Mediterraneo e conflittualità endemiche. 4. Elementi di considerazione: dopo la geografia, l’Islam. Una sintesi.

Mediterraneo e conflittualità endemiche. 4. Elementi di considerazione: dopo la geografia, l’Islam. Una sintesi.

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Il secondo fattore importante nel bacino del Mediterraneo è senza dubbio l’Islam, elemento di collegamento politico, geostrategico, culturale, tradizionale e al tempo stesso fattore ormai potente d’instabilità politica nel quadrante mediorientale. La situazione dei governi che si affacciano sulle sponde del Mediterraneo è quella di governi che tutti, più o meno, sono andati incontro a crisi di legittimità o illegittimità, a seconda dei punti di vista.

Prima della ‘primavera araba’, Libia e Siria, annosi contestatori di situazioni regionali e planetarie, avevano compiuto però una scelta sostanziale di accettazione degli equilibri, almeno quali si erano delineati, per la conservazione pragmatica del potere (Muhammad Gheddafi e Bashir Al Asad).

La Siria aveva avuto bilanci fortemente caratterizzati dalle spese militari ma aveva anche avuto, come lo ha ora Asad, il supporto tattico, logistico e tecnico dell’allora URSS…senza l’alleato sovietico non poteva reggere il ritmo e si decise a mantenere un basso profilo internazionale per poter imporre una tranquillità, peraltro rivelatasi con il tempo instabile, all’interno. La macchina bellica siriana è stata organizzata in funzione anti Israele, anche per la riconquista delle alture del Golan…ma le opposizioni islamiche hanno rialzato la testa…in tutta la regione. Il sedicente Stato Islamico (DAESH) ha poi scombinato tutte le carte sul tavolo regionale innestandosi su problemi preesistenti e facendo massicciamente intervenire le potenze occidentali a suo contrasto.

La Libia degli ultimi tempi di Gheddafi stava facendo un grande sforzo per uscire dall’isolamento internazionale, politico e commerciale. Gheddafi vedeva bene la minaccia dell’integralismo islamico all’interno e contro la sua stessa politica internazionale. Ma questa sua preveggenza non lo ha salvato dalle decisioni della politica internazionale, che ne hanno voluto la fine, riuscendo a rendere la Libia, sempre che rimanga unita, un territorio in mano a milizie di genere vario.

L’Egitto era riuscito a contenere il contropotere del fondamentalismo islamico, al prezzo di una vigorosa politica di repressione interna, che ha fatto urlare il mondo democratico. In Egitto il pericolo continua a essere fortissimo perché a sud e nelle grandi città la povertà è più forte: non su tratta solo di deficit alimentare ma, soprattutto nelle grandi città, di una gran massa, diciamo, di nulla o poco tenenti e scontenti, o meglio in collera con la vita che conducono, non certamente all’altezza del progresso moderno, secondo la loro visione della contemporaneità. Desidererebbero migliorare la propria condizione ma non sono in grado. Sono stati e sono quindi facile preda per l’integralismo islamico che riesce a diffondersi con grande rapidità nelle classi meno colte e nel vasto sottoproletariato cittadino. E’ vero: sembra che l’unica istanza che si occupi dei fenomeni di deprivazione sociale sia quella religiosa islamica…Fratelli Musulmani…le moschee, come si sa, non sono solo luogo di preghiera ma anche di assistenza sociale e ora fortemente politicizzate.

L’attuale presidente Al Sisi cerca di contrastare con il solito forte controllo interno la deriva integralista islamica. Ci si può domandare: fino a quando?

La Tunisia in questo momento sembra contenere la montata del contropotere fondamentalista islamico a prezzo di sanguinosi attentati e, anche in questo caso, di un controllo interno ‘muscoloso’ soprattutto nelle regioni meridionali ove l’integralismo ha forti radici.

L’Algeria si sta isolando progressivamente, pur essendo molto importante per il mondo occidentale e per l’Italia in particolare (gas metano).

In Marocco prima Hassan II e ora Mohammad VI, i due re sono riusciti a mantenere una relativa stabilità anche grazie alle ‘credenziali religiose’ che i sovrani del Marocco hanno per diritto di nascita: ‘discendente di Maometto e generale dei credenti’.

