The Increased Strategic Importance of the Black Sea in the Wake of the Ukrainian Crisis.3. (versione in italiano)

The Increased Strategic Importance of the Black Sea in the Wake of the Ukrainian Crisis.3. (versione in italiano)

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Approfondimento sulla questione della crisi dell’Ucraina (versione in Italiano)

Il Direttore scientifico: Maria Gabriella Pasqualini

(traduzione Pasqualini)

Influenza delle situazioni strategiche nel Mar Nero sul comportamento politico e militare della Turchia verso la NATO e l’Occidente

La risposta strategica complessiva della Turchia dipenderà anche dalla futura ‘redditività’ dello Stato ucraino. Se questo venisse spogliato del suo accesso al Mar Nero, la Turchia sarebbe costretta a prendere una posizione più dura con la Russia, per ovvie ragioni difensive derivanti da un importante cambiamento nella bilancia del potere a favore della Russia. Ankara dovrebbe quindi rivalutare e riaffermare le sue politiche di cooperazione con la NATO, rinnovando in questo modo il suo forte impegno a favore dell’Alleanza atlantica. (1) Il sostegno di Mosca della posizione dell’Armenia sul problema storico del genocidio armeno potrebbe anche costituire una esacerbazione dei rapporti tra Mosca e Ankara e portare a un deterioramento delle relazioni tra le due nazioni, potenzialmente danneggiando l’immagine della Russia nel mondo musulmano in generale e in particolare in quello per la maggior parte sunnita e nell’Asia centrale turca. Sarebbe uno dei fattori decisivi per il comportamento di Ankara in caso di un conflitto nel Mar Nero con la Russia. Il Paese sarebbe indotto ad allentare il suo controllo rigoroso negli Stretti concesso dalla Convenzione di Montreux e consentire una più ampia partecipazione delle forze navali della NATO nel Mar Nero. Questo potrebbe essere uno dei temi più importanti a spingere la Turchia verso una maggiore cooperazione con la NATO. Altre questioni importanti al centro del ‘trade-off’ tra le esigenze politiche di Ankara verso l’Occidente e la NATO, per una inequivocabile cooperazione politica e militare nella situazione di stallo contro la Russia, potrebbe includere anche un processo di adesione più facile all’UE e l’accettazione da parte dell’Occidente di un allentamento sostanziale e della violazione dei diritti e delle procedure democratiche in Turchia, in particolare contro gli attivisti della minoranza curda, i leader dell’opposizione e la stampa libera

3.Il Mar Nero come via del trasporto di energia

Il Mar Nero è al centro del commercio energetico mondiale, essendo un collegamento navigabile tra l’Europa e la regione del Caspio, l’Asia centrale e la Cina. Questa situazione da sola lo rende uno dei ‘corsi’ d’acqua più importanti della regione eurasiatica, dove produttori e consumatori di energia, in ultima analisi, s’incontrano. Se questo commercio dovesse essere bruscamente interrotto, o semplicemente sospeso, ci sarebbero conseguenze molto gravi per l’economia mondiale. (2) L’inflazione, una grave crisi della produzione industriale, crisi sociali nella maggior parte dei paesi europei e, quindi, gravi danni per il commercio mondiale nel suo complesso, che comporterebbero un crollo nella crescita dell’economia mondiale, ma con alcune regioni, tra cui l’Europa occidentale e gli Stati Uniti, più fortemente colpite. Il potenziale ricatto offerto da una perturbazione del commercio di energia è necessariamente forte e dà grande impatto politico e profitti al potere che possiede questa arma in grado di influenzare le economie di altri paesi e di conseguenza la loro stabilità sociale e politica. Di seguito cercherò di analizzare il caso del potere di interdizione delle forze militari russe contro il commercio di energia nel Mar Nero e le possibili risposte politiche o militari, prima di passare ad analizzare le possibili soluzioni e le vie terrestri alternative per il commercio di energia del Mar Nero.

