LEGA ARABA ED HEZB’ ALLAH

Ahmed Abul Gheit, Segretario Generale della Lega Araba

Ahmed Abul Gheit, Segretario Generale della Lega Araba

Pochi conoscono l’esistenza fin dal 1945 di una organizzazione regionale, la Lega Araba, in effetti poco attiva e comunque non in grado di operare visto che tutte le decisioni devono essere prese all’unanimità…difficile da sempre da conseguire anche nei più collaudati sistemi regionali.

Il Direttore scientifico: Maria Gabriella Pasqualini

Il 10 marzo i ministri degli Affari Esteri arabi, riuniti nella capitale egiziana per scegliere il nuovo segretario generale della Lega Araba (LA) in sostituzione di Nabil El-Arabi, hanno nominato il diplomatico egiziano Ahmed Abul Gheit, che era stato l’ultimo ministro degli esteri con l’ex presidente Hosni Mubarak.

Il giorno successivo, la L. A. proclamò il movimento-partito Hezb’Allah “organizzazione terrorista” accodandosi all’identica decisione assunta da Arabia Saudita e monarchie del Consiglio di Cooperazione del Golfo (CCG) dieci giorni prima.

Solo Libano e Iraq si sono astenuti e l’Algeria ha espresso “riserve”, a conferma che la LA opera da molto tempo come mero esecutore degli ordini sauditi.

Il primo atto del nuovo segretario generale della Lega acuisce lo scontro sunniti – sciiti, che di fatto è un ulteriore segnale di guerra all’Iran lanciata da Arabia Saudita e Paesi del CCG dopo la guerra iniziata un anno fa nello Yemen contro la piccola formazione sciita (4% della popolazione) degli Houthi per il colpo di Stato nei confronti del legittimo presidente.

Immediato è il compiacimento del “Fronte 14 marzo” del Libano, guidato dall’ex premier con passaporto saudita, Saad Hariri, i cui ministri rimproverano al responsabile degli esteri Gebran Bassil di non aver approvato la risoluzione assunta dalla Lega.

A poche ore dal voto, le forze di Hezb’Allah insieme all’esercito libanese respinsero in Libano la tentata infiltrazione di jihadisti di Desh nella zona di Ersal lasciando al segretario generale Sayyed Hassan Nasrallah la risposta per LA e “Fronte 14 marzo”.

L’attacco del CCG è solo all’inizio.

La prima monarchia ad aggravare la situazione di Hezb’Allah e Libano è il Bahrein, che a soli tre giorni di distanza dall’inclusione del movimento sciita fra le organizzazioni terroriste, comunica la deportazione di residenti libanesi individuati come militanti di Hezb’Allah.

Contestualmente, la polizia arresta Zainab al-Khawaja, figlia dell’attivista dei diritti umani Abdul Hadi, per reati commessi durante le manifestazioni del febbraio 2011 in Piazza della Perla, nella capitale Manama.

Al-Khawaja, tratta in arresto con il figlio di un anno, dovrà scontare 3 anni di carcere, proprio adesso.

E’ una strana coincidenza o il tassello di una strategia per punire il movimento sciita, riprendere il controllo del Libano e indebolire l’Iran?

In Bahrein, le pacifiche manifestazioni di massa del 2011 furono organizzate soprattutto dagli sciiti, maggioranza nel Paese a guida sunnita, che chiedevano partecipazione politica e parità di diritti.

Manifestazioni che furono represse con l’intervento di forze militari e di polizia del CCG, con quasi 100 morti (secondo l’opposizione), centinaia di feriti e quasi mille arresti tra attivisti ed esponenti di movimenti politici, poi condannati a pesanti pene detentive.

Nel consueto silenzio della comunità internazionale.

Forse perché il Bahrein ospita la V flotta USA e da pochi mesi anche una base britannica, sempre in chiave anti-iraniana?

