IL COLORE DELLA GUERRA

IL COLORE DELLA GUERRA

Ci si occupa poco dello Yemen…salvo quando si grida allo scempio per i bombardamenti sauditi su Sana’a, patrimonio UNESCO dell’umanità. Oltre alle case secolari…cadono esseri umani e la società yemenita è sconvolta. Cosa rimarrà di quella terra che un giorno molto lontano veniva chiamata ‘Arabia felix’?

Il Direttore scientifico: Maria Gabriella Pasqualini         

Le mura e una delle porte di accesso a Sana'a, quelle porte che ancora con l'Imam Yayha  venivano chiuse al tramonto...solo quasi un centinaio di anni fa...

Le mura e una delle porte di accesso a Sana’a, quelle porte che ancora con l’Imam Yayha venivano chiuse al tramonto…solo quasi un centinaio di anni fa…

Dopo meno di tre mesi, la guerra nello Yemen presenta lo stesso scenario degli altri conflitti in corso dall’Africa al Medio Oriente.

Ismail Ould Sheikh Ahmed

Ismail Ould Sheikh Ahmed

Il nuovo inviato ONU a Sana’a, Ismail Ould Sheikh Ahmed, continua i colloqui fra le due parti la cui posizione restano agli antipodi. Il Presidente Hadi, rifugiato a Riadh dopo il colpo di Stato del gennaio 2015, chiede la piena applicazione della Risoluzione ONU 2216, che chiede agli Houthi di deporre le armi e ritirarsi.

Gli sciiti Houthi vogliono la fine dei raid della Coalizione a guida saudita e la partecipazione politica nel Governo centrale.

In questo contesto vi sono anche informali contatti fra gli Houthi ed esponenti politici dell’Oman, l’unico dei Paesi del Consiglio di Cooperazione del Golfo a non aver preso parte alla Coalizione.

Mentre cadono le bombe e si moltiplicano nel Paese gli scontri, l’ultimo Rapporto dell’ “United Nations International Children’s Emergency Fund” (UNICEF) fornisce una fotografia dello stesso colore degli altri conflitti.

Venti milioni di persone, pari all’80% della popolazione, necessitano di assistenza e fra loro i bambini sono 9 milioni. Raid aerei e battaglie hanno causato oltre 2 mila morti e 5 mila feriti, distruzione di scuole e abitazioni provocando 500 mila rifugiati e infrastrutture primarie tra cui le pompe meccanizzate senza le quali manca il carburante e oltre 20 milioni di persone sono senza acqua potabile. E’ inoltre accertato il reclutamento di “soldati bambini”, che oggi costituirebbero il 30% dei combattenti.

La guerra premia l’avanzata in tutto il Paese di “Al Qaeda in The Arabian Peninsula” (AQAP) che in breve ha assunto il controllo di parte della provincia meridionale di Hadramauth, sede di basi militari e aeroporti, e del suo capoluogo Mukalla.

Analogamente a quanto avviene in Siria e Iraq, AQAP cerca il consenso della popolazione sunnita e privilegia gli attacchi agli Houthi e soprattutto, incassa una sorta di tregua.

Di fatto, come ha dichiarato il portavoce saudita della Coalizione, Ahmed Asiri, l’obiettivo è “sostenere la legittimità del Presidente Hadi e impedire agli Houthi di danneggiare gli yemeniti e i Paesi vicini”, e solo quando “ avremo reso stabile lo Yemen, non ci sarà posto per al Qaeda”.

Quindi AQAP combatte gli Houthi, come la Coalizione, e da nemico diventa un alleato indiretto.

Non è forse quello che succede in Iraq e Siria, dove la Coalizione a guida USA esegue raid senza risultati efficaci; addestra da 12 anni i sunniti che disertano o fuggono davanti all’Islamic State (IS); arma l’ “opposizione moderata” contro la Siria, rifiuta il coordinamento con Iran e Siria e vieta che ai combattenti iraniani e libanesi – i soli con i curdi – a sconfiggere IS a partecipare in sostegno dei deboli eserciti iracheno e siriano?

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