Mediterraneo e conflittualità endemiche. 1.

Mediterraneo e conflittualità endemiche. 1.

Antica mappa del Mediterraneo, 1700...

Antica mappa del Mediterraneo, 1700…

Fernand Braudel, scriveva che questo mare è mille cose insieme. Non un paesaggio, ma innumerevoli paesaggi. Non un mare, ma un susseguirsi di mari. Non una civiltà, ma una serie di civiltà. Viaggiare nel Mediterraneo significa incontrare il mondo romano in Libano, la preistoria in Sardegna, le città greche in Sicilia, la presenza araba in Spagna, l’Islam turco in Yugoslavia…come spiegare l’essenza profonda del Mediterraneo……. Vi sono le radici della parte più profonda della civiltà italiana, francese, greca, spagnola e araba.

Con l’espressione mar Mediterraneo s’intende il mar Egeo, il mar Adriatico, il mar Tirreno, il mare Ionio, il Golfo della Sirte o mare Libico, come si diceva nel passato. Bisogna altresì fare attenzione che, se da un punto di vista strettamente geografico, da alcuni si ritiene che il Mediterraneo finisca ai Dardanelli, il Mar Nero è invece da considerarsi parte integrante di questo mare, da un punto di vista geopolitico, almeno e ha una sua rilevante importanza.

Il Mediterraneo è stato per lungo tempo il centro del mondo, anzi più che il centro del mondo, era il mondo stesso. Poi nuove scoperte geografiche hanno spostato l’asse dell’interesse mondiale da quel centro, finché la zona è tornata ad essere di grande importanza, già agli inizi di questo secolo, soprattutto per l’abbondanza di una materia strategica, della quale non si sono ancora trovati sostituti equivalenti su larga scala, l’oro nero, il petrolio, dal quale continua a dipendere l’andamento dell’economia globale di quella parte del mondo privo di questa risorsa.

Quello che è rimarchevole in questa regione, da ritenere a ragione un insieme unico, è la diversità dei popoli che vi abitavano e che vi abitano tuttora, diversità di popoli e di nazioni, diversità di religioni, diversità di scritture, ma con elementi comuni. ..forse ora meno chiari!

Nel passato, i tentativi fatti per instaurarvi un ordine mediterraneo complessivo non hanno ottenuto risultati duraturi nel tempo, salvo forse che durante l’impero romano. Non vi è riuscito l’Impero bizantino. Non vi è riuscito quello ottomano. Non vi sono riuscite le potenze coloniali europee. E ora sembra più lontano che mai…

Tre sono le costanti fisiche e geografiche del Mediterraneo: è un mare aperto; è un mare immenso, è un mare che non è sempre molto ospitale. Un mare che negli ultimi tempi è diventato una grande tomba….a causa di moderni pirati chiamati anche scafisti….

sul mare, a Lepanto, si giocò il dominio terrestre dell’Impero ottomano, contro la cristianità. Tutto questo accadde accanto a battaglie combattute su terra, di grande importanza.

Questa situazione di un Mediterraneo, centro del mondo conosciuto, ha iniziato a registrare cambiamenti nel corso del XVI secolo. Dopo un periodo relativamente breve, per la storia dell’uomo, un periodo di tre secoli, durante i quali il settore non ha più avuto quell’importanza di cui aveva goduto prima, il Mediterraneo ha visto progressivamente allargarsi il suo orizzonte per divenire, anche con l’apertura del canale di Suez, elemento di unione di distese oceaniche, attirando questa volta nella lotta per il suo dominio, anche quelle potenze che non sono rivierasche. Gli Stati Uniti sono comparsi in questo settore strategico, sostituendosi ai precedenti colonizzatori, in particolare alla Francia e all’Inghilterra e diventando i dominatori di una parte almeno del Medio Oriente, con una forma di neocolonialismo politico, che attuano, sentendosi, secondo la loro stessa definizione più volte ripetuta, i gendarmi del mondo. Poco dopo di loro, anche la potente Unione Sovietica ha cercato il suo primato in quel mare, verso il quale, è doveroso ricordarlo, anche l’impero degli Zar aveva da sempre cercato uno sbocco. E ora si stanno riproponendo simili situazioni, a conferma che la geopolitica è la chiave di comprensione di molti comportamenti.

