UNA MUTAZIONE EPOCALE SENZA RITORNO

UNA MUTAZIONE EPOCALE SENZA RITORNO

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              Dedicato al Presidente Shimon Peres

Ci piaccia o non… (e non ci piace), l’Europa è in una fase di mutazione epocale senza ritorno. In realtà sta pagando tutti gli errori geopolitici che ha fatto dalla data dello scramble for Africa alla fine dell’Ottocento e alla fine del primo conflitto mondiale, avanzando poi verso la guerra in Iraq e in Afghanistan.

Dunque: la Libia non esisteva prima che gli italiani, che cercavano una ‘Quarta Sponda’ per motivi economici della popolazione italiana, vi si attestassero e decidessero che Tripolitania, Cirenaica e Fezzan fossero unite sotto un unico governo centrale. Le tenne unite solo un dittatore, Muhammar Gheddafi.

L’Iraq non esisteva prima della Prima Guerra Mondiale: era territorio dell’Impero Ottomano, grande e glorioso, ma giunto ormai al capolinea, come è successo storicamente a tutti gli imperi: tre territori uniti fra di loro, con i siti dei più importanti pozzi di petrolio, nella terra dei Curdi. Alcuni pozzi, per la verità, si sarebbero dovuti trovare in territorio turco, ma la Gran Bretagna, che ancora aveva un grande peso politico e faceva parte del ‘concerto delle Grandi Potenze’, non li voleva dare in mano – ovvero ‘in pasto’ – a quello strano personaggio che si chiamava Mustafà Kemal, poi Atatürk, che si comportava come un vincitore invece che come un vinto, quale era agli occhi dell’Europa, come erede dell’Impero Ottomano…non accettava i termini dei trattati di pace imposti, discuteva da pari con le Potenze europee e dimostrava di voler dare alla laica Repubblica turca, da lui instaurata, un’autonomia politica pericolosa. Pericolosa per la gestione dei pozzi di petrolio…meglio dunque sotto un Iraq indipendente nominalmente, ma in realtà sotto la mano adunca di Londra. Pericolosa anche perché aveva in mano il passaggio dei Dardanelli dal Mar Nero al Mediterraneo: passaggio strategico per merci e truppe…provenienti dall’allora URSS. Tuttora passaggio strategico di rilevanza globale.

La Turchia: territorio chiave nei rapporti Europa-Levante nel passato e anche adesso, visto che l’UE aveva deciso per un accordo miliardario (in Euro) per ottenere da Ankara che costituisse una barriera per la migrazione epocale che l’Europa sta subendo. Sì, certamente…previo rispetto dei diritti umani!

Non vorrei chiamarla invasione, anche se da molte parti si parla di ‘invasione’: preferisco il termine più storico, in questo caso, di ‘migrazione epocale inarrestabile’ che sta mutando il volto e il colore dell’Europa e modificando la sua identità, a volte anche con il consenso di governi che non sanno arginare o gestire questa migrazione.

Diciamoci la verità, anche se non è politically correct: gli attuali governanti, politici (o politicanti…), hanno indugiato sugli allori e adesso che la situazione è irreversibile hanno compreso che forse devono andare in Africa, a Nord o a Sud del Sahara, e sistemare il problema in loco: non è mai troppo tardi, è vero, ma è veramente molto tardi.

L’Europa del XX e XXI secolo sta passando una crisi economica senza precedenti e su questa situazione si abbatte l’onda di chi fugge dalle guerre, del migrantato economico e di quello a sfondo terrorista. Un milione, due milioni…: chi crede che anche i migranti economici saranno fatti rientrare nelle terre d’origine o è mal informato o è in malafede. Di questi, forse una piccola percentuale sarà fatta tornare in patria, ma i restanti cercheranno di integrarsi o di essere a carico del Paese che li ha accettati, in attesa di verifica della loro situazione e dei loro documenti.

