SIRIA SENZA PACE

Bashir al-Asad

Bashir al-Asad

La situazione in Siria è molto difficile come difficile ne è la soluzione. Bashir Al Asad non cede il potere. Gli interessi arabi, iraniani, russi e quelli della galassia occidentale non lasciano la presa. La popolazione di Aleppo è massacrata e l’IS continua con le sue barbarie….

Il Direttore scientifico: Maria Gabriella Pasqualini                         

In Siria gli accordi umanitari per consentire l’evacuazione da Aleppo dei miliziani disposti ad abbandonare la città per essere trasferiti a Idlib in modo da consentire ai locali di raggiungere le zone sicure continuano a essere violati.

Anche se con il primo trasferimento sono stati portati in salvo ottomila civili ne restano intrappolati decine di migliaia: i soldati turchi alla frontiera hanno aperto il fuoco contro un gruppo di rifugiati da Aleppo perché intendono accogliere i miliziani e non i civili siriani.

La situazione rimane confusa per l’alto numero di attori stranieri portatori di agende confliggenti. Dai fatti sul terreno, emergono i principali ostacoli a una reale tregua.

  1. L’ingresso dell’ “Esercito Siriano Libero” (ESL), sostenuto dai turchi, ad Al-Bab determina la nuova realtà militare perché il controllo di Dabia e Tel Rafat assunto dalla Turchia con l’ operazione “Scudo Eufrate” interferisce nelle trattative fra Turchia, Russia e USA e dilata la risoluzione delle campagne militari a livello regionale e internazionale sia ad Aleppo che a Raqqa.

Infatti, i ritardi si evidenziano in due zone:

  • la battaglia per Raqqa, annunciata dalle “Forze Siriane Democratiche” (SDF) sostenute dagli USA inizia sin dallo scorso 5 novembre ma nonostante sia cruciale per il destino della città e, quindi, per il controllo della provincia che è una delle basi di Daesh in Siria, è tuttora in corso;
  • Aleppo – ripresa al 98% – pur se rimane nell’orbita delle intese russo-americane presenta ancora zone con una consistente presenza dei jihadisti.
  1. Il problema della formazione di un’entità turca ad Ovest di Aleppo fino a Jarablus è già stato risolto a vantaggio della Turchia e pertanto il triangolo geografico sotto controllo turco si estende da Jarablus a Tel Rafat fino ad Al- Bab contestualmente alla campagna occidentale di Aleppo mentre rimane il rischio che la zona residuale della città Sud-Est e Nord-Ovest rimanga ancora nelle mani di Daesh.

In pratica, la “vicinanza” USA – Russia” ha tre obiettivi:

  • in una prima fase, annientare i miliziani di Daesh rafforzando i lealisti siriani;
  • rimandare a una seconda fase l’attacco alle forze islamiche di “Ahrar as- Sham” (Esercito dell’Islam);
  • terzo obiettivo è la necessità di rimodellare i confini regionali e internazionali di Aleppo secondo la visione americana che vorrebbe mutare l’equilibrio geostrategico di tutta la Siria.

Questo complesso panorama spiega il motivo per cui Idlib è rimasto stabile fino a quando la posizione internazionale non si chiarirà dopo l’insediamento della nuova amministrazione americana.

In realtà, l’attuale situazione siriana dipende dai numerosi attori esterni intervenuti.

Stati Uniti e Francia hanno volontariamente acceso la guerra civile, rifornendo di armamento e denaro i primi gruppi di opposizione, volatilizzatisi in breve tempo dal campo di battaglia all’apparizione dai più potenti jihadisti supportati da Turchia e Arabia Saudita.

Gli americani hanno continuato ad addestrare la c.d. “opposizione moderata” tramite CIA e Pentagono con programmi di miliardi di dollari e rifornimento continuo di armamento servito ad allontanare sine die la soluzione politica della crisi.

Nel frattempo gli USA hanno creato gruppi come il New Syrian Army, i cui combattenti si sono presto schierati con al Qaeda o Daesh, e hanno legittimato gruppi salafiti e i qaedisti di Al-Nusra che acquisivano le armi destinate ai “moderati”.

Washington non si è limitata a questo.

Ha creato le opposizione politiche riunite in seno alla Coalizione Nazionale, completamente separata dal popolo siriano, ma che ha bloccato il negoziato con boicottaggi continui fino a quando è scomparsa dalla scena.

Infine, ha indebolito gli Stati-Nazione e di fatto aperto la strada a Daesh.

La risultante dell’incerta strategia americana è che l’opposizione armata contro il presidente Assad è formata da almeno tre distinti gruppi che fungono da ombrello delle numerose milizie:

  • quelli strutturati operanti attraverso un “centro operativo” che ne prepara le offensive;
  • i gruppi che si sono aggregati ad altri dei quali hanno sussunto anche il nome;
  • gli autonomi.

Il primo ha due roccaforti con due centri operativi ad Aleppo Est, nella zona in cui vi sono almeno altri 250 mila civili. I ribelli possono contare su 10 – 15mila combattenti fra i quali spiccano le formazioni di “Jaish al-Fatah” (l’esercito della conquista), il Fronte Fatah al- Sham (già denominato al-Nusra) e dai suoi alleati che hanno 1/3 dei ribelli.

Il secondo, guidato dalla coalizione Fatah Halab (Conquista di Aleppo), più moderato, riunisce diverse fazioni vicine ai Fratelli Musulmani e milizie affiliate all’ ESL e rappresenta meno della metà dei combattenti contro Damasco.

Gli autonomi rappresentano il 15 – 20% dei miliziani, sono divisi in una decina di gruppi indipendenti privi di un’ideologia e hanno come saltuario referente “Jabhat Ansar al-Dine” (Fronte dei partigiani della religione).

Una rete difficile da districare.

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seyed_ali_khamenei

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