La profezia di Piotr Durnovo  ( prima parte)

La profezia di Piotr Durnovo ( prima parte)

Piotr Durnovo

Piotr Durnovo

Nella attuale letteratura russa di riconsiderazione delle vicende di politica estera di Mosca, quasi un anno fa fu ripresa una nota di un ministro degli Interni zarista, Piotr Durnovo, che aveva analizzato attentamente la politica estera russo-imperiale nel periodo pre-prima guerra mondiale. Il saggio scritto da Andrej Ivanov e Boris Kotov, indubbiamente per storici e addetti ai lavori, fa però intravedere con chiarezza quali sono le costanti storiche e geografiche che sono alla base della politica estera, anche ora, di Vladimir Putin, lo zar ‘repubblicano’. Forse nulla cambia….E’ comunque molto interessante tornare indietro di un secolo fa nella mente di chi all’epoca aveva posti di responsabilità negli ultimi anni dell’Impero russo di Nicola II.

Segnalazione di Marco Pintacuda che ha curato la traduzione del saggio.

Il Direttore scientifico: Maria Gabriella Pasqualini 

di Andrej Ivanov, Boris Kotov con traduzione di Marco Pintacuda

(08.10.2014)

“Vi sono sempre quelli, che prevedono il futuro, ma non sempre danno loro ascolto”

La nota analitica di Piotr Nicolaevič Durnovo (1842–1915), ministro degli affari interni negli anni rivoluzionari 1905–1906, e poi leader pluriennale del gruppo di destra del Consiglio di Stato dell’Impero russo (1906–1915), da lui redatta alla vigilia della Prima guerra mondiale, da molto tempo attira su di sé l’attenzione degli storici e dei pubblicisti. Non di rado questa nota è definita “profetica”, e il suo autore, “uomo straordinariamente intelligente”, “dalle geniali doti, dall’enorme forza, dall’impareggiabile capacità lavorativa, e dalla sagacia quasi miracolosa”; alcuni ricercatori lo proclamano oracolo e persino “Nostradamus russo”. E ciò non è sorprendente, poiché molto di quello, su cui Durnovo mise in guardia gli ambienti dirigenti nell’inverno del 1914 tre anni dopo si rivelò realtà.

“Gli interessi vitali della Russia e della Germania non si scontrano da nessuna parte”

“…Se avesse trasmesso allora la voce di avvertimento, allora proprio dagli ambienti di destra, dalle fila dei quali era uscita (…) la nota redatta all’inizio del 1914 da uno degli inflessibili e, certo, attaccati di destra, Piotr Nicolaevič Durnovo, che aveva predetto quali conseguenze per la Russia avrebbe avuto la guerra che si appressava”, rilevò nell’emigrazione l’eminente storico della chiesa, uomo di idee conservatrici, Nicolaj Dmitrievič Talberg.

Il contenuto di questo documento abbastanza voluminoso è ben riflesso nei titoli delle sezioni della «Nota», che le furono attribuiti già al momento della pubblicazione nella Russia sovietica: 1. La futura guerra anglo-tedesca si trasforma in uno scontro armato tra due gruppi di potenze; 2. È difficile cogliere quali vantaggi reali riceverebbe la Russia come risultato del ravvicinamento all’Inghilterra; 3. Principali raggruppamenti nella guerra ventura; 4. Il peso principale della guerra tocca in sorte alla Russia; 5. Gli interessi vitali della Germania e della Russia non si scontrano da nessuna parte; 6. Nella sfera degli interessi economici gli utili e i bisogni russi non contrastano quelli tedeschi; 7. Persino la vittoria sulla Germania promette alla Russia prospettive estremamente sfavorevoli; 8. La lotta tra Russia e Germania è profondamente inopportuna per entrambe le parti in quanto consistente nell’indebolimento del principio monarchico; 9. La Russia sarà precipitata in una buia anarchia, il cui esito è difficile da prevedere; 10. Per la Germania, in caso di sconfitta, è in vista di subire sconvolgimenti non meno sociali della Russia; 11. La convivenza pacifica delle nazioni civili è minacciata soprattutto dall’aspirazione dell’Inghilterra di conservare il dominio sui mari che le sfugge.

