OCEANO PACIFICO E CONFLITTI FUTURI?

OCEANO PACIFICO E CONFLITTI FUTURI?

Fonte: LaPresse/Xinhua

Fonte: LaPresse/Xinhua

Tutti concentrati sul Medio Oriente, ma nel resto del mondo è tutto in pace, senza conflitti?

Il Direttore scientifico: Maria Gabriella Pasqualini

Mentre i media focalizzano l’attenzione sulle guerre portate avanti dall’ “Islamic State in Iraq and Sham” (ISIS) in Iraq, Siria, Libano, Egitto e Libia, e su quella in Ucraina minore eco suscitano eventi in corso nell’intero bacino del Pacifico.

Vicende lente ma inesorabilmente destinate a ridisegnare il panorama geo-strategico mondiale. Il progetto di un nuovo ordine mondiale nel prossimo futuro avanza sensibilmente nel corso dei lavori dell’ “Asia-Pacific Economic Cooperation” (APEC), svolti a Pechino e del “G 20” ospitati in Australia, entrambi nel novembre 2014.

Un’analisi di quanto avvenuto e degli obiettivi proposti ne rivela l’importanza.

PREMESSA

  1. L’APEC è un organismo nato nel 1989 per la collaborazione economica, il libero scambio e gli investimenti nell’area asiatica-pacifica, con sede a Singapore.

L’APEC si definisce “Organismo” e non “Organizzazione Internazionale” perché essendo composto da economie e non da Stati non ha piena personalità giuridica.

Per questo possono farne parte Cina, Hong Kong e Taiwan che territorialmente, secondo Pechino e i Governi in relazioni diplomatiche con Pechino, appartengono a un solo Stato, la Repubblica Popolare Cinese.

Ne sono membri le economie di 21 Paesi: Australia, Brunei, Canada, Cile, Cina, Corea del Sud, Filippine, Giappone, Hong Kong, Indonesia, Malesia, Messico, Nuova Zelanda, Papua Nuova Guinea, Perù, Russia, Singapore, Repubblica di Cina (Taiwan), Tailandia, Stati Uniti e Vietnam.

  1. il G 20 è il forum dei Ministri delle Finanze e dei Governatori delle Banche centrali creati nel 1999 per favorire l’internazionalità economica e la concertazione.

Ne fanno parte i 19 Paesi più industrializzati – in primis quelli del “G 8” – senza Spagna, Paesi Bassi e Svizzera e vi sono presenti Unione Europea e primarie organizzazioni internazionali.

Rappresenta i 2/3 del commercio e della popolazione globale e l’80% del Prodotto Interno Lordo mondiale.

LO SVOLGIMENTO DI LAVORI

  1. Il Presidente cinese Xi Jinping ha proposto il “Free Trade Area of the Asia-Pacific”, un accordo di libero scambio in Asia e Pacifico.

    Il Presidente cinese Xi Jinping

    Il Presidente cinese Xi Jinping

Lo studio di fattibilità durerà due anni e impegnerà l’ “Asian Infrastructure Investment Bank” (AIIB) per 100 miliardi di dollari con sede a Pechino e un Fondo per l’antica Via della Seta con 40 miliardi di dollari.

La proposta collide con il “Trattato di libero Commercio” proposto dagli USA che hanno escluso Russia e Cina e probabilmente avranno scarsa possibilità di successo.

Obiettivo dell’AIIB è il miglioramento delle infrastrutture in tutta la regione per assicurare lavoro, incrementare la produzione e distribuire la merce prodotta anche oltre la regione.

In altri termini, sviluppo comune e integrazione regionale assicurerebbero un mercato nel mondo intero.

La presentazione della “Cintura economica della via della Seta” non nasce all’improvviso.

Corridoio tradizionale che collega Oceano Pacifico e Mar Baltico unendo Asia Orientale e Meridionale con il Medio Oriente, la via della Seta interessa potenzialmente un mercato di circa 3 miliardi di persone.

Il progetto è stato preparato nel tempo da Xi Jinping che ha tessuto contatti in: Kazakistan, dove ha firmato un Accordo per 30 miliardi di dollari per petrolio e gas; Kirghizistan, al quale ha concesso un prestito di 3 miliardi di dollari per infrastrutture; Indonesia, cui ha proposto costruzione e ampliamento di porti e aree industriali nel Sud-Est asiatico fino a Sri Lanka, Kenya e Grecia con stima di aumento del commercio bilaterale a 1.000 miliardi di dollari entro il 2020.

A favore della prevalenza della proposta cinese su quella statunitense ci sono due importanti segnali.

Inaspettata e di storico rilievo è la posizione della Corea del Sud che dichiara di volere un accordo con la Cina per il libero scambio che eliminerebbe il 90% delle tariffe sui beni scambiati.In secondo luogo, Pechino conferma l’ormai consolidato asse con Mosca sottoscrivendo un accordo per il gas.