3.1. Il controllo del petrolio che scorre attraverso il Mar Nero come uno dei principali obiettivi strategici della Russia

L’obiettivo principale delle mosse della Russia è il controllo del petrolio attraverso il Mar Nero. (3) Altre questioni, come il mantenimento dell’Ucraina nella sfera d’influenza politica ed economica della Russia, tenendo la NATO lontano da suoi confini, e la federalizzazione di Ucraina sono senza dubbio molto importanti, ma la questione principale posta in gioco in questa nuova edizione del “gioco a somma zero “dell’eredità sovietica è il controllo del petrolio che passa attraverso il Mar Nero. Poichè uno scontro diretto tra la Russia e la NATO nel Mar Nero non è al momento probabile o prevedibile, la Russia potrebbe fare un uso prevalente di “crisi regionali” con l’Ucraina o la Georgia per mettere in pericolo o diminuire il flusso di petrolio verso i mercati occidentali. Questo danneggerebbe le economie occidentali e farebbe aumentare il prezzo del petrolio, a grande beneficio delle esportazioni di petrolio russo e della popolarità personale di Putin. Dal punto di vista russo, questa politica ha il vantaggio di aumentare il vantaggio russo sulla produzione di petrolio e il suo flusso attraverso il Mar Nero e vendere la propria produzione di petrolio a prezzi più elevati sul mercato mondiale e allo stesso tempo ridurre il pericolo di un confronto definitivo tra la Russia e la NATO. Per evitare un confronto militare con la Russia o una interruzione delle forniture di petrolio e di gas verso l’Europa e l’Occidente in generale, è quindi necessario trovare e realizzare nuove rotte e soluzioni in grado di aggirare le vie di trasporto del Mar Nero.

3.2. Possibili rotte del petrolio eludere il Mar Nero ed evitando il territorio russo

Quali percorsi vitali possono quindi essere trovati per evitare sia il territorio russo e gli eventuali conflitti regionali russi come quello in Georgia? Quest’ultimo Paese appare abbastanza a rischio, o almeno piuttosto vulnerabile alle pressioni esterne, essendo territorio di transito per il gas e il petrolio proveniente dal Mar Caspio. Ciò è dovuto alla presenza delle enclavi dell’Ossezia del Sud e dell’Abkhazia incluse nel suo territorio. Queste aree sono entrambe parte, ancora nominalmente, del territorio georgiano, ma sono di fatto sotto il controllo russo. La Russia ha quindi il potere di interrompere la produzione di gas e petrolio attraverso la Georgia avviando un conflitto regionale o una schermaglia militare, al fine di aumentare la sua pressione o influenza sui paesi consumatori di petrolio o di gas, se ritiene vantaggioso farlo. In alternativa, potrebbe limitarsi a negare l’utilizzo delle coste georgiane attraverso un blocco navale dall’Abkhazia, per esempio, con le navi adatte per lo sbarco di truppe via mare, come la”Mistral” di costruzione francese, che alla fine non sarà consegnata dalla Francia alla Russia per motivi di convenienza.

3.3. Iran: un paese di petrolio e di transito del gas

Allo stato attuale, l’unica soluzione tecnicamente possibile sarebbe la via di terra attraverso l’Iran e la Turchia. Entrambi i paesi sono sufficientemente indipendenti e possono resistere a pressioni politiche, militari o economiche russe, fintanto che l’Occidente presta attenzione ad alcune delle loro richieste politiche e trova un accordo conveniente, il che non è sempre un compito facile.

Analizziamo brevemente le questioni politiche ed economiche in gioco sia per la Turchia sia per l’Iran. Per quanto riguarda quest’ultimo, alla fine della guerra fredda e del sistema bipolare, le relazioni tra la Russia e l’Iran hanno assunto un tono meno ideologico e più economico e geopolitico. E ‘il principio di “il nemico del mio nemico è mio amico” (in questo caso con gli Stati Uniti nel ruolo di avversario geopolitico comune), che rende geopoliticamente l’Iran un comodo alleato per la Russia. Un’alleanza basata non solo su motivi ideologici, cioè la sfida all’Occidente e soprattutto all’egemonia USA in Medio Oriente, ma alimentata anche da importanti scambi interregionali, riguardanti principalmente l’importazione di armi russe e tecnologia nucleare non militare.