L’autore della «Nota», dopo aver messo in rilievo al massimo della precisione la disposizione delle forze, avvertiva che al momento dell’inizio del conflitto bellico, il quale sarebbe scoppiato inevitabilmente a causa della rivalità Inghilterra e Germania e si sarebbe trasformato in guerra mondiale in caso di coinvolgimento in esso della Russia dalla parte della Gran Bretagna, avrebbe portato al punto che essa sarebbe arrivata ad agire in qualità di cerotto che appesantisce. Prevedendo l’intera serie di complicazioni in seguito alla guerra, Durnovo constatava: “Siamo pronti a una lotta talmente tenace, che, indubbiamente, si rivelerà una futura guerra dei popoli europei? A questa domanda si deve, senza esitare, rispondere negativamente”.

In questo caso Durnovo dimostrava che l’unione tra Inghilterra e Russia non avrebbe schiuso nei confronti di quest’ultima assolutamente nessun vantaggio, ma avrebbe promesso evidenti problemi di politica estera.

Analizzando più avanti le rivendicazioni dell’Impero russo e le possibilità del loro conseguimento, il politico di destra arrivò alla conclusione che “gli interessi vitali della Russia e della Germania non si scontrano da nessuna parte e forniscono una piena base per una convivenza pacifica dei due Stati”. Per questo, riteneva Durnovo, né una vittoria sulla Germania di difficile raggiungimento, né tanto più una sconfitta ad opera sua farebbero presagire per la Russia assolutamente nessun bene, né nella situazione di politica interna (indebolimento del principio monarchico, crescita degli umori liberali e rivoluzionari), né nell’economia (sfacelo dell’economia nazionale e grandi debiti per la concessione di prestiti), né in politica estera (desiderio naturale degli alleati dell’Intesa di indebolire la Russia, quando non vi sarà più necessità di essa). La conclusione della «Nota» era la seguente: “Non dobbiamo fare la stessa strada dell’Inghilterra, essa deve essere concessa dal proprio destino, e non ci conviene litigare a causa sua con la Germania. L’accordo trilaterale è una combinazione artificiale, essendo priva di fondamento d’interessi, e il futuro appartiene non a lei, ma al ravvicinamento molto più vitale e stretto della Russia, della Germania, riconciliante la Francia con quest’ultima e che unisce la Russia rigidamente con un’alleanza difensiva al Giappone”.

Contemporaneamente, Durnovo dimostrava anche la debolezza del liberalismo russo, che in caso di crisi profonda, suscitata da una guerra futura, non sarebbe riuscito a trattenere un’azione rivoluzionaria. Se al potere autocratico è sufficiente la volontà di sopprimere le azioni d’opposizione con sufficiente fermezza, allora, riteneva l’analista conservatore, “in caso di assenza all’opposizione di importanti radici nella popolazione, con queste cose finisce la faccenda”. Se però il potere governativo fa concessioni e prova a stipulare un accordo con l’opposizione (cosa che come risultato si verificò), esso si indebolisce solamente nel momento dell’intervento degli elementi socialisti. “Benché questo suoni paradossale, – scriveva egli, – un accordo con l’opposizione in Russia, indubbiamente, indebolirà il governo. Il fatto è che la nostra opposizione non vuole prendere in considerazione il fatto che non rappresenta nessuna forza reale. L’opposizione russa è composta integralmente di intellettuali, e in questo sta la sua debolezza, poiché tra l’intellighenzia e il popolo da noi vi è un profondo abisso di incomprensione reciproca e diffidenza”.

