ATTACCO AD HAMAS

ATTACCO AD HAMAS

 

 

 

Simbolo di Hamas

Simbolo di Hamas

Perché Hamas è decisamente sotto attacco.

Il Direttore scientifico: Maria Gabriella Pasqualini

Nell’arco di pochi giorni, il Movimento di Resistenza islamico (Harakat Al Muqawwama Al Islamiyya, HAMAS) è oggetto di attacchi provenienti da altrettanti attori, non tutti esterni.

A) A fine giugno l’ ”Islamic State” (IS) diffonde on line un video nel quale un miliziano mascherato dichiara che “la legge della Sharia presto sarà applicata anche nella Striscia di Gaza, come sta accadendo nel Levante e nel campo profughi siriano di Yarmouk”.

Negli ultimi mesi, Gaza registra diversi attentati rivendicati da IS e contrastati dalla sicurezza di HAMAS che arresta numerosi militanti di gruppi radicali.

Anche se non è ancora possibile stabilire se si tratti di piccoli nuclei che si richiamano al Califfato di Abu Bakr al-Baghdadi, è certo che nella Striscia opera una nuova formazione armata. Si tratta del recente gruppo denominatosi “Sostenitori dello Stato Islamico” dotato di un braccio armato, il “Battaglione Sheikh Omar Hadid”. Di certo, il video è lo specchio dello scontro in atto tra la visione internazionalista del califfato e il nazionalismo di HAMAS.

In altri termini, IS sottolinea la distanza dell’ ”Asse sunnita” a guida saudita, finanziato e addestrato da Paesi del Consiglio di Cooperazione del Golfo e dalla Giordania, rispetto alla “mezzaluna sciita” (termine usato per la prima volta nel 2004 dal re di Giordania).

“Mezzaluna” che comprende l’alawita Presidente siriano Assad, il Partito/movimento Hezb’Allah libanese ed Hezb’Allah iracheno, l’Iraq e l’Iran e dal quale HAMAS si è allontanato nel 2012 abbandonando Damasco per ricongiungersi ai Fratelli Musulmani.

La preoccupazione di HAMAS è che l’eventuale lancio di razzi dalla Striscia contro Israele costituirebbe per Tel Aviv un’ulteriore occasione per una nuova campagna militare a Gaza, completamente devastata dai 51 giorni di bombardamenti del luglio/agosto 2014.

La piccola enclave di Gaza di 364 kilometri quadrati ha una popolazione di 1,8 milioni di abitanti, un tasso di disoccupazione del 40% con picchi dell’80% fra i giovani, privati di presente e futuro e assediati dal 2006 da cielo, terra e mare. Ci sono tutte le condizioni sociali, politiche ed economiche per alimentare ancora di più la radicalizzazione e non solo per appartenenza religiosa.

B) E’ il 28 giugno quando in acque internazionali, la Marina israeliana assalta il peschereccio “Marianne”, parte della “Freedom Flottilla” salpata da Creta per Gaza costringendo i macchinisti a dirigersi verso il Porto di Ashdod. I diciotto passeggeri e membri dell’equipaggio che portavano medicinali e cibo sono stati tratti in arresto perché sospettati di trasportare armi.

Dopo tre giorni sono stati scarcerati solo quattro: l’ex Presidente tunisino Moncef Marzouki, l’europarlamentare spagnola Ana Miranda, il deputato palestinese alla Knesset Basel Ghattas e un reporter della TV israeliana Channel 2.

Un filmato mostrato dalle persone rilasciate mostra che i commando israeliani saliti a bordo hanno fatto uso della forza e dei “taser” (pistole stordenti con scossa elettrica) ferendo passeggeri e membri dell’equipaggio.

C) Meno spiegabile è che nella notte fra il 2 e il 3 luglio le Forze di Sicurezza dell’ “Autorità Nazionale Palestinese” abbiano arrestato in Cisgiordania 100 militanti di HAMAS “per evitare un’ondata di attacchi contro Israele”.

Alle accuse di collaborazionismo con Israele e di diretta responsabilità del Presidente dell’ANP, Mahmoud Abbas, del più vasto arresto di massa da oltre dieci anni, l’ANP non ha neppure commentato.

La posizione di Abbas, eletto Presidente nel gennaio 2005 dopo la morte di Yasser Arafat, è sempre più debole, mentre le elezioni, attese dal 2009, sono ancora una chimera.

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La bandiera della Freedom Flotilla

La bandiera della Freedom Flotilla

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