Il 90% degli africani sub-sahariani che giungono in Europa sono giovani uomini tra i 18 e 30-35 anni e solo il 10% di donne. Bene. Da tempo rifletto – e ne ho scritto anche su questo foglio – sul cambio di identità e anche di colore dell’Europa e devo osservare con piacere che il primo ad aver avuto il coraggio di parlarne apertamente è stato Magdi Cristiano Allam: tanti giovanotti in età fertile sono arrivati, ma non ci sono altrettante giovani donne che provengono dagli stessi territori e con le stesse tradizioni e abitudini. Quindi, è la gioventù presente in Europa l’obiettivo ‘affettivo’ agli occhi di questi migranti. Non intendo essere negativa: probabilmente una gran parte di loro si integrerà, troverà lavoro e umanamente vorrà metter su famiglia. Molto bene: le tradizioni diverse, le culture diverse sono normalmente un arricchimento importante anche per la cultura ospitante sempre che quest’ultima abbia la forza per mantenersi, non per imporsi, ma per mantenersi nella propria originalità. La cultura europea, la tradizione europea ha in sé ancora la forza di mantenersi? Ha creatività? Sa dire una nuova parola?

Qui poi s’innesta il problema religioso, dello ‘scontro’, come si usa dire ora. Forse è vero: uno scontro c’è, perché una religione, la musulmana, si vuole imporre su un’altra, la cristiana.

Ricordiamo cosa accadde quando spagnoli, portoghesi andarono sulle coste dell’America del sud e imposero la religione cristiana (tra l’altro in secoli che vedevano attiva la Santa Inquisizione!)…le usanze religiose locali, pagane o animiste, scomparvero e fu imposta con le buone o con le cattive la salvifica religione cristiana, anche con il progresso umano e economico che essa comunque portava.

Ricordando un po’ la storia, vedo la mutazione europea inarrestabile, irreversibile. È giunto il momento del declino dell’Europa, forse proprio dopo 70 anni di pace, dopo secoli di superiorità sul continente africano, soprattutto?

L’Europa Unita per ora ha fallito, a parte una moneta unica che si sta rivelando debole, in realtà. Le colpe non sono certamente tutte del continente europeo ma i governanti tra Berlino, Parigi, Londra, Roma, Madrid, Vienna, hanno fatto la loro parte. Inutile versar lacrime su quanto è stato o non è stato fatto.

I fatti sono questi: una migrazione epocale in un territorio già popolato o sovrapopolato, con risorse economiche ridotte. Valori scaduti o dimenticati nei cassetti dei nonni. Una popolazione invecchiata e una gioventù che in gran parte non ha ancora trovato il suo ubi consistam, almeno in Italia. Chi paga di più sono chiaramente gli anelli deboli della catena, ossia Grecia e Italia.

Il mondo occidentale ha fallito nel Vicino e Medio Oriente, destabilizzandolo con maestria, non sapendo trovare una giusta exit strategy da questo marasma che è riuscito a provocare.

Che fare? Come rimettere ordine in Iraq, Afghanistan, Libia, Siria, evitando che l’Egitto torni a vacillare; che il Marocco resti saldo; che l’Algeria si tranquillizzi; che la Tunisia reagisca agli attacchi di Stati confinanti; e che il sedicente Stato Islamico cada una volta per tutte? E nel Corno d’Africa (Somalia ad esempio), come possiamo rimettere a posto delle tessere di un puzzle scompaginate, anche queste con rara maestria?

Una sfida anch’essa epocale. Come ristabilire un dialogo fattivo tra le tre religioni del ‘Libro, ebraica, cristiana, musulmana, che, a ben studiare, hanno tantissimo in comune? Altra sfida epocale.

Se l’umanità vincerà queste sfide…è certo. In quanto tempo? Questo è veramente incerto: la storia si misura a secoli, non a decenni.

Solo il dialogo però porterà alla pace che serve all’umanità per progredire e quella occorre ricercare con tutti i mezzi possibili. Quando almeno un simulacro di pace sarà raggiunto, allora verrà il tempo in cui le popolazioni si sistemeranno da sole sui territori che daranno loro la migliore condizione di vita.

Intanto rendiamoci conto di quello che stiamo vivendo: l’Europa non potrà tornare indietro. Meglio è che inizi a convivere con la nuova situazione e ponga le necessarie regole di convivenza civile facendole rispettare. Ecco: questa è forse la materia più difficile da gestire…e qui mi fermo…

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