IRAQ. TERRORISMO E IRA SCIITA

IRAQ. TERRORISMO E IRA SCIITA

Muqtada al-Sadr (Photo/Alaa al-Marjani)

Muqtada al-Sadr (Photo Alaa al-Marjani)

La situazione attuale in Iraq…Muktada Al Sadr…sentiremo ancora parlare di lui.

Il Direttore scientifico: Maria Gabriella Pasqualini           

I recenti mesi registrano il più alto bilancio di vittime della furia jihadista a dimostrazione dell’inconsistenza delle misure di sicurezza annunciate dal premier Haider al-Abadi.

Nel solo mese di luglio si contano centinaia di morti e altrettanti feriti soprattutto fra la popolazione sciita pressa di mira da Daesh nella capitale e nelle cittadine contigue tra cui Balad, a 70 km da Baghdad (292 i morti in un attentato all’inizio di luglio), Samarra e Dhuluya.

Per la difesa di moschee, mercati e posti di blocco compaiono sempre più spesso le “Unità di mobilitazione popolare” (Unp) e le “Brigate della Pace”, braccio armato del carismatico sciita religioso Muqtada as-Dadr.

E il premier Abadi viene sempre più spesso attaccato dai cittadini con pietre, bottiglie e lanci di scarpe che lo accusano di complicità nella dilagante corruzione, inerzia di fronte alla Turchia che viola quotidianamente lo spazio aereo nel Nord iracheno consentendo il massacro dei curdi, incapace gestione delle forze armate.

Paradossalmente, Daesh sta perdendo il controllo di significative aree in Siria e nello stesso Iraq e la perdita di suoi apicali esponenti.

A marzo, il coordinatore dell’intelligence Abd al-Rahman Mustafa al- Shakhilar al Qaduli resta ucciso in un raid aereo statunitense a Deir Ezzor, nella Siria orientale.

Insegnante di fisica e tra i combattenti sin dagli anni’80 prima come predicatore e poi come attivista in Afghanistan dal 1990 al 2000, si trasferisce e a Sulaymaniyah nell’Iraq nord-orientale per unirsi al gruppo Ansar al-Islam.

Nel 2003 al-Qaduli fonda un gruppo islamista anti-americano a tal Afar e l’anno successivo si unisce ad Al Qaeda in Iraq guidato da Abu Musab al-Zarqawi, dove opera come predicatore e giudice della sharia.

Le sue prediche sono coincidenti con l’ideologia di Daesh: odio verso gli Yazidi; dispezzo per i sunniti che accettano di lavorare con qualsiasi infedele o per istituzioni statali democratiche o per eserciti che attaccano il Califfato.

Al Qaduli denuncia la Costituzione irachena che non permette di demolire i luoghi di culto yazidi e considera chi lavora in un tale Stato non musulmano.

E’ anche nemico del Fratelli Musulmani che giudica colpevole di apostasia a causa del loro obiettivo di formare una società musulmana tramite le leggi dell’uomo e non di Allah.

Ancora più dannosa per Daesh è l’uccisione di al-Sistani, il suo capo militare, 30 enne, georgiano (vero nome: Tarkhan Tayamurazovich Batirashvili), avvenuta a luglio in combattimento a Shirqat, a 70 km da Mosul. Già insieme ai ceceni milita poi nelle unità scelte del suo Paese ed è stato addestrato dagli americani.

Dopo il congedo, si trasferisce nel 2012 in Siria ed è tra i fondatori dello Jais hall Muhajireen wal Ansar, composto essenzialmente da caucasici. Un anno dopo si unisce ad al Baghdadi che lo invia nei punti più delicati per coordinare i reparti speciali di Daesh, guidare offensive o gestire situazioni difficili.

Con la morte di al-Qaduli, Al Sistani, Haji Bakr, al Sweidawi e al-Bilaw, Daesh vede ridotti a sole due persone su i sei “fondatori” del califfato: Abu Mohammed al-Adnani e il Califfo Abu Bakr al-Baghdadi, che sta ancora curando le ferite sofferte in un raid aereo della coalizione.

