Nel terzo articolo di approfondimento sulla ‘agonia’ del Diritto Internazionale Umanitario sono presi in considerazione i problemi riguardanti gli ospedali (ascoltiamo notizie tutti i giorni di bombardamenti di strutture mediche): i beni culturali (esempio: la distruzione di Palmira con conseguente damnatio memoriae di quella civiltà per le generazioni future). Altro problema grave: i bambini soldato. I bambini non si toccano…ma servono per mandarli a uccidere con un’arma più grande di loro. Il mondo sta dimenticando elementari diritti di vita quando gli animali proteggono i loro cuccioli anche con ferocia dagli attacchi?
Il Direttore scientifico: Maria Gabriella Pasqualini
In tali scenari geopolitici deresponsabilizzati, le varie Potenze artefici delle più svariate condotte di guerra si rinfacciano la responsabilità -complice nebbia di guerra, disinformazione, controinformazione e propaganda- e contribuiscono, indipendentemente da chi sia stato davvero, a delegittimare DIU e DOM in qualsiasi operazione presente e futura nonché a determinare la necessità di apportare criteri ben più elevati e dispendiosi, in termini diplomatici e militari e di security per quelli civili, di protezione materiale degli ospedali da campo e delle altre installazioni sanitarie.
Quale effetto immediato di tale situazione militare e d’incertezza sulle responsabilità, vi è diretta correlazione, da valutarsi appieno ma lapalissiana, con la mancanza di medici e infermieri e della privazione generale di cure mediche per la popolazione civile coinvolta in eventi bellici, come denunciano le stesse ONG e i media internazionali. In certi casi attorno agli ospedali sono avvenuti combattimenti più intensi delle offensive, coinvolgendo materialmente le stesse strutture in scontri urbani e bombardamenti con le stesse ormai prive di ogni protezione internazionale, non solo giuridica o almeno morale ma anche materiale. Qualunque siano state le motivazioni militari e gli attori coinvolti in tali eventi, è chiaro che non sono state adottate le precauzioni previste dal DIU per l’attacco illegittimo alle installazioni sanitarie e come tali accadimenti non siano mai stati oggetto neanche di discussione, se non sulla tribuna mediatica dei social media e qualche volta delle grandi testate giornalistica. Appare altrettanto evidente che nella Guerra Ibrida, salvo qualche condanna e qualche appello, sia rimandato, o almeno si spera, una seria individuazione delle precise responsabilità negli eventi succitati.
Va altresì evidenziato che anche per il personale di soccorso sul campo si è assistito a una progressiva escalation che ha sottolineato come l’efficacia della Protezione del Diritto Internazionale sia ormai erosa. Le vicende di piazza Maidan a Kiev in Ucraina (18) hanno visto nelle primissime ore dell’evento proprio il targeting delle squadre di risposta all’emergenza con soccorritori civili della Croce Rossa, attivati fin dall’inizio delle proteste, come bersagli di cecchinaggio selettivo. Inoltre si sono verificati episodi di cecchini che in Siria hanno sparato sul personale e sui mezzi di Croce/Mezzaluna Rossa (19) e ad Aleppo e a Mosul si è sparato, come peraltro nei conflitti ex jugoslavi, deliberatamente sui civili. (29) Nel primo caso è venuto meno il divieto di attacchi alla Croce/Mezzaluna Rossa che gode di neutralità e di intangibilità sul campo di battaglia; nel secondo caso per le persone coinvolte nelle ostilità è stata violata la protezione della popolazione civile e dei singoli individui che non devono essere oggetto di attacco, costituendo quindi violazione grave e crimine di guerra. Quest’ultimo atto ha visto i civili attaccati in base a logiche di pulizia etnica selettiva e deumanizzazione del nemico secondo il gruppo etnico di appartenenza.
