Oman: la strategia di sopravvivenza di un piccolo paese tra l’incudine e il martello.

Oman: la strategia di sopravvivenza di un piccolo paese tra l’incudine e il martello.

Una delle antiche torri di avvistamento a Muscat (Ph: ©firuzeh)

Una delle antiche torri di avvistamento a Muscat
(Ph: ©firuzeh)

L’Oman è un territorio molto attraente, interessante politicamente oltre che da un punto di vista turistico. L’articolo che segue ne spiega la valenza e il mirabile equilibrio che il Sultano Qaboos riesce a mantenere. Stabilità, nonostante la collocazione geostrategica. 

Il Direttore scientifico: Maria Gabriella Pasqualini

L’Oman tra tutti i paesi mediorientali è il meno citato dai media occidentali, avulso dai conflitti e dalle tensioni politiche e sociali che da anni investono la regione.

Non è sotto i riflettori mediatici non solo perché tutto sommato è un Paese relativamente piccolo con poco più di quattro milioni d’abitanti ma anche perché il Sultano Qaboos bin Said el Said, che è sul trono dal 1970 dopo aver estromesso il padre Taymur senza peraltro alcun spargimento di sangue, ha sempre mantenuto un profilo politico”basso”, di mediazione con i paesi vicini e di “calcolata” apertura con i propri sudditi, soprattutto quando ha soffiato il vento delle primavere arabe.

Qaboos è un Sultano illuminato? No, ma di certo non è una persona chiusa in un dogmatismo religioso e avulso dalla realtà che lo circonda.

Sempre però di monarchia (assoluta) si parla, non certo di una democrazia partecipata; comunque sia, il Sultano si è sforzato nel corso degli anni di coinvolgere il proprio popolo, sforzo che trova espressione, seppur limitata, in un sistema parlamentare che si basa su un Consiglio di Stato e un Consiglio consultivo che può proporre delle leggi ma solo in alcuni settori.

La libertà di culto è abbastanza ampia, le donne sono rispettate e integrate nella società, la stampa è controllata, così come l’accesso a internet.

Vale l’assioma che niente si può fare senza il consenso del Sultano ma, premesso ciò, l’Oman è comunque un’isola felice se comparata alle realtà viciniori.

L’Oman è un Paese sviluppato, dotato d’infrastrutture, ricco di bellezze turistiche e paesaggistiche che ha sapientemente utilizzato le risorse petrolifere per creare un’economia di mercato attrattiva per gli investitori esteri, italiani compresi.

Da alcuni anni è in atto un processo di diversificazione di un’economia troppo legata al petrolio, con l’incentivazione dell’industria, del commercio, dell’agricoltura, della pesca, del turismo, del settore immobiliare e finanche della cultura.

Significativo l’interesse per la green economy e lo sviluppo delle fonti rinnovabili, considerato che l’Oman è l’unico Paese della regione con un ministero dedicato all’ambiente e alle questioni climatiche.

L’Oman è valutato con un livello di rischio molto basso dalle più importanti agenzie di rating ed è membro di una vasta rete di accordi internazionali e regionali volti a favorire il commercio e gli investimenti. Tutto ciò rende il Paese un’appetibile destinazione per il business internazionale, anche nella considerazione che sono in fase attuativa dei rilevanti piani d’investimento.

Tra i vari piani, significativa enfasi è data all’implementazione di sei zone franche, in particolare della Special Economic Zone Authority al Dqum, la più grande di tutte con una superficie di 1.777 kmq e 80 km di fascia costiera lungo il Mar Arabico.

Entro il 2018 è prevista la realizzazione del porto di Dqum, di alcune zone industriali, di una new town, di un’area turistica e di un polo logistico.

L’importanza del porto di Dqum, da alcuni paragonato a Hong Kong e Singapore, non è solo economica giacché, unitamente a Sohar e Salalah, diverrebbe il terzo porto al di fuori dello stretto di Hormuz, crocevia per il transito petrolifero, ampliando così la capacità attrattiva commerciale del Paese.

In virtù della posizione geografica strategicamente rilevante, posto nel mezzo tra l’Arabia Saudita e l’Iran e a cavallo tra il mondo sunnita e sciita, il Sultanato si è ritagliato un ruolo politico di “cerniera” tra l’Oriente e l’Occidente.

