20 GIUGNO. GIORNATA MONDIALE DEL RIFUGIATO.2

20 GIUGNO. GIORNATA MONDIALE DEL RIFUGIATO.2

 

20140512_c7_barcone_immigrati_2Sintetiche riflessioni di un esperto del settore.

Il Direttore scientifico: Maria Gabriella Pasqualini       

Il 20 giugno ricorre la giornata mondiale del Rifugiato.

“Human Rights Watch” diffonde i dati del 2014 che registrano quasi 60 milioni di persone in fuga tra sfollati interni, profughi e 20 milioni di rifugiati, per la metà minorenni, con un incremento di 8 milioni di persone rispetto all’anno precedente.

Guerre, violenze e persecuzioni unite a motivi economici sono la causa di questo esodo che troppo spesso si conclude con vere e proprie stragi nel Mediterraneo.

L’ “Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati” (UNHCR) Antonio Guterres ammette l’impossibilità per le organizzazioni umanitarie di fronteggiare l’emergenza provocata dai 15 conflitti in corso negli ultimi 5 anni, di cui 3 in Medio Oriente e 8 in Africa.

Il numero più alto dei rifugiati è della Siria, seguita da Afghanistan, Somalia ed Eritrea.

In quattro anni di guerra attivata prevalentemente da Francia, Turchia, Arabia Saudita e USA, il numero di sfollati interni è arrivato a 7,6 milioni di persone e 3,9 milioni hanno trovato rifugio soprattutto nei Paesi vicini in Libano, Turchia e Giordania.

Molti migranti che scelgono il viaggio verso l’Europa affidandosi ai trafficanti di esseri umani spesso restano vittime di naufragi, mentre l’Unione Europea continua a organizzare riunioni – la prossima è prevista il 25 giugno – per decidere efficienti iniziative.

Al momento, la maggioranza dei 28 Paesi dell’UE ha chiuso le frontiere per la mancanza di una visione condivisa sul problema dell’accoglienza.

I dati presentano oltre 102 mila persone approdate sulle coste dei Paesi europei dal 1° gennaio al 9 giugno 2015 (dati dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni).

E secondo l’ ONU, nello stesso periodo 1/3 dei rifugiati arrivati soprattutto in Grecia, Malta e Italia è siriano, dei quali la maggioranza è accolta – pur con problemi – in Turchia, Giordania e Libano, Paese quest’ultimo la cui popolazione di 4,5 milioni è per ¼ composta da siriani.

Le cifre dicono che in Medio Oriente, Africa e Asia sono gli Stati più poveri ad accogliere questo esodo e che chi cerca di arrivare in Europa è una porzione minima dei rifugiati nel mondo.

L’ipotesi europea di un’altra guerra in Libia in chiave anti-migrazione, al momento frenata dell’ONU, non risolverebbe il problema ma lo decuplicherebbe.

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