Predicendo poi le inevitabili azioni rivoluzionarie in caso di guerra contro la Germania, Durnovo metteva in guardia: “Inizierà da ciò, che tutti gli insuccessi verranno imputati al governo. Nelle istituzioni legislative inizierà una violenta campagna contro di esso, come risultato della quale nel paese cominceranno azioni rivoluzionarie. Queste ultime proporranno subito slogan socialisti, gli unici, che saranno capaci di sollevare e raggruppare larghi strati della popolazione, all’inizio la ripartizione nera e poi anche la ripartizione comune di tutti i valori e i beni. L’esercito vincitore, essendo stato privato, inoltre, durante il periodo bellico del più affidabile proprio corpo di carriera, coinvolto in maggior parte spontaneamente con le generali aspirazioni contadine alla terra, si rivelerà troppo demoralizzato, per servire da baluardo della legalità e dell’ordine. Le istituzioni legislative private di autorità effettiva agli occhi del popolo, i partiti d’opposizione intellettuale non saranno in grado di frenare le ondate popolari che si separano, da loro stessi sollevate, e la Russia sarà precipitata in una buia anarchia, il cui esito non si lascerà prendere persino dalla previsione”.

“Effetto di una bomba che esplode”

Tuttavia nel 1914 non venne prestata la dovuta attenzione alla «Nota» di P. N. Durnovo. Trasmessa all’Imperatore e ad alcuni influenti alti dignitari, essa rimase del tutto sconosciuta a larghe cerchie della società russa fino agli Anni Venti.

La «Nota» venne pubblicata per la prima volta in tedesco con il titolo «Memorandum prebellico di Durnovo allo zar» nel settimanale tedesco «Reichswart», che pubblicava dal 1920 l’eminente pubblicista tedesco di orientamento conservatore, conte Ernst Reventlow, dopodiché essa venne ripubblicata da altre pubblicazioni straniere. Come è rilevato nell’introduzione alla pubblicazione in tedesco della «Nota», questo documento si è conservato in alcuni esemplari, uno dei quali si trovava tra le carte di un tale ministro russo, da lui tradotto in tedesco dopo la rivoluzione. Producendo l’effetto di una bomba che esplode, il documento sensazionale venne presto pubblicato in russo nella rivista monarchica russo-tedesca «Aufbau».

Nella Russia sovietica frammenti di questo rilevante documento furono per la prima volta riportati dal noto storico Evgenij Viktorovič Tarle nel 1922, e dopo, in relazione al grande interesse per la «Nota», il suo testo venne riprodotto interamente nella rivista «Krasnaja nov’» [“Terra vergine rossa”, dove “rossa” è da intendersi come “bella”, N.d.T.]. Come affermò Tarle, “questa nota non venne trasmessa nemmeno a tutti i ministri; solo dopo la rivoluzione divenne nota ad alcune personalità, alle quali per caso capitò in mano un suo esemplare litografato”. Tuttavia in quale maniera la «Nota» giunse nelle mani di E.V. Tarle, e cosa presentava in sé questo esemplare, rimane ignoto.

Apocrifo, contraffazione o originale?

La sorprendente precisione prognostica della «Nota» e la circostanza che essa divenne ampiamente nota solo in periodo postrivoluzionario, quando molto di quello che aveva previsto Durnovo, si era già realizzato, inevitabilmente suscitò scetticismo e generò dubbi sulla sua autenticità. Il pubblicista dalle opinioni di sinistra Mark Aldanov (Mark Aleksandrovič Landau), per esempio, osservò che “quando si legge questa “Nota”, talvolta sembra che si abbia a che fare con un apocrifo”. Ad Aldanov pareva del tutto inverosimile, in quale maniera un funzionario dello zar “avesse potuto prevedere così straordinariamente, precisamente e con sicurezza eventi di portata gigantesca, storica”. Però in «Ul’mskaja noč» [«La notte di Ulm», 1953] M. Aldanov non esprime già nessun dubbio sull’autenticità della «Nota»: “Le previsioni politiche sono buone, quando sono perfettamente concrete. Concreta era la previsione, fatta alcuni mesi prima della Prima guerra mondiale dall’ex ministro Durnovo, e io ritengo questa previsione la migliore di tutte quelle che mi sono note, e dico francamente, geniale: egli predisse non solo la guerra (cosa che non sarebbe stata difficile), ma predisse perfettamente, precisamente e dettagliatamente tutta la configurazione in essa delle grandi e delle piccole potenze, predisse il suo andamento, predisse il suo esito”.