E ‘evidente che un ammorbidimento dei rapporti tra gli Stati Uniti e l’Iran, come in realtà è stato il caso dalla metà di giugno 2014 con la rimozione delle sanzioni, rappresenta un serio pericolo per la Russia. Sarebbe reintegrare l’Iran nel nucleo centrale dell’economia mondiale, con un conseguente abbassamento del prezzo del greggio a livello internazionale, e rendere la cooperazione con la Russia meno difficile. L’Iran potrebbe anche diventare un percorso ottimale per l’energia dal Mar Caspio e dall’Asia centrale verso l’Europa e dal Golfo Persico verso la Cina, una prospettiva che non appassiona gli Stati Uniti ma che renderebbe le rotte energetiche russe verso l’Occidente più o meno appetibili. La Russia farebbe ovviamente del tutto per evitare un riavvicinamento tra Stati Uniti e Iran. La trasformazione dell’Iran da uno stato ai margini della comunità internazionale, quella occidentale almeno, a uno completamente in essa integrato, con tutte le conseguenze del caso, evidentemente positive per il paese di questo cambiamento di status, rappresenterebbe un duro colpo per la Russia. La reintegrazione dell’Iran nella comunità internazionale dovrebbe anche aprire la strada a una gamma di possibilità, da quelle economiche – l’apertura dell’Iran come territorio di transito per oleodotti e la possibilità di esportare una maggior quantità di petrolio greggio e di conseguenza provocare un abbassamento dei prezzi del petrolio su il mercato mondiale – a quelle riguardanti le questioni politiche più scottanti. Tra queste ultime, possiamo considerare la risoluzione del conflitto israelo-palestinese, una pacificazione in Afghanistan, dove la crescita di Al-Qaeda rappresenterebbe un pericolo sia per l’Occidente e per la Russia sia per l’Iran.

L’Iran ha anche una forte influenza in Iraq e potrebbe paradossalmente rivelarsi come un prezioso alleato per l’Occidente, in particolare contro gli estremisti sunniti pericolosi di Al Qaeda e ISIS, nemici sia dell’Iran sia degli Stati Uniti. In sostanza, l’abolizione delle sanzioni contro l’Iran porta diversi importanti vantaggi per l’economia mondiale e la politica internazionale. Le sanzioni hanno ridotto le esportazioni di petrolio del paese fino al 40%, ma, prevedibilmente, una volta che l’Iran è di nuovo legittimato a operare sarà in grado di far sentire la sua voce nella comunità internazionale. Questo nuovo riavvicinamento tra l’Occidente e l’Iran, tuttavia, molto probabilmente non cambierà o sfiderà l’attuale cooperazione russo-iraniana per mantenere lo status quo giuridico del Mar Caspio firmato tra l’Unione Sovietica e l’Iran nel 1921 e 1940. Tuttavia, l’instabile questione dello status giuridico del Mar Caspio diminuirà notevolmente la capacità dell’Iran di costruire nuove rotte attraverso il suo territorio da e per gli stati rivieraschi del Mar Caspio per garantire il trasporto di petrolio e gas verso i mercati occidentali. Altre regioni dell’Iran, tuttavia, sono completamente libere dai vincoli del regime giuridico del Mar Caspio.

3.4. la Turchia

La Turchia ha la capacità tecnica e la volontà politica di attuare il passaggio di diritto di oleodotti attraverso il suo territorio, rendendolo così un partner cruciale e un hub per l’Europa e la sicurezza energetica dell’Occidente. Ciò aumenterebbe la leva del potere della Turchia in Europa e nell’Occidente in generale, costringendo i paesi che consumano energia a tener conto della sua accresciuta importanza nel settore energetico e di conseguenza delle sue potenziali richieste politiche. Come la Georgia rimane altamente vulnerabile agli attacchi russi sotto ogni tipo di pretesti, una soluzione tecnica possibile per il trasporto di petrolio e gas verso l’Europa e gli Stati Uniti potrebbe essere il transito attraverso l’Iran e poi la Turchia, un paese che generalmente appoggia una cooperazione con l’Iran. Ciò non significa, tuttavia, che il progetto sarà sempre tecnicamente e, soprattutto, politicamente fattibile o realizzabile. Questo perché le resistenze ad una rimonta precoce dell’Iran sulla scena internazionale prima che l’accordo nucleare entra in piena applicazione potrebbero presto emergere nel Congresso degli Stati Uniti o anche in Russia – che non è interessato alla piena reintegrazione dell’Iran nella comunità internazionale per ragioni politiche ed economiche. La via di trasporto attraverso i due paesi sopra menzionati sarebbe quindi la più sicura, dal punto di vista militare, poiché la Russia non è in grado di scatenare guerre regionali o ibride contro grandi stati ben armati come la Turchia o l’Iran. Altre considerazioni dovrebbero essere fatte per quanto riguarda la fattibilità tecnica delle vie di trasporto attraverso l’Iran e la Turchia, e soprattutto la loro convenienza politica.

[1] https://www.stratfor.com/analysis/russia-weakens-turkey-grows-assertive

[2] http://www.diplomaatia.ee/en/article/russia-and-maritime-flows-in-the-black-and-baltic-seas/

[3] http://www.gce.unisg.ch/~/media/internet/content/dateien/instituteundcenters/gce/euxeinos/euxeinos%2018_2015.pdf

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Il Mar Caspio

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