Palmira e IS. La guerra è in atto. Mediterraneo e migranti.

Palmira e IS. La guerra è in atto. Mediterraneo e migranti.

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La civiltà umana ha perduto Palmira, Nimrud, i reperti di Mosul, le statue di Bahamian. La civiltà umana perde soprattutto ogni giorno uomini e donne e bambini uccisi nei modi più atroci, specialmente nella regione mediorientale ma non solo lì, ritornando ad un Medio Evo crudele e vendicativo.

Perché la “guerra è scoppiata”, senza se e senza ma: è in atto.

Si chiede da più parti se è una guerra o scontro di civiltà. Varie sono le ‘correnti’ di pensiero: chi crede appunto a uno scontro di civiltà; chi invece ritiene che sia uno scontro economico globale di proporzioni titaniche.

Direi di più: è uno scontro tra civiltà in parte; sicuramente è uno scontro economico globale ma….è soprattutto un momento epocale di asserzioni di principi ideologici mai sopiti con conflitto armato e spostamenti ingenti di masse umane migranti. Sono fattori deflagranti per l’equilibrio della regione strategica mediorientale che, messi insieme, stanno cambiando senza dubbio anche e profondamente l’ambiente sociale europeo, oltre a quello mediorientale…

L’Europa, affatto unita, o meglio il mondo occidentale, portatore di parametri di civiltà ormai sedimentati e dati per acquisiti globalmente, non ha capito le istanze che invece sono sorte e si sono alimentate in quelle società che prima aveva sfruttato con la colonizzazione e alle quali poi ha imposto un concetto di democrazia tipicamente occidentale, frutto dell’Illuminismo e della Rivoluzione Francese, causando anche forti disuguaglianze sociali, consapevolmente o inconsapevolmente.

E’ vero anche che la storia dell’Uomo è fatta di ‘momenti ciclici’ della durata di qualche secolo e quello che stiamo vivendo agli inizi del XXI secolo è un importante “momento” storico di grande cambiamento.

La prima sicura evidenza di quello che sarebbe successo fu la distruzione da parte dei taleban afgani delle statue giganti di Bahamian, come eliminazione di elementi che testimoniavano civiltà antiche lontane dall’Islam e che è diventato una costante di quei momenti ciclici di cui sopra si scriveva, unito alla concezione islamica che non permette raffigurazioni antropomorfiche, non solo nelle moschee. Non fu capita bene.

Le invasioni barbariche, in Europa furono un lungo momento di devastazioni e saccheggi, al quale seguì, nel corso di due o tre secoli, un rinnovamento culturale e scientifico di notevole portata. Allora l’Europa non fu in grado di respingere Vandali e Visigoti, Unni e simili orde invadenti ma riuscì a reagire trovando internamente (soprattutto nei monasteri che furono custodi preziosi della cultura antica) le forze per rinnovarsi e progredire.

Ora la tecnologia ha globalizzato mondo e istanze diverse, diffondendole.

E’ arrivato forse il momento di un sommovimento generale? In Europa certamente e anche nella regione strategica più vicina all’Europa, il Vicino e Medio Oriente, l’avanzata di un elemento musulmano iconoclasta, intollerante e quindi integralista ‘integrale’, bellico e bellicoso, rappresenta l’elemento dirompente che non sembra possibile arrestare, quasi come in tempi molto lontani.

L’IS ormai ha conquistato la metà della Siria, si avvicina a Baghdad; ha praticamente cancellato il confine tra Siria e Iraq, quel confine che non era segnato nei secoli scorsi, ancor prima della comparsa dell’Impero Ottomano.

L’IS avanza sul terreno e sul terreno andrà battuto. Poi si tenterà di ripristinare quel rispetto di diritti umani non sempre rispettati anche nel ‘civile’ mondo occidentale.

Chiamatela come volete ma la realtà è una: il conflitto è scoppiato ed è molto vicino alle nostre coste. Cioè: guardiamo la realtà. Siamo in guerra.

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Nimrud, Iraq nell 1977

Nimrud, Iraq nel 1977

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