati in Afghanistan, Pakistan, Kashmir, Cecenia, Iraq, Arabia Saudita, Yemen, Somalia, Algeria, Libia e Mali.

Sono accertati i contatti operativi con AQIM emersi dopo l’arresto di sette militanti dei Boko Haram in Niger, dove avrebbero dovuto incontrare componenti di AQIM nel 2011.

Una fazione scissionista dei Boko Haram, Ansaru, nota anche come Ansaril Muslimina fi Biladis Sudan o anche come Vanguards for the Protection of Muslims in Black Africa, si è presentata ufficialmente nel gennaio 2012 con un assalto a Kanu e a livello mediatico è diventata nota nel novembre successivo in occasione del sequestro di lavoratori stranieri e di quello successivo, quando nel febbraio 2013 ne sequestrò sette fra cui l’ingegnere italiano Silvano Trevisan (un britannico, un greco e quattro libanesi gli altri), poi uccisi un mese dopo durante l’assalto di Forze britanniche e nigeriane nel tentativo di liberarli.

I movimenti nati dai militanti residuali dei Boko Haram sono cresciuti in numero, capacità militare, radicamento nel territorio, livelli dei rapporti con formazioni jihadiste in Africa e Medio Oriente. E per contrastarli non basterà solo la repressione

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