Il Parlamento dell’EU, che come gli USA conosce bene le violazioni dei diritti umani da parte del Bahrein, a febbraio condanna “l’uso continuo della tortura da parte delle forze di sicurezza bahreinite” e l’applicazione di leggi anti-terrorismo miranti a punire i cittadini sciiti.

In realtà, gli attuali eventi sono il prodromo di un attacco geostrategico preparato da tempo.

Improvvisamente, aprendo un’ampia campagna mediatica, il ministro degli esteri israeliano, Tzipi Livni, dichiara che la decisione del CCG e la risoluzione della Lega Araba di inserire Hezb’Allah nell’elenco delle organizzazioni terroriste “è giusta… (e) il prossimo passo è quello di vietare a Hezb’Allah di partecipare alle prossime elezioni in Libano”.

Le dichiarazioni entusiaste del ministro Livni sono di pochi giorni successive alla visita di una delegazione israeliana di alto livello a Riad con l’obiettivo di delineare una comune strategia nella regione per cambiarne i nuovi equilibri che hanno rafforzato la mezzaluna sciita.

Il nemico comune è Hezb’Allah. Sul punto, sauditi e israeliani hanno analoghi interessi.

L’Arabia Saudita ne osserva l’ampio consenso non solo tra la comunità sciita ma anche a danno del loro protetto, Saad Hariri, leader del Partito “Mustaqbal” e del “Fronte 14 marzo”.
Inoltre ritiene il sostegno politico di Hezb’Allah ad “Ansarullah” (più noti come Houti) nello Yemen una indebita violazione della sua sovranità e un’interferenza le continue condanne per la sua campagna militare nello Yemen e gli arresti, le condanne e le vittime causate dagli oppositori sciiti nel Bahrein.

Israele ha in sospeso con il movimento sciita libanese il primo ritiro unilaterale della sua storia nel 2000 a 18 anni dall’invasione del Libano, e l’esito della guerra scatenata in quel Paese per annientare Hezb’Allah e finita invece con l’uccisione di numerosissimi civili, la distruzione di gran parte del Paese, l’inquinamento costiero e la conferma della capacità militare di Hez’Allah.

Dal giorno dell’indicazione del movimento sciita come organizzazione terrorista, Israele ha iniziato una campagna mediatica per testare la popolazione su un’altra “guerra contro il terrorismo”.

Ha avviato una serie di esercitazioni militari e aeree nel contestato territorio delle Shibaa Farms, lungo il confine libanese, zona presieduta dai caschi blu dell’ “United Nations Interim Force in Leban” (UNIFIL). Invia droni per spiare i siti difensivi del movimento, nella zona di Bint Jbeil.

Contestualmente, anche il Kuwait ha espulso 14 persone (11 libanesi e 3 irachene) aggiungendo che nella “lista” dei cittadini “non grati” sono compresi anche esponenti dell’industria.

A questo punto intervenne Nasrallah con un discorso centrato sul possibile intervento israeliano.

Il segretario generale del movimento ribadì che “la resistenza libanese è pronta a un possibile intervento israeliano perché….. abbiamo nuove armi offensive e difensive… non vogliamo alcun conflitto… (né,ndr) assassini mirati (chiaro il riferimento all’uccisione da parte di Israele dell’esponente militare del movimento Samir Kuntar, ndr)… e siamo in grado di bombardare…le città israeliane e in particolare Haifa (con i suoi depositi di ammoniaca e fabbriche chimiche, ndr).

Nella regione se una parte di governi demonizza Hezb’Allah, partiti e movimenti popolari dichiarano solidarietà al movimento riconoscendone il contributo contro i jihadisti di Daesh e al-Nusra e il supporto all’esercito libanese.

Lo strano asse arabo-israeliano ha come immediata ricaduta la definitiva emarginazione della “questione palestinese”, rendendo ancora più aggressiva la politica di colonizzazione e devastazione nei Territori Occupati Palestinesi.

