I Servizi d’intelligence e lo scoppio della Prima Guerra Mondiale

I Servizi d’intelligence e lo scoppio della Prima Guerra Mondiale

 

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Renseignement et avant guerre de 1914 en Grand Région, sotto la direzione di Gérald Arboit.

Gli studi raccolti da Gérald Arboit, durante alcune giornate di studio a Nancy (di cui questo volume raccoglie gli Atti), aperte con una relazione di un altro esperto del settore, Olivier Lahaie, offrono una visione inedita sulle ragioni che hanno reso la Lorena francese, tedesca, belga e lussemburghese l’epicentro della prima guerra mondiale.

L’angolazione prescelta dalla ricerca, ovvero il focus sull’intelligence, offre una nuova prospettiva scientifica, tanto più che un recente studio sul primo Servizio serbo, spesso accusato di aver fornito la prima scintilla del conflitto, mostra un diverso gioco geopolitico iniziato con il cambiamento delle frontiere, dopo l’annessione della Bosnia da parte dell’Austria-Ungheria nel 1908. E se la Prima Guerra Mondiale, una prima vera ‘guerra civile europea’, non fosse affatto iniziata con l’uccisione dell’arciduca austriaco a Sarajevo ma molto tempo prima?

La scintilla fu quasi sicuramente lo spazio strategico della cosiddetta “Grande Regione”, tra la Francia, la Germania, il Belgio e il Lussemburgo, che era una terra d’elezione per lo spionaggio, e questo libro lo dimostra bene; quella regione fu un laboratorio della moderna intelligence, anche prima del 1914.

L’importanza di questa zona di confine strategica dove si convogliavano le rivalità strategiche dei futuri belligeranti prima della guerra è lampante.

Per conoscere l’intenzione di manovra e l’asse di offensiva strategica così come le difese avversarie, centri d’intelligence militari coprirono aree di sorveglianza avanzata in territorio straniero con il reclutamento e la gestione di agenti di diverse nazionalità.

Le pratiche locali dei servizi d’intelligence portarono spesso a risposte e adattamenti alla loro forma di organizzazione tra geopolitica regionale, nazionale ed europea.

Il libro fornisce una comprensione di quei tempi, che va dalle pratiche di spionaggio ai punti di vista delle popolazioni. Questi cristallizzano in primo luogo le paure più profonde delle genti dalle quali provengono voci, psicosi e comportamenti che sono il risultato della memoria delle guerre passate, fin dal XIX secolo.

Lo spionaggio occupa un posto speciale perché offre un continuum tra tempo di pace e di guerra. Agenti, occasionali o permanenti, informatori, mercenari o mossi solo dal patriottismo, spie professionali, definiscono i contorni di un sottobosco intrigante, da una parte e dall’altra del confine.

Continuamente denunciato nelle ossessioni complottiste e dal pericolo nemico che sosteneva leghe tra cui quella dell’Action française, lo spionaggio ha marcato in modo indelebile la vita dei residenti frontalieri e degli abitanti di quei territori più che nell’interno.

Per la sua analisi profonda del modello nazionale d’intelligence, che si tratti di esperienze belghe, francesi, tedesche o serbe, questo libro conferma la natura limitata delle risorse umane, tecniche o di bilancio che contraddistinguevano i servizi segreti prima del 1914. La ricerca mette in evidenza il divario tra la rappresentazione che se ne dà all’epoca e gli studi contemporanei, e la realtà delle loro azioni. Sono molti gli autori che hanno contribuito al volume.

Gérald Arboit ha un dottorato in Storia Contemporanea (Università di Strasburgo) e è Direttore di Ricerca presso il Centre Français de recherche sur le renseignement a Parigi. Studioso della storia dei Servizi d’intelligence francesi, ha pubblicato sull’argomento molte ricerche e volumi.

Il volume qui recensito è stato pubblicato da CNRS, Parigi, 2016.

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