EMIGRAZIONE E GUERRA

EMIGRAZIONE E GUERRA

Una lucidissima visione dell’emigrazione in rapporto alla guerra e l’analisi del documento strategico proposto dall’Europa all’approvazione del Consiglio di Sicurezza nella scorso aprile…e cioè: intervento militare in Libia…e non una operazione d polizia per salvare migranti….per dirla in sintesi!

Il Direttore scientifico: Maria Gabriella Pasqualini

Il sensibile aumento dei migranti africani e del Medio Oriente verso il Mediterraneo creato dalle guerre in atto in quei Paesi presenta un quadro complesso.

L’Europa in mancanza di una posizione condivisa dai suoi 28 Paesi sulle quote di migranti da accogliere consegna all’ONU a metà aprile il documento strategico “Libia, migranti, scafisti”, del quale chiede l’approvazione.

In attesa delle decisioni del Consiglio di Sicurezza ONU, si verificano quattro importanti eventi.

Incontro del 26 maggio al Cairo

Incontro del 26 maggio al Cairo

  1. L’incontro organizzato al Cairo il 26 maggio fra leader tribali per formare un Governo di unità nazionale fallisce. Infatti, boicottato da quelli di Tripoli, si riduce agli stretti fedeli del generale Khalifa Haftar, autonominatosi capo delle Forse Armate a gennaio 2015, e al discorso del Presidente al-Sisi che auspica un attacco in Libia con l’appoggio di Egitto e Arabia Saudita, sul modello yemenita, per combattere lo Stato Islamico presente soprattutto a Derna e Sirte.
  2. In controtendenza, il Governo di Tobruk, eletto nel giugno 2014, dichiarato illegale dalla Suprema Corte libica ma riconosciuto dalla Comunità Internazionale, si rende disponibile alla piena collaborazione con UE e ONU.

Il Governo precisa che la Risoluzione dovrebbe rispettare il capitolo 7 della Carta ONU che prevede anche l’uso della forza e “la possibilità di ispezionare, sequestrare e neutralizzare le barche … sospettate di essere utilizzate per il traffico di migranti”. Inoltre, è necessario che il Governo libico consenta l’approvazione legale e la possibilità di schierare a terra nuclei di militari operativi in tempi limitati ma inevitabili per bloccare il traffico delle reti criminali.

  1. La notte del 26 maggio, il Primo Ministro del Governo di Tobruk, già Ministro della Difesa a Tripoli, Abdullah al-Thinni scampa a un attentato.

    Abdullah al-Thinni

    Abdullah al-Thinni

  2. Wikileaks e il settimanale l’Espresso rivelano che la documentazione presentata all’ONU non è una “Operazione di Polizia per salvare migranti” come dichiarato ai media ma una missione militare.

Emerge da quanto pubblicato che l’UE con la sua flotta navale unita “schiererà la Forza militare contro infrastrutture civili in Libia per fermare il flusso di migranti. Dati i passati attacchi in Libia da parte di vari Pesi europei e della NATO e le provate riserve di petrolio, il piano può portare ad altro impegno militare in Libia”.

E’ previsto che la guerra duri un anno e comunque “tutto il tempo necessario per fermare il flusso migratorio”.

Inoltre, si legge che “L’uso della forza deve essere ammesso, specialmente durante le attività come imbarco e quando si opera sulla terra o in prossimità di coste non sicure o nell’interazione con imbarcazioni non adatte alla navigazione”.

Viene anche precisato che “per la presenza di forze ostili, come estremisti o terroristi come lo Stato Islamico… (la missione) richiederà regole d’ingaggio robuste e riconosciute per l’uso della forza”.

Infine, il Comitato Militare dell’UE raccomanda che “Per l’operazione militare sarà fondamentale il controllo delle informazioni che circolano sui media (per) il potenziale nel caso in cui la perdita di vite umane fosse attribuita, correttamente o scorrettamente, all’azione o all’inazione della missione europea”.

Il fallito e non rivendicato attentato ad al-Thinni apre uno scenario che rende più evidente il livello della guerra civile libica.

Nel Paese frammentato da conflitti fra milizie, per il potere politico e quello economico derivante dalla gestione del settore energetico, sono in corso anche scontri feroci nei due Governi.

Khalifa Haftar

Khalifa Haftar

A Tobruk, Khalifa Haftar da mesi non ha contatti con il Premier e anzi ha continuato ad attaccare Tripoli anche durante i (falliti) colloqui di pace mediati dall’inviato speciale ONU pro-tempore Bernardino Leòn.

Nel Fezzan, Haftar può contare per gli attacchi a Tripoli solo su una parte delle milizie di Zintan perché molti lo accusano di mantenere rapporti con i combattenti di IS a Sirte.

Dall’altra parte, sul fronte di Tripoli, il movimento Fajr Lybia, formato prevalentemente dai Fratelli Musulmani che boicottarono le elezioni del giugno 2014, è appoggiato dalle milizie di Misurata, formazioni jihadiste e Qatar.

Il Premier di Tripoli, Khalifa al-Ghweil dopo le dimissioni di Omar al-Hassi), appoggiato dalle milizie di Misurata e dal Qatar, ammette che a Derna e Sirte IS è sostenuto da alcuni fedeli del vecchio regime guidati da Ahmed Gheddafi al-Dam, cugino di Gheddafi.

Ahmed Gheddafi al-Dam

Ahmed Gheddafi al-Dam

Tobruk e Tripoli respingono la seconda guerra in Libia, che appare probabile se il C.d.S. ONU approverà il documento dell’UE.

Ma Haftar minaccia l’uso della forza per impedire l’intervento dell’UE, al- Ghweil invita l’UE a riconoscere il Governo di Tripoli, che controlla l’85% del Paese, e riprendere il dialogo come unica soluzione possibile per ristabilire la pace.

Un’altra guerra in Libia trasformerebbe il Paese in una base geostrategica di IS.

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