O è un caso che proprio in quei il governo israeliano decise di dichiarare “proprietà governativa” 235 ettari a Sud di Gerico in Cisgiordania?

Un passo indietro su nascita ed evoluzione (o involuzione) della Lega Araba.

Nel 1945, i regni di Egitto, Iraq e Transgiordania si associano con Arabia Saudita, Libano e Siria per fondare l’organizzazione della Lega e favorire lo sviluppo regionale.

Quattro anni dopo si aggiunge lo Yemen e nel tempo si presentano altri 15 Paesi.

A 70 anni di distanza, Iraq e Libia sono nel caos, la Siria viene sospesa dalla LA, lo Yemen è in guerra, il Libano, devastato da attentati dei jihadisti di Daesh e Fronte al-Nusra e in pericolo di un altro attacco da parte di Israele, è attraversato da una profonda crisi socio-economica per l’arrivo di quasi 2 milioni di rifugiati siriani mentre il Parlamento non riesce da oltre un anno a nominare il presidente.

Recentemente, il re Mohammed VI del Marocco, da qualche tempo in contrapposizione con il CCG, invia una lettera a Egitto e Algeria per disdire la riunione per il 27° summit della Lega prevista il 6 aprile a Marrakesh, suggerendo di puntare invece sulle opportunità strategiche dell’ “Arab Maghreb Union” (AMU).

Il 27° summit dovrebbe essere ospitato dalla Mauritania, che non ha ancora fornito risposte.

Perché l’appello a implementare l’AMU il cui fine era ed è il libero passaggio di persone, beni e servizi tra i Paesi della regione?

Gli ultimi 5 anni dell’istituzione araba sollevano non pochi interrogativi. Le regioni per cui è stata costituita la LA sono tuttora valide: in primis, la questione palestinese, i sogni dell’unità, il mercato arabo e la difesa comuni. Obiettivi di impellente necessità, soprattutto per le rivolte negli ultimi 5 anni.

L’aspettativa era che almeno uno di questi obiettivi potesse essere realizzato ma la memoria dell’attività della Lega rimanda un’eco di pessime condizioni generali, divisioni, lotte, disaccordi, privilegio degli interessi personali rispetto a quelli collettivi.

Ridare fiato all’AMU in questa fase di globalizzazione, caratterizzata da capitalismo e occidentalizzazione, significa riattivare l’identità araba come fonte culturale che riunisce tutti gli arabi, comprese le nuove generazioni che non hanno conosciuto né vissuto l’epoca nazionalista del passato del presidente Nasser, e sbarrare la strada agli interventi stranieri che hanno portato solo distruzione, come dimostrano le ultime guerre innescate dagli occidentali e dagli stessi arabi fra di loro.

La situazione finanziaria mondiale richiede il rilancio dell’integrazione economica specie dopo i colpi subiti a causa della manipolazione del prezzo del petrolio per evitare il possibile fallimento.

Dopo l’ultima risoluzione della Lega in merito a Hezb’Allah, rilevato che essa non è in grado di attivare uno strumento di risoluzione diplomatica per le controversie interne e risoluzione delle lotte che possono sorgere fra i membri, potrebbe intervenire l’AMU.

L’isolamento di Hezb’Allah da parte di quasi tutti i Paesi arabi può avere una ricaduta negativa nella regione, dove si profila nell’immediato il nuovo “asse saudita-arabo-israeliano”, una probabile nuova guerra tra Israele e il movimento sciita in Libano e l’ emarginazione della “questione palestinese”.

Più chiaramente, il giornale libanese “As Safir” spiega che l’impegno di oltre 5 mila combattenti scelti in Siria depotenzia le capacità reattive del movimento mentre Israele sta sincronizzando le sue forze aree e terrestri per un attacco a Hezb’Allah in una guerra di breve durata.

I colpi di scena e i cambiamenti veloci sono all’ordine del giorno….

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IL logo del giornale libanese 'Al Safir'

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