STRATEGIA AMERICANA IN MEDIO ORIENTE

STRATEGIA AMERICANA IN MEDIO ORIENTE

Democratic presidential candidate Hillary Clinton speaks at the Atlantic Council Women's Leadership in Latin America Initiative in Washington, Monday, Nov. 30, 2015. (AP Photo/Pablo Martinez Monsivais)

Hillary Clinton se Presidente Usa cambierà la politica americana in Medio Oriente?

Barack Obama sta terminando il suo mandato. A gennaio un nuovo ‘Capo’ alla Casa Bianca. Ora questa sembra essere la strategia americana in Medio Oriente. Non potrà però cambiare di molto dopo gennaio 2017.

Il Direttore scientifico: Maria Gabriella Pasqualini

Secondo media arabi, il presidente Barak Obama, nell’imminenza della fine del mandato, intenderebbe raggiungere in Medio Oriente almeno tre obiettivi.

In primo luogo vi è la priorità di sconfiggere Daesh (al Dawla al Islamiyyah fi Iraq wal Sham) avvalendosi essenzialmente dei contributi dei corpi speciali di Iran, Hezb’Allah libanese e combattenti delle “Unità di Difesa Popolare” (YPG) e “Unità di Difesa delle Donne (YPJ) che supportano il debole esercito siriano.

E’ singolare però che contestualmente, vi siano altri due obiettivi, confliggenti con il primo.

Infatti, gli USA

  • continuano ad armare l’eterogena “opposizione moderata” anti-Assad, che non manca di attaccare le forze iraniane, libanesi e curde oltre alle truppe governative di Damasco;
  • mantengono saldi rapporti con Arabia Saudita e Israele, entrambi ostili alla “mezzaluna sciita” e in contatto con i jihadisti contrastati da iraniani, libanesi e curdi. Peraltro, Israele viola quotidianamente lo spazio aereo siriano ed esegue soprattutto sul lato siriano delle Alture del Golan raid aerei uccidendo esponenti e combattenti sciiti impegnati alla lotta contro Daesh.

Approfondiamo per comprendere meglio.

Va precisato che in merito a Riyadh, gli USA cercano di convincere i sauditi ad accettare la posizione iraniana nello scacchiere mediorientale sottolineando con prove documentali come l’accordo sul nucleare raggiunto a luglio 2015 dal “Gruppo 5 + 1 (i cinque Paesi membri permanenti del Consiglio di Sicurezza ONU, Cina, Francia, Gran Bretagna, Russia, USA, più Germania) con l’ Iran non possa trasformare quel Paese in una potenza nucleare per il costante monitoraggio decennale cui sarà sottoposto.

In merito a Israele, lo stesso presidente statunitense avrebbe promesso che sarebbe stato lasciato ogni spazio a Tel Aviv per interventi armati nel Nord della regione per annullare la minaccia proveniente da Hezb’Allah e Hamas.

Per quanto poi riguarda lo scenario del Libano e dei rifugiati siriani, di alto interesse per l’Unione Europea, secondo gli USA resterebbe in stallo per finire lentamente a perdere peso politico, come sarebbe in realtà già stato dimostrato dai molteplici tentativi degli Inviati Speciali statunitensi, risultati tutti inefficaci.

In realtà, gli obiettivi sono consustanziali all’iniziale progetto USA di ridisegnare il nuovo Medio Oriente sulle rovine della Siria.

Il collasso del Libano rientra nelle prospettive di Israele, che prevede anche la contestuale disfatta di Hezb’Allah.

In merito, gli USA stanno indebolendo Hezb’Allah attraverso l’abusato utilizzo delle unilaterali sanzioni contro il sistema bancario, questa volta libanese, vietandone i rapporti con esponenti e quadri del movimento islamico e persone a esso riferibili.

Il piano era stato preparato dal 2014 sotto la bandiera del “Counterterrorism Partnership Fund”, al cui vertice è indicato come target Hezb’Allah, dichiarato “Organizzazione terroristica”, come sarebbe stata dichiarata nel 2015 da Arabia Saudita e Paesi del “Consiglio di Cooperazione del Golfo” (con Arabia Saudita, Bahrein, Emirati Arabi Uniti, Kuwait, Oman e Qatar) e nel 2016 dalla Lega Araba.

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