L’Oman è l’unico Paese musulmano a non essere sciita, tanto meno sunnita giacché la maggioranza della popolazione è ibadita, una corrente islamica minoritaria discendente dai Kharigiti.

Gli Ibaditi hanno una visione moderata e tollerante dell’Islam, estranea alla violenza e che si discosta molto dagli approcci di alcune correnti estremiste, sia sunnite sia sciite.

Tale appartenenza religiosa ha creato l’humus culturale idoneo per un’identificazione, a livello regionale e internazionale, di un Oman quale soggetto credibile come mediatore tra le potenze regionali in lotta tra loro.

Una capacità di dialogo e di mediazione che ha assunto un preciso valore geopolitico in una regione da sempre costretta a fare i conti con la rivalità tra l’Arabia Saudita e l’Iran.

Per la verità, la vocazione alla mediazione ed alla neutralità è di lunga data, basti ricordare l’atteggiamento assunto nel 1979 ai tempi di Camp David quando l’Egitto di Anwar el Sadat era isolato da tutto il mondo arabo, ma non dall’Oman. Così come quando Israele si trovò nella medesima situazione alcuni anni dopo, il Sultano ricevette Yitzhak Rabin in visita ufficiale.

Senza parlare poi dell’atteggiamento distaccato assunto nei riguardi della Libia, della Siria e dell’Iraq.

Il Sultano è sempre riuscito a svincolarsi dal controllo da parte dei sunniti dell’Arabia Saudita e, nel contempo, è stato abile a intavolare ottimi rapporti prima con lo Shah e poi con gli Ayatollah.

E’ di tutta evidenza che l’Oman, tra tutti i paesi che fanno parte del Consiglio di Cooperazione del Golfo, è l’unico a interagire, anche economicamente, con Teheran, senza fare arrabbiare l’Arabia Saudita e aggraziandosi gli Stati Uniti d’America.

L’equilibrismo dell’Oman e il ruolo avuto nel corso dei lunghi negoziati sul nucleare hanno dimostrato che questo piccolo Stato non percepisce l’Iran come una minaccia, a differenza di tutti gli altri paesi del Golfo, tanto che è riuscito a utilizzare a proprio vantaggio la revoca delle sanzioni contro l’Iran per intavolare nuovi rapporti economici che, se concretati, prevedono la costruzione di una gas pipeline sottomarina.

La nuova pipeline, che dovrebbe essere pronta nel 2018 con un costo complessivo di oltre un milione di dollari, collegherà Sohar nel nord del Paese con il porto iraniano di Chabachar e arrivare, in futuro, sino in India.

La lunga opera di mediazione dell’Oman sembra dunque portare i suoi frutti, anche in prospettiva futura. A medio termine un atteggiamento conciliante di Teheran sarà invece importante per tamponare gli effetti negativi dell’esplosiva situazione nel confinante Yemen.

Alla luce di quanto evidenziato, l’Oman appare un Paese che sempre più potrà rivestire un ruolo strategico sullo scenario mediorientale, subordinato però al mantenimento di un pragmatismo e di una neutralità, sino a oggi i tratti distintivi più marcati.

Al pragmatismo ed alla neutralità si deve però anche aggiungere la stabilità interna che potrebbe essere turbata, se non minacciata, a causa dell’inevitabile successione del settantacinquenne Sultano Qaboos privo di erede in discendenza diretta.

Questo sarà il problema del Sultanato nel prossimo futuro e, di converso, della dinastia al Bin el Said che è al potere dal 1741.

In realtà ci sono dei nipoti maschi ma ancora il Sultano non s’è espresso al riguardo. La Costituzione omanita prevede che alla morte di Qaboos la famiglia reale scelga il successore, altrimenti dovrà essere aperta una lettera testamentaria con l’indicazione di due possibili candidati da parte del Sultano. Un modo per limitare, ma non escludere, possibili faide interne degenerative.

Pragmatismo, neutralità e stabilità fondamentali per un Oman mediatore e cuscinetto tra l’Arabia Saudita e l’Iran, volano nel commercio tra il Medio Oriente, l’Africa e l’Asia centrale, sentinella del pur piccolo stretto di Hormuz (54 km), ma strategicamente rilevante per il transito petrolifero.

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Uno dei cannoni del Forte di Nizwa (Ph: ©firuzeh)

Uno dei cannoni del Forte di Nizwa (Ph: ©firuzeh)

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