LA SVOLTA IN LIBANO

LA SVOLTA IN LIBANO

Michel Aoun oggi 31 ottobre 2016 eletto Presidente del LIbano

Michel Aoun oggi 31 ottobre 2016 eletto Presidente del LIbano

Oggi il generale Aoun è stato eletto presidente del Libano. Un cambiamento…in uno stato la cui stabilità è sempre stata instabile ma resistente? Uno stato la cui politica è sempre stata difficile da capire. Un esauriente articolo di un esperto di quella regione.

Il Direttore scientifico: Maria Gabriella Pasqualini                     

Il segretario del movimento “Futuro”, Saad Hariri annuncia il sostegno della candidatura di Michel Aoun per la carica di presidente della Repubblica per “la necessità di proteggere il Libano, l’ordine, il Paese e il popolo” e “salvaguardare l’unità nazionale dalla minacciosa crisi siriana”.

Con la nuova tornata elettorale di oggi 31 ottobre la decisione di Hariri ha spianato la strada alla nomina di Aoun, 81 anni, vista la riconfermata fiducia che in lui ha Sayyed Hassan Nasrallah, leder di Hezb’ Allah. Aoun alla seconda votazione ha ottenuto 83 voti su 127.

In passato, Hariri annunciò il sostegno al leader del movimento Marada, Suleiman Franjieh, con il disappunto del suo alleato Samir Geagea, capo delle Forze Libanesi, che spingeva per un’alleanza proprio con Aoun.

Questa volta a infuriarsi è il leader del movimento sciita Amal, Nabih Berri, presidente del Parlamento, che ha già deciso di non votare Aoun anche per la rivalità mai dichiarata nei confronti di Nasrallah.

Fra i nemici di Hariri, però, ci sarà anche Franjieh la cui precedente candidatura spinse parte dei sostenitori a forti critiche, specie da parte di Ashraf Rifi, già membro del ministero dell’interno e segretario delle Forze di Sicurezza, sulla cui candidatura Hezb’Allah aveva posto il veto.

Proteste e dissenso vi sono specialmente nel blocco sunnita che considera Hariri il proprio presidente. E ancora, Hariri è contestato dal suo storico rivale Samir Geagea, leader delle Forze Libanesi, e dal Movimento del 14 marzo con le roccaforti salafita-jihadiste di Tripoli e Sidone.

Dall’altra parte, per Berri l’accettazione di Hariri per Aoun sarebbe la resa, in quanto avrebbe realizzato la forza di Hezb’Allah che lo ha imposto nell’ultima assemblea nazionale con una manifestazione inerente alla necessità di dare al Paese un presidente dopo 2 anni e mezzo di vuoto politico.

Di quale assemblea si tratta ?

Il 5 ottobre, nel suo discorso per la ricorrenza di “Ashura”, che commemora per gli sciiti il martirio dell’imam Husayn, Nasrallah affronta diversi argomenti di politica estera e interna: la diffusione del Wahabismo come una delle scuole di pensiero del sunnismo, la guerra in Siria, l’alleanza fra Israele e l’Arabia Saudita e la stagnazione politica del Libano, privo del presidente da 30 mesi.

In merito al Wahabismo, Nasrallah cita la conferenza religiosa sunnita di Grozny dello scorso 25 agosto, che ha escluso “il Wahabismo come una delle scuole di pensiero del sunnismo”, perché crea un clima di terrore e la deriva jihadista – come Al Qaeda e Daesh – che hanno danneggiato il vero volto dell’Islam”.

Secondo Nasrallah, che ha elogiato le parole di apertura e stima nei confronti di Hezb’Allah del gran muftì di Al-Azhar, lo scontro non è tra sciismo e sunnismo, ma tra galassia jihadista e il resto dell’umanità.

A Grozny”, aggiunge Nasrallah “c’è stata una… svolta… adesso c’è una … presa di coscienza contro il Wahabismo saudita, finanziato dagli americani”.

Riguardo al conflitto con Israele, il leader di Hezb’Allah ritiene che il governo di Tel Aviv sia incerto nell’intraprendere una nuova campagna militare contro il movimento sciita, anche se prima o dopo non perderà occasione per un nuovo intervento militare.

Sul punto Nasrallah precisa che “L’attuale congiuntura è propizia all’entità sionista visto che gode sia di una legittimazione tra i Paesi del Golfo (sauditi e Paesi del Golfo) sia di nuovi finanziamenti… L’unica cosa che li dissuade è il fatto che non sono sicuri di vincere!”.

