LE DIFFICILI RELAZIONI TRA L’ARABIA SAUDITA E GLI STATI UNITI

LE DIFFICILI RELAZIONI TRA L’ARABIA SAUDITA E GLI STATI UNITI

 ARABIA SAUDITA

L’Arabia Saudita è una delle chiavi per cercare di comprendere quel che accade in Medio Oriente, specialmente ora che sembra si sia arrivati alla stretta finale in Siria. Attore poco studiato dai media, è invece importante nelle sue relazioni con gli Stati Uniti e la sua lotta con gli sciiti di Teheran. Una interessante analisi.

Il Direttore scientifico: Maria Gabriella Pasqualini

Mai come in questi ultimi anni le relazioni diplomatiche tra l’Arabia Saudita e gli Stati Uniti sono state così tese e complicate, anche se non mancano gli sforzi per smussare le differenze e appianare le divergenze.

Relazioni diplomatiche di lungo corso risalenti alla seconda guerra mondiale allorquando, di fatto, gli Stati Uniti d’America subentrarono all’Inghilterra a protezione della dinastia saudita; petrolio in cambio di sicurezza.

Protezione pagata con l’oro nero, una formula che, seppur con momenti di forte criticità, è resistita nel corso dei decenni, ma che recentemente sembra aver perso la sua efficacia.

I motivi di tensione sono molteplici: dal ventilato disinteresse americano per le dinamiche nella regione del Golfo e da una preannunciata indipendenza petrolifera raggiunta, dal ruolo della religione islamica, del settarismo e del tribalismo nelle dinamiche politiche interne all’Arabia Saudita, dell’influenza iraniana nella regione, della diffusione delle attività delle organizzazioni terroristiche, in particolare di al Qaeda, della diversa visione strategica per arginare il caos crescente in tutta la regione mediorientale.

Tensioni che si sono riverberate all’interno del Consiglio per la Cooperazione del Golfo, peraltro diretto dalla stessa Arabia Saudita, a seguito delle forti critiche espresse agli Stati Uniti per le posizioni assunte sul nucleare iraniano, dei problemi politici in Egitto e del conflitto senza fine in Siria.

Per l’Arabia Saudita il recente accordo tra l’Iran e gli Stati Uniti sul nucleare è visto come una capitolazione americana a favore delle ambizioni iraniane e, soprattutto, un pericolo per la sua sicurezza.

I sauditi temono un allargamento dell’influenza degli iraniani verso ovest della penisola arabica, nelle terre che i vecchi storici definivano il “Levante islamico” e a sud, al confine con lo Yemen alle prese con un caos degenerativo in una lotta senza fine tra i sunniti e gli sciiti, spalleggiati proprio dagli iraniani.

In precedenza, l’Arabia Saudita aveva già espresso delle critiche nei confronti dell’Amministrazione americana per aver sottostimato l’influenza dei Fratelli Musulmani in Egitto, per l’esitazione e la successiva rinuncia a intervenire direttamente in Siria, per l’idea di spostare la bussola degli interessi strategici americani più verso l’Asia che verso l’Africa, per il ritiro delle truppe dall’Afghanistan e dall’Iraq.

Anche se permangono tensioni, tra l’Arabia Saudita e gli Stati Uniti sussistono alcuni importanti fattori e obiettivi strategici così intrecciati che, a oggi, l’idea di una traumatica rottura delle relazioni è un’opzione valida solo per i dibattiti e le tavole rotonde.

L’Arabia Saudita, nonostante una sua crescente influenza economica in Asia, in materia di sicurezza rimane legata alle garanzie offerte dagli Stati Uniti.

Il Re saudita e il Presidente Obama...

Il Re saudita e il Presidente Obama…

Su questo punto non ci sono molte alternative, soprattutto nella regione del golfo persico, giacché i tentativi dell’Arabia Saudita di creare una difesa congiunta con i membri del Consiglio per la Cooperazione del Golfo, a causa di divisioni e diffidenze, non hanno portato i frutti sperati.

Un Consiglio per la Cooperazione del Golfo molto disunito è un problema anche per gli Stati Uniti, che vedono rallentare la loro strategia per renderlo un efficace organismo di difesa collettiva.

Per la verità, segnali di disunione si erano palesati ancor prima dell’accordo sul nucleare, ad esempio quando nel dicembre 2013 il Presidente Obama, proprio per implementare la propria strategia di difesa collettiva, autorizzò una vendita di armi al Consiglio per la Cooperazione del Golfo, piuttosto che dar corso a singole vendite ai vari stati.

A tutt’oggi, la composizione del Consiglio per la Cooperazione del Golfo è a blocchi contrapposti, variabili secondo le tematiche in discussione.

Nella questione dell’accordo sul nucleare Usa-Iran, semplificando il concetto tra contrari e favorevoli, da una parte s’è assistito alla dura opposizione dell’Arabia Saudita, del Bahrain e della UAE, dall’altra si sono registrate, seppur con diverse gradazioni, delle aperture da parte dell’Oman, del Qatar e del Kuwait.

Alla luce di siffatte divisioni è evidente che l’Arabia Saudita è per certi versi “costretta” a mantenere le buone relazioni con gli Stati Uniti, anche perché nessuno dei numerosi partners a livello mondiale con cui intrattiene rapporti, può garantire un supporto in materia di sicurezza tale da poter sostituire gli Stati Uniti.

Se il discorso vale per una grande potenza economica e militare come la Cina, a maggior ragione riguarda l’India e il Pakistan e, più vicino a noi in Europa, la Francia.

Cina e India, due potenze che l’Arabia Saudita guarda con estremo interesse dal punto di vista economico.

La Cina è un grande mercato e il suo ruolo a livello internazionale è in crescita; l’India, in prospettiva, potrebbe addirittura competere con la stessa Cina, con il vantaggio d’essere fisicamente più vicina al Medio Oriente.

A ben guardare, l’accordo tra l’Iran e gli Stati Uniti sul nucleare per il momento rimane sullo sfondo, poiché è presto per valutare il suo effettivo impatto e le eventuali ripercussioni sulle relazioni bilaterali.

L’iniziale allarmismo saudita, cui fa da contraltare l’ottimismo (di facciata?) americano, con il tempo probabilmente sarà smussato, all’interno di un contesto regionale sì in continua evoluzione, ma si spera meno tellurico.

Pertanto, alla luce di siffatte considerazioni e dai segnali concilianti e distensivi che giungono da Washington, la cooperazione tra l’Arabia Saudita e gli Stati Uniti sembra destinata a durare, a vantaggio di entrambe le parti.

L’offensiva diplomatica americana, tesa ad azzerare il diffuso scetticismo saudita sull’hosni ahnia, sulle buone intenzioni iraniane, con il tempo porterà i suoi frutti e darà nuova linfa alla cooperazione bilaterale.

Una cooperazione non solo di carattere economico, ma soprattutto militare, in considerazione della minaccia dell’Isis in Siria e in Iraq, e degli affiliati di al Qaeda sparsi oramai in tutta la penisola arabica.

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Salman bin Abdul Aziz, re dll'Arabia Saudita

Salman bin Abdul Aziz, re dll’Arabia Saudita

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