  1. Due giorni dopo l’APEC, durante il G 20 gli USA indicano la Cina come Paese a rischio per i dissidi nel Mar cinese meridionale e invita l’Europa a compattarsi contro la Russia per adottare sanzioni che ne penalizzino la posizione assunta nella crisi in Ucraina.

L’annessione della Crimea a Mosca di fatto radicalizza un conflitto-crisi che va espandendosi in Moldavia e Georgia e potrebbe interessare l’intera area dei Paesi ad alta presenza russofona.

Al contrario, il Presidente cinese evidenzia come gli equilibri mondiali siano ormai cambiati, incontra tutti i leader del BRICS (Brasile, Russia, India, Sudafrica) e li invita a realizzare un fronte economico comune, l’integrazione finanziaria e la connessione delle infrastrutture.

L’obiettivo dichiarato di Xi Jinping è la formazione di un motore economico che dia una spinta propulsiva all’economia globale e operi da scudo della pace mondiale.

CRITICITA’

1.Non appare di certo positiva la timida ripresa del dialogo fra Pechino e Tokyo a causa del perdurante scontro sulle isole che i cinesi chiamano Diaoyu e i giapponesi Senkaku.

Ubicate in un’area marittima ricca di risorse energetiche e privilegiato transito delle rotte commerciali, le piccole isole costituiscono un problema già sfociato in pericolose tattiche vicine a iniziative militari. Il dissenso fra i due Paesi rimane ad alto livello.

La Cina ha unilateralmente dichiarato l’area come zona di difesa aerea e non attraversabile senza preventiva autorizzazione, ma provocatoriamente solcata da voli USA.

In ritorsione, il Giappone ostenta visite di Stato alle tombe dei caduti durante il conflitto della seconda guerra mondiale, mentre i cinesi considerano quei militari criminali di guerra.

L’accordo sulla riduzione delle emissioni a negativo impatto ecologico raggiunto da Pechino e Washington è stato presentato dagli statunitensi come una svolta epocale.

La realtà è diversa.

L’Accordo prevede che gli USA si impegnino e diminuire le emissioni di Co2 del 26/28% entro il 2025 mentre la Cina accetta di raggiungere il massimo delle emissioni entro il 2030 per poi diminuirle.

Nessuno però chiarisce quali attività siano previste né gli impegni quantitativi che diano corpo a quanto promesso.

Impegni che potrebbero essere decisi solo a Parigi nel dicembre 2105, quando si svolgerà la Conferenza sul clima.

  1. Nei due mesi successivi, si regista un’escalation degli armamenti statunitensi aventi a oggetto Pacifico ed Europa.

A ottobre, la “General Dynamics” sperimenta il collegamento tramite il sistema satellitare Muos fra un aereo in volo sull’Oceano Pacifico e una base USA.

Il mese dopo, il Rapporto al Congresso degli Stati Uniti della “US-China Economic and Security Review Commission” segnala due criticità:

  • il deficit degli USA negli scambi commerciali con la Cina salito a 318, 4 miliardi di dollari nonostante l’aumentato export statunitense in Cina e il valore dei prodotti cinesi importati dagli USA quattro volte superiore a quello dei prodotti USA esportati in Cina;
  • le Forze armate cinesi si stanno modernizzando e il bilancio militare è salito a 131 miliardi di dollari nel 2014.

Il Rapporto non aggiunge che gli USA, con una popolazione di quattro volte inferiore a quella cinese, hanno una spesa militare di mille miliardi di dollari l’anno, che consente – secondo i dati ufficiali del Pentagono – di avere 576 basi militari all’estero, con una vasta rete proprio intorno alla Cina, mentre quelle cinesi si trovano solo in Cina.

La Commissione raccomanda al Congresso l’aumento degli stanziamenti per potenziare la presenza militare nella regione Asia-Pacifico, dove le Forze del Comando USA hanno attualmente 360 mila militari, 200 navi e 1.500 aerei.

Secondo i piani del Pentagono, entro il 2020 nel Pacifico sarà concentrato il 60% delle navi e delle basi della U.S. Navy.

Per quanto riguarda la crisi in Ucraina, sin da ottobre la U.S. Navy ha installato il sistema d’arma Aegis della Lockheed nella base di Deveselu in Romania, prima base terrestre – la seconda sarà in Polonia – dello scudo missilistico USA in Europa, dotata di un radar Spy-1 e di una batteria di missili Sm-3 che non avranno capacità offensiva ma solo quella di intercettare missili balistici lanciati da Paesi ostili.

I segnali non sembrano promettere un futuro di pace. E quel che sta accadendo nei cieli siriani…

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Le isole Senkaku_Diaoyu_Tiaoyu (Fonte: Wikipedia)

Le isole Senkaku_Diaoyu_Tiaoyu (Fonte: Wikipedia)

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