I conflitti armati hanno costituito e costituiscono una delle principali minacce non solo per le persone ma anche per i beni, intesi anche come elementi chiave della storia dell’umanità e dell’universalità. I casi di danneggiamento e devastazione del patrimonio culturale mondiale e l’attacco ai beni culturali, chiese e luoghi di culto equivalgono non solo al conseguimento di un obiettivo militare ma anche al tentativo di annullare l’identità e la memoria storica – in violazione della Convenzione dell’Aja del 1954 sulla protezione dei beni culturali in caso di conflitto armato che prevede la configurazione di un sistema di preservazione e conservazione fisica (l’art. 4 a salvaguardia dei beni culturali: -stabilisce il divieto di utilizzazione di tali beni, dei loro dispositivi di protezione e delle loro immediate vicinanze, per scopi che potrebbero esporli a distruzione o a deterioramento in casi di conflitto armato, e astensione da ogni atto di ostilità a loro riguardo; -impone l’obbligo di impedire e far cessare qualsiasi atto di furto, saccheggio o sottrazione di beni culturali sotto qualsiasi forma, nonché qualsiasi atto di vandalismo nei riguardi di detti beni.) – come avvenuto nella distruzione da parte dell’ISIS dell’antica città di Palmira in Siria (21), del museo di Mosul in Iraq (22), della tomba del profeta biblico Giona nella moschea di Nabi Yunis in Iran (23); nell’incendio da parte delle milizie islamiche di Aqmi e Ansar della biblioteca di Timbuctu nel Mali (24), sede della più antica università del Maghreb, dimostrando un contagio di una modalità criminale di perseguire obbiettivi militari e politici allo stesso tempo anche fuori dai campi di battaglia.
Nel panorama internazionale spicca altresì un aspetto meritevole di particolare attenzione: il riapparire di “soldati bambino”, anche fuori dai teatri africani dove il fenomeno ha una certa endemia. I minori sono sempre stati coinvolti in campagne militari o paramilitari organizzate da adulti e hanno fatto parte degli equipaggi di guerra ma, mentre in passato sono stati utilizzati come spie e messaggeri sui campi di battaglia, nel presente sono assunti o utilizzati da una forza armata o un gruppo armato come combattenti. L’accelerazione del trend di reclutamento e impiego dei minori nelle fila della lotta armata è dovuta allo sviluppo della tecnologia che ha superato gli ostacoli fisici dell’impiego bellico dei fanciulli con la disponibilità e la facile reperibilità di armi leggere e piccole acquistabili sul mercato a prezzi contenuti nonché facili da usare e dotate di grande potenza di fuoco, ma anche ai meccanismi di demolizione dell’educazione nelle famiglie e dell’istruzione nelle scuole, di deculturizzazione della società e alla facilità di indottrinamento ideologico degli adepti in crescita.
Ed ecco emergere il grado di adattabilità dei minorenni ai contesti operativi in cui viene loro negato il gioco nell’infanzia e nell’adolescenza per essere trasformati in protagonisti di un “videogioco” di guerra: i minori rappresentano un obiettivo ideale perché facilmente prede delle influenze ideologiche e reclutabili per attività di microcriminalità connessa alla macrocriminalità, facendo leva sulle condizioni di povertà e precariato, in cambio di facili guadagni per divertimento (soldi, regali) ma anche per la facilità di sfuggire ai controlli e la difficoltà di essere perseguiti penalmente se catturati. Inoltre, i recenti conflitti stanno evidenziando come il sistema di tutela dei minori risente del non rispetto delle legislazioni e delle normative internazionali e nazionali in materia minorile, come denunciato recentemente da Médecins Sans Frontières in merito alla mancata garanzia di cure e protezione per i minori non accompagnati da Calais in Francia. (25)
La piaga dei “bambini invisibili” distaccati dai familiari o sottratti alle famiglie è allarmante per la situazione di squallore subita dai fanciulli che, privi di registrazione non possono godere della più basilare protezione contro forme di abuso e sfruttamento, diventando appetibile preda di mercenari e trafficanti di minori ma anche di adozioni non proprio legali.
Peraltro, il ruolo dei “bambino soldati” è spesso oggetto di ideologizzazione ma anche di mitizzazione a mezzo delle operazioni di distrazione, armi non convenzionali della guerra psicologica psyops e della guerra informativa infowar, tanto che Daesh ne ha fatto un elemento caratterizzante delle sue campagne di reclutamento e di radicalizzazione di intere popolazioni, non solo tramite indottrinamento ed addestramento militare ma utilizzando proprio i bambini come boia delle loro esecuzioni, come avvenuto nel 2015 e nel 2016. Nella battaglia di Mosul in atto le Nazioni Unite stanno denunciando proprio l’utilizzo di bambini fino ai 9 anni come ultima forza della difesa. (26)
(CONTINUA)
18 http://world.maidan.org.ua/2015/a-volunteer-of-the-red-cross-our-maidan-was-between-two-fires; https://www.cri.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/20979
_che_cercano_di_fuggire/82_17409/;
23https://www.theguardian.com/world/2014/jul/24/isis-militants-blow-up-jonah-tomb
24https://www.theguardian.com/world/2013/jan/28/mali-timbuktu-library-ancient-manuscripts
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