LA TURCHIA E IL CONFLITTO IN SIRIA.

LA TURCHIA E IL CONFLITTO IN SIRIA.

Bab al Salam

Bab al Salam

Il contradditorio ruolo della Turchia in Siria: elementi di analisi

Il Direttore scientifico: Maria Gabriella Pasqualini         

Il 29 maggio il quotidiano turco Cumhuriyet pubblica un video in cui si vedono camion diretti in Siria con armamento nascosto sotto scatole di medicinali.

L’episodio risale al 2014 ma non viene diffuso per la censura imposta da Ankara che sostiene trattarsi di aiuti umanitari. Da controlli emerge poi che i camion, gestiti dall’Intelligence turca, in realtà trasportavano 2 mila mortai e granate, 50 mila fucili d’assalto e 30 mila mitragliatrici pesanti.

L’episodio, uno dei tanti nei quattro anni di guerra scatenata in Siria da interessati agenti esterni, spiega origini e vittorie anche recenti dello Stato Islamico.

Le ultime sono nelle province di Homs, al centro, e di Aleppo, a Nord-Ovest. Aree che, rispettivamente, consentono a IS sia di avanzare verso la città di Marea, lungo la strada verso la Turchia, che di assumere il controllo del valico di confine con il territorio turco, Bab al-Salam, tra Aleppo e la città turca di Kilis.

Le rivelazioni del quotidiano Cumhuriyet sono di poco successive a un documento ufficiale dell’Agenzia di Intelligence del Pentagono del 12 agosto 2012 de-secretato il 18 maggio 2015 su iniziativa del gruppo conservatore “Judicial Watch”.

Il “Judicial Watch” chiarisce che Paesi Occidentali, Stati del Golfo e Turchia sostengono in Siria le forze di opposizione dispiegate lungo le aree orientali adiacenti alle province irachene occidentali mettendo a loro disposizione “rifugi sicuri sotto protezione internazionale”.

L’obiettivo è l’isolamento del regime siriano per spezzare la mezzaluna sciita formata da Libano, Iraq, Iran.

Il documento sostiene che l’IS si consolida in Siria cooptando militanti salafiti finanziati da Paesi del Golfo e armati da una rete della CIA, come risulta dal rapporto “Conflict Armament Research” ed è avvalorato dall’incontro, nel maggio 2013, tra il senatore repubblicano USA John McCain per conto della casa Bianca e Ibrahim abu Bakr al-Baghdadi.

In crescente difficoltà, il Ministro degli Esteri siriano invia due lettere al Consiglio di Sicurezza dell’ONU e al Segretario Generale e denunzia il ruolo di Arabia saudita, Turchia, Qatar e Israele che permettono l’avanzata dei jihadisti.

Nelle missive si sostiene che la stessa Palmira non sarebbe stata in pericolo se non fossero stati finanziati IS, al-Nusra, Jeish el-Fatah (legato ad al-Nusra) e l’Esercito Libero Siriano.

In altri termini, un atto d’accusa contro la campagna militare “Inherent Resolve” lanciata in Iraq e Siria l’8 agosto 2014 dagli USA con una Coalizione cui partecipano 62 Stati.

In realtà, gli USA continuano ad addestrare e armare l’“opposizione moderata” per combattere Damasco e arrivano a imporre all’Iraq l’esclusione dei vittoriosi combattenti sciiti libanesi e iraniani dalla prima linea.

Con scarso controllo del territorio soprattutto in Siria, i raid della Coalizione non forniscono un valido aiuto militare ai Paesi aggrediti e, paradossalmente, supportano IS, nella cui mani cadono gli armamenti abbandonati dai militanti dell’ “opposizione moderata”.

©www.osservatorioanalitico.com – Riproduzione riservata

Comments are closed.