In questo quadro emerge sempre di più il leader sciita Muqtada al-Sadr.

Per un orientamento sulla complessa situazione irachena, appare utile conoscere il vissuto di Muqtada al-Sadr.

Membro di una delle più importanti dinastie sciite irachene, figlio del grande Ayatollah Muhammad Sadiq al Sadr, assassinato da Saddam Hussein nel 1999, e genero del grande Ayatollah Muhammad Bakir al-Sadr ucciso dalle milizie di Saddam Hussein, vanta anche la parentela con l’iman libanese Mussa Sadr, scomparso nell’agosto 1978 durante un viaggio in Libia.

Muqtada ha grande seguito negli strati più poveri della popolazione sciita irachena anche il virtù del fatto che resta sostemitore di un Iraq libero da corruzione, clientelismi e logiche settarie. Esponente religioso sciita, non è allineato alle scuole di Najaf e Qom, demarcandosi dal principio della velajat-e- faqih iraniana (supremazia della Guida Suprema) e quindi non sempre allineato a Teheran.

Nel 2012 sostiene il voto di sfiducia contro il premier Nouri al-maòlaki insieme all’ Iraqi National Movement di Iyad Allawi e i curdi e non esita ad attaccare la milizia “Asaib Ahl Al- Haq”, che era stata creata in un’alleanza segreta dal lui stesso e Teheran, provocando la scissione della milizia che era diretta da dall’iraniano Qais Khazali.

Peraltro, a seguito della scissione non sono mancato scontri armati fra AAH e le forze di Sadr.

A capo dell’Esercito del Mahdi sin dall’invasione anglo americana in Iraq del 1993 rimane anche un nazionalista e non esita a sostenere la causa dei manifestanti in gran parte arabo-sunniti che nel 2013 paralizzarono l’intero Iraq centro-occidentale in opposizione alle politiche settarie adottate dall’ex premier sciita Nuri al-Malaki.

E l’anno successivo, disobbedendo all’Iran che aveva sostenuto la candidatura di Haider al-Abadi come nuovo premier, si auto-impone un “esilio politico” nella sua roccaforte Sadr city, invitando i suoi seguaci a continuare lealmente il loro impegno per il Paese.

L’anno successivo, contrario alla debole e inadeguata politica interna e internazionale del nuovo premier, mobilita i suoi seguaci in due nuove milizie chiamate “Brigate di pace” e “Brigate del Giorno Promesso”, che insieme ad altre milizie sciite forniscono un importante contributo per contrastare l’insurrezione jihadista di Daesh e gruppi analoghi.

Tuttavia, dopo l’uccisione dello Sheikh sunnita Qasim al-Janabi e dei suoi seguaci prelevati a un check-point e poi ritrovati morti a Baghdad est in zona Shaab nel marzo 2015, ritira le sue milizie dal fronte sospettando il coinvolgimento di milizie sciite nella morte di al-Janabi. Ma il congelamento delle sue milizie sono solo una fase temporanea.

Infatti, guida le sue forze armate all’interno della zona verde di Baghdad assaltando (maggio 2016) le sedi Parlamento e poi del Governo, lancia una nuova minaccia ai soldati stranieri presenti in Iraq.

Minaccia gli statunitensi e il 25 luglio Al Sadr attacca anche i militari britannici e i loro consiglieri, avvertendoli che saranno considerati dalle sue milizie come “nemici e occupanti”.

Al Sadr intende rispondere all’annuncio fatto a inizio luglio dal segretario della Difesa americano Ash Carter, secondo cui Washington invierà in Iraq altri 560 soldati per aiutare l’esercito iracheno a ricatturare Mosul, facendo lievitare a 4.650 il numero dei soldati americani impegnati in Iraq.

L’obiettivo di Muqtada al Sadr appare sempre più la sostituzione del premier per uno nuovo governo.

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Ash Carter, Segretario alla Difesa USA

Ash Carter, Segretario alla Difesa USA

 

 

 

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