Giuseppe Dosi. Il poliziotto artista che inventò l’Interpol italiana.

Giuseppe Dosi. Il poliziotto artista che inventò l’Interpol italiana.

 

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Giuseppe Dosi. Il poliziotto artista che inventò l’Interpol italiana.

Quaderno n.2/2014 dell’Ufficio Storico della Polizia di Stato, Roma, giugno 2015, p. 227, ISBN978-88-908598-4-7, a cura di Raffaele Camposano.

Giuseppe Dosi. Chi era costui? Un poliziotto, un uomo d’ordine, un artista, uno scrittore. Una personalità a tutto tondo. In uno dei saggi, scritto da Ornella Di Tondo, che corredano questo interessante Quaderno dell’Ufficio Storico della Polizia di Stato, scopriamo che Dosi è stato un antesignano dell’indagine in ambito internazionale, ovvero non sarebbe possibile fare la storia della collaborazione internazionale delle polizie che iniziò negli Anni Venti in Italia, senza fare riferimento alla figura di questo straordinario poliziotto. Egli ebbe un’attenzione particolare per l’indagine internazionale, tanto che si laureò in Giurisprudenza con una tesi dal titolo Valore della polizia internazionale. Gli esordi di questa collaborazione si riferiscono al 1923 con la nascita della International Criminal Police.

Dosi era entrato in Polizia alla vigilia dello scoppio del primo conflitto mondiale nel 1913. Al suo fiuto professionale aggiungeva la conoscenza delle lingue, tedesco, francese e inglese perché aveva frequentato il Collegio Internazionale dell’Aventino in Roma e per queste sue caratteristiche fu subito inviato, alla fine della guerra, a posti di confine, Svizzera, Gorizia e Tirano. Nel 1919 divenne Vice Commissario a Borgo (San Pietro), un Commissariato di prestigio ma particolarmente difficile.

Le sue qualità emersero e la sua conoscenza delle lingue lo aiutò molto: iniziò molte indagini sotto copertura…la solita per agenti addetti alla raccolta informativa di qualsiasi genere: ‘addetto’ in Ambasciata a Vienna, Berlino, Bruxelles e nelle legazioni di Praga, dell’Aja, di Berna, di Tangeri, noto luogo per abbondanti messi informative. Collaborò in modo continuativo con le polizie estere creandosi un curriculum di tutto rispetto non solo come poliziotto…Durante il secondo conflitto mondiale, dopo l’8 settembre 1943, e successivamente collaborò in modo professionale con gli anglo-americani, in particolare con il CIC, Counter Intelligence Corps che nel 1945 gli rilasciò un tesserino che lo indicava, nel suo grado di Vice Questore, come collaboratore delle Armate anglo-americane, per il quale non solo poteva girare ovunque indisturbato ma poteva indossare armi. Per cinque anni fu poi a capo dell’Ufficio Centrale Italiano di Polizia Criminale Internazionale, presso il Ministero dell’Interno italiano. Molti altri peraltro furono i prestigiosi incarichi del Dosi.

Maestro di travestimenti, si sapeva travisare in modo accurato e minuzioso….era un bravissimo attore oltre che un buon psicologo perché ben si adattava alla persona con la quale si intratteneva per carpire le informazioni di cui aveva bisogno. Intelligenza e particolare intuito.

Nel 1931 pubblicò anche un volumetto dal titolo Un Commissario di Polizia una copia del quale è conservato nell’Archivio Centrale dello Stato, nelle carte del Ministero dell’Interno, per chi avesse la curiosità di leggerlo.

In realtà egli iniziò a scrivere già nel 1920 sulla polizia internazionale, dando vita a una intensa attività pubblicistica professionale e non solo, come ben illustrato in un altro saggio di questo Quaderno, scritto da Michele Di Giorgio Saperi di Polizia e racconti noir. I contributi giornalistici di Giuseppe Dosi . Dosi aveva lo spirito di autore di feuilletons ma questo non deve ingannare perché, accanto a godibilissimi racconti noir, Dosi scrisse notevoli pagine sulle tecniche delle indagini di polizia cercando di mettere nei suoi scritti tutta la sua competenza professionale affinché ne fruissero i colleghi più giovani: questioni di polizia internazionale, metodi d’indagine, tecniche d’identificazione e di foto segnalazione, nozioni e tecniche di polizia scientifica. Come fa notare il Di Giorgio …gli scritti di Dosi offrono uno spaccato di notevole importanza e varietà; una testimonianza tangibile dell’eccezionale vivacità intellettuale e della competenza di questo funzionario… tecniche ben descritte nel saggio di Natale Fusaro, Giuseppe Dosi e l’arte dell’investigazione.

Altri interessanti saggi arricchiscono questo Quaderno. Scrive il curatore, Capo dell’Ufficio Storico, Raffaele Camposano, che leggendo la vita di Dosi si comprende bene come sia vero il motto latino Faber est suae quisque fortunae: la vita di Dosi si legge e si deve leggere come un romanzo ma un romanzo di vita vissuta intensamente avendo come faro la legalità e la giustizia, spesso andando a fondo in indagini che sembravano già chiuse, come ad esempio quella riguardante Gino Girolimoni, che era stato indicato come il ‘mostro’ di Roma e che invece era innocente dei delitti a lui attribuiti.

In sintesi, un Quaderno di ricerca storica che si legge con curiosità e interesse verso questo personaggio certamente noto agli addetti ai lavori, ma non conosciuto da un pubblico più giovane.

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