Più recentemente, il mondo, ingessato nel modello matematico e rigido del bipolarismo, trionfo dell’immobilismo caro agli spiriti più brillanti della tecnocrazia, è letteralmente imploso: le identità nazionali, sviluppatesi nel secolo scorso, con le diversità etniche e religiose, hanno fatto la loro riapparizione nella continuità di quello che erano sempre state, con le loro ideologie, cioè un vero mosaico: l’ambiente mediterraneo è allo stesso tempo europeo, balcanico, magrebino, cattolico, ortodosso, islamizzato e ebreo. Se nel passato hanno trovato spazio imperi, regni, beycati, sceiccati ora si trovano nuove e vecchie forme di governo: monarchia, repubblica, regimi totalitari e tutti gli stadi rappresentanti dell’evoluzione o involuzione democratica, così come vi si trovano sicuramente tutti gli stadi dell’evoluzione economica, dall’agricoltura condotta con metodi ancora primitivi alle Sylicon Valley europee.

Per complicare ulteriormente la situazione, in questo mare non vi è una frontiera stagna alle influenze reciproche dei grandi movimenti, che s’intersecano in una reciproca compenetrazione e si scontrano a volte in modo complesso e assai insidioso. Ed è stato anche su questo mare che, durante la guerra fredda, gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica si sono fronteggiati, per tentare di far regnare, come una volta avevano fatto i romani, la pax americana o l’ideologia economica anticapitalista sovietica.

Il Mediterraneo, non è certo più ai nostri giorni, il centro del mondo, ma è sempre una sorta di modello primario di una notevole complessità geopolitica. E’ ancora uno degli spazi principali, nei quali, volontariamente o non, il mondo cosiddetto occidentale sta mettendo in gioco il proprio ruolo di potenza mondiale. E’ una nuova frontiera.

In questi ultimi anni la Turchia è stata una cerniera e una frontiera avanzata: la sua doppia identità, europea e asiatica, eredità dell’Impero Ottomano, e la sua presenza nella Nato ne farebbero un alleato prezioso ma scomodo.

Gli stati che si affacciano sul Mediterraneo sono legati al suolo, al clima, ad un passato comune, ad una storia comune, a religioni che si combattono, ma che hanno elementi comuni e sono espressioni di uno stesso modo di intendere la spiritualità. Il Mediterraneo dunque riunisce le condizioni di base costitutive di una unità organica per storia, economia, geografia umana, culture, geologia, clima, vegetazione.

Frontiera, dunque zona di contatto. Il Mediterraneo è attualmente una zona dall’equilibrio instabile, tra forze numerose, tra il nord e il sud, tra l’est e l’ovest, tra il Medio Oriente e il resto dell’universo, tra due civiltà e tre religioni, 17 paesi e più di 400 milioni di abitanti; è compreso tra un futuro difficile ad immaginarsi, ma che si deve costruire e un passato più noto, vecchio di una cinquantina di secoli, periodo durante il quale si è costruito e distrutto, dove sono emerse le idee più belle, ma anche le più terrificanti; dove delle mitologie sono nate e morte, ma delle quali la situazione attuale è il risultato vivo e pulsante.

Ora si distrugge.

Il Mediterraneo, nell’accezione integrata di spazio-tempo, è una singola civiltà esso stesso, perché lo spirito che lo pervade, fin dai tempi più antichi, si è trovato sempre in continuo stimolo e sollecitazione. Le religioni monoteiste sono nate qui. I grandi movimenti di pensiero, vero sangue delle civiltà, hanno dato un senso compiuto a tutti gli avvenimenti. Di fronte all’ignoto, le religioni che spiegano e aiutano a vivere, si sono concentrate in forza in questa culla di civiltà.

Il Mediterraneo è stato ed è una zona circoscritta di lotte. Ne sono derivate delle comunità culturali certamente differenziate, ma con basi comuni. Scriveva sempre Braudel che il Mediterraneo, al di là delle sue divisioni politiche attuali, rappresenta tre comunità culturali di grande rispetto, molto vivaci, tre modi cordiali di vivere, bere, mangiare, sempre pronte a mostrarsi i denti, ma dall’infinito destino.

Queste civiltà, sono infatti le uniche di largo respiro nel Mediterraneo, che possano essere seguite e vissute senza interruzione attraverso le peripezie e gli incidenti della storia mediterranea.

In sostanza una frontiera in tutti i sensi possibili, focus di quel concentramento umano che ha visto nascere delle religioni e morire degli imperi tra i quali l’Egitto, poi la Grecia, poi Roma, poi Bisanzio, poi Costantinopoli.

(continua)

©www.osservatorioanalitico.com – Riproduzione riservata

 

Fernand Braudel

Fernand Braudel

 

 

Comments are closed.