D’altra parte, sul fatto che la “nota profetica” non sia una mistificazione, esistono testimonianze del tutto concrete. La personalità dell’emigrazione Dmitrij Georgevič Brauns ha scritto che questo “documento fu tolto dalle carte del Sovrano (…) e confermato nell’emigrazione da quei pochi, che lo videro”.

Questa affermazione trova conferma in un’intera serie di fonti. Come ha affermato la contessa Marija Jur’evna Bobrinskaja (nata principessina Trubeckaja, figlia del generale di brigata della “Svita” cioè del “Seguito” del sovrano] e comandante del Convoglio speciale di Sua altezza imperiale) in una lettera ad Aleksandr Isaevič Solženicyn, lei lesse questa nota prima della rivoluzione e per questo può garantire sulla sua attendibilità. Una copia dattiloscritta della «Nota» (anzi, nell’ortografia prerivoluzionaria) si è conservata nell’Archivio di Stato della Federazione Russa tra le carte del patriarca Tichon, datate 1914–1918 e nel fondo dell’arciprete Ioann Vostorgov, che comprende anche documenti di prima del 1918. Si sa anche di un esemplare dattiloscritto della «Nota», depositato nella Sezione manoscritti dell’Istituto di letteratura russa nel fondo di un membro del Consiglio di Stato, dell’eminente giurista Anatolij Fëdorovič Koni. Una variante della «Nota» si è conservata anche nel Bakhmeteff Archive (USA), nelle carte dell’ex ministro delle finanze Piotr Lvovič Bark.

Oltre a questo, sulla «Nota», portata da Piotr Nicolaevič Durnovo all’imperatore nel febbraio del 1914, si dà comunicazione nelle memorie dell’ex viceministro degli affari interni, generale Pavel Grigor’evič Kurlov, uscite a Berlino in tedesco nel 1920: tuttavia nell’edizione in lingua russa questa menzione per ragioni ignote è assente. Menzionano la «Nota» di Durnovo nella loro memoria anche Michail Aleksandrovič Taube, che nel 1914 ricopriva la carica di viceministro dell’istruzione popolare, e anche la baronessa Maria Eduardovna Kleinmichel. Secondo le stesse parole del direttore del dipartimento del Ministero per gli affari esteri, Vladimir Borisovič Lopuchin, benché lui in persona non tenne tra le mani la «Nota» di Durnovo, però la lesse e gliene riferì un membro del Consiglio di Stato, che ricopriva negli anni 1916–1917 il posto di ministro degli affari esteri, Nicolaj Nicolaevič Pokrovskij. “In cosa, ma nella competenza e nell’intelligenza a Piotr Nicolaevič Durnovo, accanto a tutte le sue qualità negative, non era possibile negare, — scrisse Vladimir Borisovič Lopuchin, attenendosi alle opinioni liberali. — E la sua nota meritava attenzione. Si pronunciava uomo esperto, di Stato, che come nessuno altro ci vede chiaro in sé sulla situazione interna della Russia in quel tempo (…). È come se l’autore della nota fosse stato capace di prevedere gli eventi così come essi ebbero luogo in realtà. Però alla profezia, successivamente avveratasi, in quel tempo non fu dato credito”.

(continua)

FONTE: Giornale Столетие (“Il secolo”; come recita la dicitura in russo sotto il nome del giornale: “PUBBLICAZIONE INFORMATIVO-ANALITICA DEL FONDO DI PROSPETTIVA STORICA, giornale-internet pubblicato dal 21 settembre 2004”)

http://www.stoletie.ru/voyna_1914/prorochestvo_petra_durnovo_765.htm

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Nicola II con la zarina Alessandra

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