AFGHANISTAN. ATTACCO AL PARLAMENTO. Instabilità…

Il parlamento di Kabul

Il parlamento di Kabul

I talebani hanno sempre autorità in Afghanistan. E gli anni di presenza di truppe straniere a cosa sono servite? Le quattro Shure che influenzano la politica dell’Afghanistan. L’Iran e la sua politica per Kabul.

Il Direttore scientifico: Maria Gabriella Pasqualini

La mattina del 22 giugno, nel centro di Kabul un’auto con kamikaze esplode forzando l’ingresso del Parlamento mentre iniziava l’Assemblea della Wolesi Jirga (la Camera bassa) per ricevere il neo nominato Ministro della Difesa Massom Stanikzai.

Il ministro della Difesa Massom Stanikzai.

Il ministro della Difesa Massom Stanikzai.

Gli attaccanti non riescono a entrare e la battaglia si svolge lungo il viale Darul Aman con un bilancio di due civili uccisi, trenta feriti e la morte degli otto talebani del commando.

La “campagna di primavera” dei talebani prosegue da oltre due mesi durante i quali non hanno risparmiato neppure l’ONG ceca “People in Need”, attiva a Balkh, distretto montano di Zari, dal 2001 in programmi istruzione e sviluppo sociale, dove un gruppo il 3 giugno ha ucciso due guardie della sicurezza e 9 operatori locali.

Eppure sono in atto contatti fra Autorità afghane e talebani. Infatti, appena due giorni dopo l’assalto a Balkh, il portavoce dei talebani, Zabihullah Mujahid, informa con una mail gli organi d’informazione che un gruppo di rappresentanti si trova in Norvegia per incontri informali con le Autorità afghane precisando che sarebbe il terzo negli ultimi mesi.

La situazione nel Paese resta molto tesa, come spiega lo studioso Antonio Giustozzi (Empires of Mud. War and Warlords in Afghanistan), per le difficoltà in cui di trovano l’Autorità e i talebani.

Il Presidente Ashraf Ghani guida un Governo condiviso con il suo rivale Abdullah Abdullah e la stessa nomina del Ministro della Difesa ha richiesto una lunga trattativa, con ricadute negative sia nel comparto sicurezza che a livello di consensi in una popolazione che rimane ostaggio dei diversi e potenti War Lord locali.

I talebani affrontano una difficile dialettica interna fra le tre Shure (Consigli) principali con sede in Pakistan, cui si è aggiunta una quarta, a Mashad, nel Nord Est dell’Iran… ma non tutte condividono l’opzione negoziale.

La prima Shura, quella di Quetta, è guidata da Mullah Omar e rappresenta la vecchia guardia dei talebani ed esponenti dell’Emirato Islamico rovesciato nell’ottobre 2001 dagli USA.

Disponibili al negoziato, presentano al Presidente Ghani due condizioni: condivisione del potere nel futuro Governo e modifica della Costituzione.

Il Presidente mostra apertura sulla prima ma risponde negativamente sulla seconda.

La situazione è in fase di stallo perché Mullah Omar sa che senza concessioni non potrà contare sui comandanti militari contrari al negoziato.

La seconda Shura, quella di Peshawar, inizialmente non ostile al negoziato all’inizio del 2015, rimasta senza finanziamenti ha dovuto licenziare diversi comandanti e ha posticipato i negoziati per guadagnare tempo.

Sono da sempre su posizioni intransigenti i membri del network Haqqani della terza Shura, quella Miran Shah (nel nord del Waziristan), il cui leader, Serajjudin Haqqani, sa che dal negoziato non potrebbe ottenere per sé e i suoi comandanti più di un’amnistia.

Le tre Shura, divise sul negoziato, condividono la strategia militare. Hanno istituito un Consiglio per il coordinamento militare, con un budget specifico, strutture nei distretti e nelle province che consentono l’efficace coordinamento sul terreno, tanto da iniziare l’”offensiva di primavera” contemporaneamente in 21 delle 34 province afghane. L’obiettivo è quello di acquisire un peso negoziale adeguato alla potenza di fuoco in grado di realizzare.

La quarta Shura, quella di Mashad, nata come Ufficio Politico della Shura di Quetta, si è resa indipendente e si affida ai finanziamenti esteri, soprattutto a quelli iraniani.

In merito va aggiunto che i talebani si recano spesso in Iran, a Teheran o a Mashad o al consolato iraniano di Quetta anche se solo la recente visita di una delegazione afghana nella capitale iraniana è stata resa pubblica.

Peraltro, nella Comunità Internazionale è nota la possibilità di un ruolo iraniano in Afghanistan. Finanziamento iraniani arrivano anche alle Shure di Peshawar, Haqqani, e Quetta la quale può contare sul responsabile della Commissione Militare Centrale, Abu Qayyum Zakir, in solidi rapporti con l’Iran.

Attualmente sono proprio gli iraniani a temporeggiare sul negoziato tra Afghanistan e talebani appoggiato non solo dagli USA ma anche dall’Arabia Saudita.

L’Iran vede il suo ruolo sui talebani come il volano che gli può consentire di arrivare alla stesura dell’Accordo sul nucleare, specie in questa fase in cui sono diffuse notizie sul suo possibile slittamento oltre la fine di giugno perché resterebbero non ancora non definite due questioni fondamentali: la verifica della promessa di Teheran di non costruire armi nucleari e la reintroduzione di sanzioni ove tele impegno non venisse rispettato.

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Il Bazaar di Miran Shah nel Waziristan

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