Kiev arruola jihadisti, rischio di una “spirale ucraina”?

Ucraina e Carpazi

Ucraina e Carpazi

Il fenomeno del jihadismo non è solamente concentrato in Medio Oriente….ma si allarga altrove….e se ne parla ancora poco sui media italiani. Che accade in Ucraina…di questi tempi?

Il Direttore scientifico: Maria Gabriella Pasqualini

L’attuale situazione in Ucraina è ormai fuori dall’attenzione dei media italiani, ma la crisi è andata sempre più articolandosi e potrebbe seriamente minacciare la sicurezza europea ma anche quella russa e non a causa di Putin.
Il governo ucraino ha da tempo avviato una politica orientata al reclutamento e impiego di truppe paramilitari per fronteggiare seriamente i separatisti filo-russi a causa della mancanza di forze regolari efficienti. La decisione di formare battaglioni di paramilitari, coinvolgendo anche jihadisti, nelle regioni orientali del paese sta invogliando un gran numero di pericolosi foreign fighters caucasici a recarsi in Ucraina per combattere a fianco dell’esercito regolare di Kiev. Questi combattenti vengono reclutati poiché ideologicamente anti-russi, con esperienze di guerra anche se per sostenere la jihad nel Caucaso. Essi sono stati protagonisti nelle guerre in Cecenia contro le forze regolari di Mosca, come ad esempio Isa Munaev (comandante militare di Grozny durante la seconda guerra cecena) poi ucciso nella battaglia di Debal’ceve in Ucraina, ma fondatore del battaglione paramilitare Džokhar Dudaev.
Kiev ha formato diverse unità di combattenti islamici anti-russi: il battaglione Džokhar Dudaev, che opera principalmente nel Donbass, il battaglione Mansur con sede a Mariupol, il battaglione Crimea con sede a Krematorsk e il battaglione Azov, i cui membri sono nazionalisti d’ispirazione neo-nazista e collaborano con i combattenti islamici presenti. I primi due sono costituiti da combattenti ucraini, uzbeki, ceceni e daghestani, mentre il terzo include soprattutto tartari della Crimea. Vari membri di questi battaglioni sono stati addestrati con lo Stato Islamico in Siria e Iraq.

Dmytro Yarosh

Dmytro Yarosh

L’impiego di questi uomini è sostenuto dal ministero della difesa ucraino e permette loro di godere di una “copertura” istituzionale che garantisce libertà di movimento nonché addestramento militare e accesso ad armi ed equipaggiamento. Tutto ciò dovrebbe essere motivo di preoccupazione per la sicurezza europea, poiché vengono addestrati foreign fighters che hanno anche combattuto in Medio Oriente e che provengono dall’ “Emirato del Caucaso” (ora fedele all’IS) e da alcune repubbliche ex sovietiche dell’Asia Centrale. Tali foreign fighters sono giovani fondamentalisti o veterani che stanno gradualmente guadagnando potere nelle gerarchie dello Stato Islamico. Inoltre altri paramilitari simpatizzanti jihadisti già si trovano all’interno delle istituzioni politiche ucraine e vengono anche integrati nelle fila dell’esercito regolare di Kiev. Dmytro Yarosh, ad esempio, è il leader di Right Sektor (partito politico ultranazionalista e gruppo paramilitare). Egli è recentemente diventato consulente del capo di stato maggiore ucraino Viktor Muzhenko, così da integrare le sue forze paramilitari in quelle ufficiali del governo. Egli è stato anche ritratto più volte a fianco di combattenti caucasici.

La presenza di jihadisti e separatisti ceceni in Ucraina non è una sorpresa, ma Bruxelles e Washington dovrebbero riflettere sul fatto che supportare Kiev mentre accetta tali figure nelle istituzioni militari e politiche del paese potrebbe essere sfruttato come un nuovo “punto d’ingresso” per addestratori e reclutatori della jihad verso l’Europa come accade nei Balcani. In un momento storico in cui la jihad sta colpendo il cuore dell’Europa molto duramente, si dovrebbe prevenire ogni potenziale forma di supporto e aiuto ai nuovi terroristi di “seconda generazione”. Se è vero che siamo difronte a una nuova minaccia difficile da prevenire e che chi colpisce la Francia sono cittadini francesi, è anche vero che godono di un addestramento di tipo militare e un coordinamento non ottenibili senza esperienze in zone di guerra come il Medio Oriente. Per questa ragione offrire un’altra opportunità di addestramento e logistica vicino ai confini dell’Europa rischia di aprire un nuovo fronte davvero pericoloso. I combattenti islamici in Ucraina sono principalmente caucasici e il loro primo obiettivo è la Russia ma nulla vieterebbe a islamisti anti-occidentali di recarsi nel paese, combattere i filo-russi e poi stabilirsi in una zona geografica chiave dell’Europa.

Addestrare terroristi islamici rischia di dare il via alla realizzazione di una nuova rete jihadista tra Europa e Medio Oriente dagli esiti imprevedibili. A quanto pare, l’Ucraina viene considerata un ottimo paese di transito dove ottenere assistenza medica e poter falsificare documenti per viaggiare dentro e fuori dalla zona di conflitto siro-irachena: ragion per cui il paese potrebbe anche diventare una nuova base logistica islamista molto vicina ai confini europei, da usare per fomentare una propaganda anti-occidentale, per il reclutamento di nuovi foreign fighters (con il rischio di un loro ritorno in patria) o per supporto logistico a peggiori operazioni.

Tutto questo mostra come la situazione attuale stia cambiando le prospettive e gli obiettivi della crisi nell’Est Europa con conseguenze imprevedibili. Inoltre a causa dell’intervento in Siria, anche la Russia sta diventando un obiettivo di molti gruppi terroristici oltre a quelli caucasici. Pertanto, “l’islamizzazione” del conflitto ucraino permetterebbe anche a terroristi islamici non ceceni di sfruttare la posizione geografica chiave del paese e la sua “debole” politica di lotta al terrorismo islamico per stabilirsi in un’area confinante con entrambi i loro obiettivi: Russia e UE. Se alcune misure impediscono a foreign fighters europei di rientrare direttamente in patria, essi potrebbero invece tornare in Europa via Ucraina. Mentre i paesi UE sono impegnati a prevenire nuovi attentati e a creare nuove politiche di sicurezza per limitare il ritorno di combattenti europei in patria, gruppi di jihadisti transitano in Ucraina, si alleano con islamici radicali presenti, brandendo passaporti ucraini e ottenendo senza grandi difficoltà visti per entrare in Polonia, aprendo così una nuova porta verso l’Occidente.

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