Bashir al-Asad
La situazione in Siria è molto difficile come difficile ne è la soluzione. Bashir Al Asad non cede il potere. Gli interessi arabi, iraniani, russi e quelli della galassia occidentale non lasciano la presa. La popolazione di Aleppo è massacrata e l’IS continua con le sue barbarie….
Il Direttore scientifico: Maria Gabriella Pasqualini
In Siria gli accordi umanitari per consentire l’evacuazione da Aleppo dei miliziani disposti ad abbandonare la città per essere trasferiti a Idlib in modo da consentire ai locali di raggiungere le zone sicure continuano a essere violati.
Anche se con il primo trasferimento sono stati portati in salvo ottomila civili ne restano intrappolati decine di migliaia: i soldati turchi alla frontiera hanno aperto il fuoco contro un gruppo di rifugiati da Aleppo perché intendono accogliere i miliziani e non i civili siriani.
La situazione rimane confusa per l’alto numero di attori stranieri portatori di agende confliggenti. Dai fatti sul terreno, emergono i principali ostacoli a una reale tregua.
Infatti, i ritardi si evidenziano in due zone:
In pratica, la “vicinanza” USA – Russia” ha tre obiettivi:
Questo complesso panorama spiega il motivo per cui Idlib è rimasto stabile fino a quando la posizione internazionale non si chiarirà dopo l’insediamento della nuova amministrazione americana.
In realtà, l’attuale situazione siriana dipende dai numerosi attori esterni intervenuti.
Stati Uniti e Francia hanno volontariamente acceso la guerra civile, rifornendo di armamento e denaro i primi gruppi di opposizione, volatilizzatisi in breve tempo dal campo di battaglia all’apparizione dai più potenti jihadisti supportati da Turchia e Arabia Saudita.
Gli americani hanno continuato ad addestrare la c.d. “opposizione moderata” tramite CIA e Pentagono con programmi di miliardi di dollari e rifornimento continuo di armamento servito ad allontanare sine die la soluzione politica della crisi.
Nel frattempo gli USA hanno creato gruppi come il New Syrian Army, i cui combattenti si sono presto schierati con al Qaeda o Daesh, e hanno legittimato gruppi salafiti e i qaedisti di Al-Nusra che acquisivano le armi destinate ai “moderati”.
Washington non si è limitata a questo.
Ha creato le opposizione politiche riunite in seno alla Coalizione Nazionale, completamente separata dal popolo siriano, ma che ha bloccato il negoziato con boicottaggi continui fino a quando è scomparsa dalla scena.
Infine, ha indebolito gli Stati-Nazione e di fatto aperto la strada a Daesh.
La risultante dell’incerta strategia americana è che l’opposizione armata contro il presidente Assad è formata da almeno tre distinti gruppi che fungono da ombrello delle numerose milizie:
Il primo ha due roccaforti con due centri operativi ad Aleppo Est, nella zona in cui vi sono almeno altri 250 mila civili. I ribelli possono contare su 10 – 15mila combattenti fra i quali spiccano le formazioni di “Jaish al-Fatah” (l’esercito della conquista), il Fronte Fatah al- Sham (già denominato al-Nusra) e dai suoi alleati che hanno 1/3 dei ribelli.
Il secondo, guidato dalla coalizione Fatah Halab (Conquista di Aleppo), più moderato, riunisce diverse fazioni vicine ai Fratelli Musulmani e milizie affiliate all’ ESL e rappresenta meno della metà dei combattenti contro Damasco.
Gli autonomi rappresentano il 15 – 20% dei miliziani, sono divisi in una decina di gruppi indipendenti privi di un’ideologia e hanno come saltuario referente “Jabhat Ansar al-Dine” (Fronte dei partigiani della religione).
Una rete difficile da districare.
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