Una analisi geopolitica degli armamenti…dopo l’articolo sulle crisi e le armi…
Il Direttore scientifico: Maria Gabriella Pasqualini
Per completare la spesa militare globale, lo “Stockholm International Peace Research Institute” (SIPRI) dettaglia i dati inerenti ai 28 Paesi dell’ Organizzazione del Trattato Nord Atlantico” (NATO), diretto dal generale americano Jens Stoltenberg.
I budget ufficialmente presentati dai Ministeri della Difesa ammontano per il 2013 a oltre 1.000 miliardi di dollari annui, pari al 56% della spesa militare mondiale stimata dal SIPRI.
In realtà, la spesa è superiore perché occorre contabilizzare i miliardi di dollari annuali extra budget del Pentagono per: armi nucleari, 12, iscritti nel bilancio del Dipartimento per l’energia; aiuti militari ed economici ad alleati strategici, 47, iscritti nei bilanci del Dipartimento di Stato e della “United States Agency for International Development” (USAID); militari a riposo, 164, iscritti nel bilancio del Dipartimento degli Affari per i Veterani; Intelligence, ufficialmente per 45.
Come mai questa forte spesa aggiuntiva nell’Europa che l’8 maggio festeggia il 70° anniversario della conclusione della guerra contro la Germania di Hitler ?
Per rispondere alla domanda occorre analizzare precedenti e recenti eventi.
La fine della più devastante guerra della storia conclusa con la capitolazione tedesca è celebrata ogni anno a Mosca il 9 maggio perché in Russia era già passata la mezzanotte quando la Germania firmò la sua resa incondizionata all’Unione Sovietica.
Alla parata sfilano carri armati e blindati da trasporto truppe ritenuti i più avanzati a livello mondiale, missili da difesa costiera, artiglieria semovente, bombardieri strategici, elicotteri d’assalto, sistemi di puntamento, e sulla piazza Rossa sfileranno 16 mila soldati e un migliaio di militari stranieri in rappresentanza della coalizione antihitleriana.
Alla parata non sono presenti i Presidenti di Francia, Germania, Gran Bretagna e USA.
Di fatto, ai settanta inviti spediti da Mosca a Capi di Stato e di Governo non solo i Presidenti Hollande, Merkel, Cameron e Obama non hanno risposto ma neppure i leader di Europa Occidentale, Canada, Australia e la maggioranza dei Paesi satelliti della NATO come Polonia e Ucraina. Sono presenti Austria, Slovenia, Grecia, Repubblica Ceca e la neutrale Svizzera.
L’Europa che si presenta all’appuntamento celebrativo del 70° anno della fine della guerra divisa e impreparata, è pronta a preparare un’altra guerra?
Non è bastato il conflitto in Jugoslavia tra i separatisti del 1989- 1990 e la successiva guerra iniziata nel 1991 da USA e NATO e conclusa con la dissoluzione della Repubblica Socialista Federalista della Yugoslavia con gli Accordi di Dayton del novembre 1995?
Evidentemente no, dato che quella guerra in realtà non è mai finita e che la spesa militare continua ad aumentare in tutto il mondo.
L’Europa è quindi alla ricerca di armamento di ultima generazione, compatibile con le reti di comunicazione americane e di pronto impiego per i numerosi “interventi umanitari” e missioni di “peace keeping” nel mondo.
I fatti.
L’assenza dei Presidenti di Francia, Germania, Gran Bretagna e Stati Uniti non è casuale. Sono i Paesi che hanno sostenuto il golpe in Ucraina e portato al potere un loro candidato sostenuto da gruppi neo-nazisti dei quali alcuni esponenti sono al Governo.
E intendono contenere l’attivismo russo che sostiene il nucleare iraniano, il regime siriano e i greci con qualche risultato positivo che riaccende il clima della “guerra fredda”.
Lo strumento per accerchiare Mosca è la NATO, che opera ormai senza più confini:
Dopo essersi estesa a sette Paesi dell’ex Patto di Varsavia, il 24 aprile 2015 la NATO firma con l’Ucraina un Accordo che ne inquadra le Forze Armate nella sua rete di comando, controllo e comunicazione, e integra nelle sue operazioni la Georgia.
In Lituania e Polonia, schiera cacciabombardieri che sorvegliano le tre Repubbliche baltiche, ai limiti dello spazio aereo russo.
Coopera con Kazakhistan, Kirghizistan, Tagikistan, Turkmenistan e Uzbekistan, per contrastare l’Unione economica eurasiatica (Russia, Bielorussia, Kazakistan, Armenia e, da maggio, Kirghizistan).
In Afghanistan, è presente con Forze speciali, droni e cacciabombardieri e sposta in Turchia, a Izmir, la LandCom, il Comando di tutte le Forze terrestri dell’Alleanza.
Dalla guerra in Libia, l’Organizzazione collabora con Bahrein, Emirati Arabi Uniti, Kuwait e
Qatar, ha una cooperazione militare con l’Arabia Saudita e fornisce assistenza militare all’Unione Africana.
In Giordania il 9 e 10 dicembre 2014 sono stati celebrati i 20 anni del “Dialogo mediterraneo”, presenti il Segretario Generale della NATO, Jens Stoltenberg, i 28 rappresentanti del Consiglio Nord-Atlantico e gli Ambasciatori dei 7 Paesi partner: Algeria, Egitto, Giordania, Israele, Marocco, Mauritania e Tunisia.
Nel dicembre 2008 ratifica con Israele l’Accordo che stabilisce la connessione di tel Aviv al sistema elettronico NATO, l’aumento delle esercitazioni congiunte e della cooperazione nel settore degli armamenti.
Altre attività della NATO sono in Giappone, Colombia, e Australia. In Colombia stipula Accordi di Sicurezza nell’ambito dei programmi militari. Con l’Australia ha Accordi in funzione anticinese e antirussa per il predominio nel Pacifico, dove ogni due anni partecipa con la Flotta USA alle esercitazioni, mentre l’Oceano Indiano è presidiato dalla fedele Australia.
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