La situazione sembra essere certamente più soft in Giordania anche se il regno hascemita e quello giordano temono fortemente gli sviluppi delle zone adiacenti: per il Marocco una possibile disgregazione nazionale dell’Algeria e il sorgere anche lì di uno stato fondamentalista; per la Giordania, la completa disgregazione della Siria, già in atto…, l’instabilità dell’Iraq e il forte flusso di rifugiati, tutte situazioni che minano l’ordine interno.

E’ evidente quanto è accaduto nel passato nella maggior parte di questi stati, alcuni decisamente collassati nelle istituzioni: un’incapacità di autoriforma delle classi dirigenti, eccezion fatta forse per Giordania e Marocco, dove alcune riforme sociali sono state portate avanti; una rigidità politica e un sostanziale autoritarismo di alcuni regimi che difficilmente hanno trovato alleati nella società borghese che era più avanzata e liberale, contro il dilagante terrorismo islamico.

In Yemen divampa la guerra…non solo la guerra civile! Da qualche tempo gli scontri sono interni tra gruppi di élite e tra diverse concezioni sociali: più influenzati dall’integralismo islamico a nord e più laici a Sud. Sono subentrate potenze straniere in aiuto di questa o quella parte in lotta.

L’Iran per il momento sembra essere in controtendenza e porta avanti la sua influenza sulla regione, quasi nello stesso modo con cui la portava avanti l’odiato Pahlavi, in più contrapponendo duramente il mondo sciita non solo a quello sunnita ma in particolare a quello wahabita, contendendo la supremazia nel settore strategico e cercando di espandersi come mondo sciita in tutto l’Iraq, sempre che questo Paese rimanga unito, quando le armi taceranno in Siria e a Baghdad…quando….

Le cosiddette ‘petromonarchie’ del Golfo a economia molto sviluppata, sia per una vicinanza all’Iran, sia per le loro tradizioni, hanno dovuto accentuare il loro carattere islamico, con delle isole, però, di occidente all’interno dei loro territori che permettono opportune valvole di sfogo per tendenze modernizzatrici, che strizzano molto l’occhio alla cultura occidentale e alle entrate economiche provenienti dal turismo di lusso (Abu Dhabi, per esempio).

Non dimentichiamo anche il ruolo di Kuwait e Arabia Saudita. Soprattutto il regno wahabita sta facendo una politica non sempre limpida e cristallina nei confronti del terrorismo islamico e delle reazioni fondamentaliste.

Le vecchie divisioni fra stati moderati e stati radicali hanno in questo periodo perduto molto della loro consistenza e caratterizzazione.

Last but not least, la Turchia…uno degli elementi più importanti in questa nuova situazione del Mediterraneo, stato cerniera, per due ordini di motivi: contrasto (forse non) al terrorismo islamico e argine alla migrazione epocale, anche di guerra, in provenienza da Iraq, Siria e Afghanistan, tanto che la UE ha concesso un pacchetto di milioni di euro a Erdogan, per poi lamentarsi che non è esattamente quel che si dice un governante liberale! L’evoluzione della politica interna ha profondamente minato la concezione di uno stato laico qual era quello voluto da Mustafa Kemal nel 1922. Sembra quasi che in questo periodo la vocazione di Ankara che era stata europea, in un passato prossimo, sia tornata a essere asiatica. Non dimentichiamo però che è membro della NATO, con tutti gli oneri che essa comporta. La Turchia aveva un forte bisogno d’integrazione nelle strutture europee, integrazione che con varie motivazioni le è stata negata. Ora che servirebbe alla UE, è troppo tardi per i motivi sopra indicati.

Dunque l’Islam è un fattore chiave nel Mare Nostrum, anche nella forte e continua migrazione che arriva sulle nostre coste anche dall’Africa sub sahariana, dove povertà, integralismo islamico e molto altro spingono una folla di disperati a pagare biglietti carissimi per trasporto su vecchie carrette o gommoni…’ecologici’…perché infatti non reggono il mare e spesso si sgonfiano a poche miglia da dove sono partiti.

Una domanda s’impone: ma questi poveri disgraziati, dove prendono i soldi per pagare i costosi biglietti…pare a suon di 4/5000 dollari? Me lo chiedo e continuerò a chiedermelo. Il business impazza anche nel mondo che fa riferimento all’Islam (o forse no?)…mi spiace dirlo.

(Continua)

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