Da una parte questa convergenza, secondo il leader sciita, punta a isolare e contrastare i Paesi della resistenza (Siria, Iraq, Libano e Palestina) e dall’altra mira a legittimare una sorta di “riconoscimento politico” allo stato israeliano da parte degli Stati arabi, a danno del popolo palestinese e dei suoi territori occupati.

La stessa indecisione israeliana è legata alle incertezze emerse dopo il disastroso conflitto del 2006. I rischi sono diversi: Hezb’Allah ha aumentato considerevolmente il proprio arsenale bellico, i suoi soldati – 20 mila più altri 15 mila riservisti – hanno migliorato la loro capacità tattica e militare dopo 5 anni di conflitto in Siria e il suo esercito è in grado di poter fronteggiare qualsiasi tipologia di conflitto, dalla guerriglia allo scontro aperto.

Tel Aviv, secondo molti analisti israeliani, rischierebbe una pioggia ininterrotta di missili (stimati in oltre 175 mila testate di piccola e media gittata) e, molto probabilmente, un’invasione di Hezb’Allah nella sua parte settentrionale.

In merito alla guerra in Siria, che impegna oltre 5 mila combattenti di Hezb’Allah, Nasrallah ritiene che la soluzione politica e diplomatica sia al momento “impraticabile”, come è confermato dalla tregua del 10 settembre scorso, siglata da USA e Russia, che praticamente non è mai cominciata.

L’incondizionato sostegno americano alle milizie jihadiste, sia di Fatah al Sham (già denominata Al Nusra) che di Daesh (con il bombardamento su Deir Ez-Zor a danno delle truppe siriane lealiste) sono la conferma che l’obiettivo degli americani è quello di far cadere il regime di Assad “a qualunque costo e sostenendo chiunque”.

Passando poi alla stagnazione politica all’interno del Libano, Nasrallah segnala che potrebbe alla lunga compromettere la stabilità del Paese. La lotta per l’elezione del presidente della Repubblica, vacante ormai da quasi 3 anni, è stata tra due leader della corrente dell’ 8 marzo: Suleiman Franjieh, candidato dalle forze moderate libanesi, e il generale Michel Aoun, leader della Corrente Patriottica Libera.

Il sostegno ad Aoun- ha precisato il leader sciita – è ormai consolidato e trasversale perché comprende sia i suoi naturali alleati politici Hezb’Allah e, probabilmente, gli sciiti di Amal, sia altri partiti come il Partito Socialista Progressista del druso Walid Jumblat.

L’unico partito che si è opposto è il movimento Al Mustaqbal (Futuro) di Saad Hariri, leader sunnita della corrente 14 marzo, al soldo dei diktat e del veto saudita.

“Il pomo della discordia”, concluse Nasrallah, è causa non delle nostre divergenze interne, ma soprattutto dal movimento Futuro”.

E’ da precisare che in un recente discorso, Nasrallah aveva offerto la carica di primo ministro a Saad Hariri per la formazione di un governo di unità nazionale, in cambio della convergenza di voti sunniti sul candidato presidenziale Aoun.

In sintesi, la risposta attesa allora è arrivata adesso e Hariri è ora aspetta la nomina a primo ministro del governo.

La contenuta infiltrazione saudita, maggior sponsor dell’ala sunnita del Libano, si mostra adesso passiva e attendista riguardo a questa soluzione, pur temendo che un’alleanza con Hezb’hallah, e quindi con il regime siriano, possa disattendere le promesse elettorali di Hariri, o al contrario, essere un segno di grande abilità nel tenere un equilibrio fra le varie forze sia pure con difficoltà.

La presidenza Aoun è da considerarsi un trionfo per Hezb’Allah, ma la situazione in Siria – e nel mondo – è cambiata e il presidente libanese non sarebbe mai un fantoccio che esegue alla lettera le istruzioni del presidente siriano, invece è più possibile che trovi un alleato nell’Iran, a livello internazionale.

In ogni caso, calcoli e ambizioni di Hezb’Allah non coincideranno perfettamente con quelle di Aoun e si aprirà una nuova storia del Libano.

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Sayyed Hossein Nasrallah, leader di Hez'bollah

Sayyed Hossein Nasrallah, leader di Hezb’allah.

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